Ripresa campionato, uniti si può ma forse non ora

L’emergenza Coronavirus è sempre più drastica. Ormai terminata la fase uno, sta per iniziare la seconda fase dove in teoria dovremmo convivere con questo maledetto virus. I problemi che il Covid si è portato dietro sono numerosi e tanti ancora irrisolti. Per quanto riguarda il mondo del calcio, l’interrogativo più grande è: riprendere o no?

Le opinioni sono diverse e contrastanti. Da una parte i vertici Uefa che non hanno nessuna intenzione di fermare definitivamente la stagione calcistica, dall’altra il comitato scientifico e numerose società in Europa che ritengono sia impossibile, in queste situazioni, riprendere a giocare. 

La situazione non è affatto semplice, nessuno si sarebbe mai aspettato di competere con un avversario così forte nella vita eppure …

I vertici Uefa cercano in ogni modo possibile una soluzione per poter riprendere: super controlli, test fisici e tamponi a non finire, stadi chiusi. Le ipotesi studiate sono tante, ma nessuna che abbia convinto il comitato scientifico e i governi nazionali. Il calcio, ormai, è un’industria. Basti pensare che il Governo italiano ricava: 5 miliardi di fatturato di cui 2,7 in Serie A (con aziende da 50 a 500 milioni di ricavi) 100.000 posti di lavoro (con indotto) 1,3 miliardi di imposte (fonte). Non riprendere, dunque, potrebbe gravare non solo alle società calcistiche ma anche ai governi nazionali.

Quindi, se la Uefa ce la sta mettendo tutta per continuare è perché c’è tanto in ballo. Ma forse è arrivato il momento di non guardare agli interessi personali e di fare la cosa più giusta con tanto coraggio.

Già…perché ci vuole coraggio a bloccare definitivamente (per la fine di questa stagione) una locomotiva economica. 

Per quanto riguarda gli allenamenti, con il nuovo DCPM del Premier Conte, si è dato il via a quelli per gli sport individuali dal 4 maggio, ma per quelli di squadra bisognerà ancora aspettare (18 maggio). Anche su questo c’è troppo timore: si pensi ad una ricaduta e un nuovo contagio esteso. Anche perché cosa potrebbe succedere se un calciatore in attività risultasse positivo una volta ripreso il campionato? Ad esempio, Paulo Dybala, attaccante della Juventus, dopo quattro tamponi risulta ancora positivo al Coronavirus. Immaginate cosa potrebbe accadere con un positivo fra i calciatori in attività. Le problematiche potrebbe essere davvero gravi. Quindi, nonostante ieri, in conference call fra tutte le società, si è deciso all’unanimità di cercare un dialogo con il Governo per trovare una soluzione per continuare, bisognerebbe prendere la decisione che altri due campionati hanno preso: Francia e Olanda hanno definitivamente fermato il loro campionato.

Il calcio avrebbe potuto essere una distrazione in una drammatica realtà, ma forse è arrivato il momento di fare ciò che è giusto, senza pensare alle conseguenze (magari salvando la prossima stagione altrettanto a rischio), perché insieme e con il tempo ci si potrà riprendere. Ma solo se uniti, perché in una situazione del genere non esistono fazioni ma solo l’unione del mondo.

Uniti si può, ma forse non ora. 

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