Un (probabile) dolce addio…

Notte di Champions al San Paolo che sugli spalti, quasi in un clima surreale, ha adottato il silenzio assoluto unanimemente a causa della tramortente situazione vissuta in casa Napoli. È bastato qualche minuto, però, per riscaldare gli animi dei tifosi e tutto grazie a Milik che in 37 minuti ha chiuso la partita a suon di gol, tornato dopo la gara maledetta contro l’Atalanta – colpito da infortunio – più in forma che mai. Una condizione soprattutto mentale da far invidia considerando la sfortuna che più volte ha colpito questo ragazzo che in campo, tuttavia, non si risparmia mai. Giocate intelligenti, ha più volte eseguito i diktat di Ancelotti che lo voleva più partecipe alla manovra di gioco salendo e aiutando i centrocampisti nel rubare palla e ripartire. Nessun errore, solo una corroborante tempra che lo ha premiato quando è stato sostituito, con il pubblico che gli ha riservato una meritatissima standing ovation; la stessa è stata ricevuta alla fine del primo tempo da Marek Hamsik, tornato “a casa sua” per essere premiato dalla società per la gloriosa carriera fatta in maglia azzurra. Un capitano rimasto fortemente nel cuore dei napoletani.

Una notte, dunque, da incorniciare con la chicca finale firmata da Dries Mertens, forse quello – insieme a Lorenzo Insigne – che più ha sofferto questa situazione e l’ha palesata in campo ricordando vagamente quel giocatore pieno di estro, fantasia e gaiezza. Il Genk si è subito arreso agli azzurri, peccato solo non aver guidato la classifica finale comandata, invece, dal Liverpool. Un percorso, senza alcun dubbio, molto positivo nella massima competizione a differenza del campionato, ove il periodo negativo sembra non voler proprio finire. Una squadra dalla doppia faccia, paradossale sotto ogni punto di vista. Probabilmente sarà l’ultima notte all’ombra del Vesuvio per Carlo Ancelotti, pronto domani ad affrontare in un meeting De Laurentiis di comune accordo, scegliendo dunque la via della rescissione consensuale per salutarsi nel modo più dignitoso possibile. A meno di clamorosi colpi di scena, dovrebbe essere questo l’epilogo della storia “odi et amo” dell’ex Milan con il Napoli.

Se dovesse andare così, avrebbe almeno indorato la pillola riuscendo con l’obiettivo di portare i suoi ragazzi agli ottavi per la terza volta nella storia partenopea, dopo la delusione dell’anno scorso persa con un solo gol dal traguardo. Tristezza, rimorsi, incomprensioni: non si può dire che la colpa sia stata solo sua, guerre intestine hanno animato questa forte diatriba con la società e gli stessi tesserati colpevoli di non aver onorato la maglia e i sacrifici dei tifosi. Dall’ammutinamento al ritiro punitivo pre Udinese (servito a poco, ai fini del risultato): tutto ciò che nessuno augurerebbe alla propria squadra del cuore. Allora questo è un traguardo da assaporarsi con la speranza infinita di vedere lo stesso gioco e la stessa intensità anche in campionato, quasi del tutto irrecuperabile per il discorso Champions. Il calcio, però, è sinonimo di imprevedibilità, quasi mai pronosticabile. Da domani forse si cambierà libro… Pronti per una nuova avventura che possa cambiare la rotta di un Napoli alla deriva.

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