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Repubblica: “Mertens-Insigne, ora lo spogliatoio è bollente! Il gesto del capitano non è piaciuto…”

Nel calcio certi gesti sono identificativi dello stato di salute di un gruppo e l’ allarme era partito già da qualche settimana. Alcune istantanee hanno fotografato alla perfezione i problemi del Napoli, che fatica a ritrovarsi in campionato. La prima: un gol non è più festeggiato da tutti, ma solo da qualche giocatore. La seconda: ai primi errori scappa subito il ” vaffa” e non gli applausi di incoraggiamento. La terza: si insiste troppo spesso con le azioni personali, quasi come a volersi mettere in mostra in maniera individuale e non come una squadra. Tre indizi fanno la prova di uno spogliatoio bollente. Temperatura elevata e aria irrespirabile, i problemi del Napoli nascono nel luogo ” sacro” per eccellenza, segreto di tanti successi ma anche di clamorosi fallimenti.

Le crepe sono tante e la mancanza di una leadership riconosciuta sta rappresentando un vero e proprio problema. Pepe Reina ma anche un difensore esperto come Raul Albiol hanno lasciato un vuoto incolmabile, forse anche più di Hamsik, punto di riferimento soprattutto tecnico. Lo slovacco, ad esempio, era coadiuvato dall’ esperienza di Christian Maggio, voce da sempre molto ascoltata dai compagni. Il nuovo corso, invece, fatica ad ingranare. La fascia di capitano sul braccio non conferisce automaticamente autorevolezza e così le parole pronunciate domenica sera a caldo da Lorenzo Insigne nel post Bologna sulla necessità di fare la differenza evitando queste figuracce hanno quasi avuto l’ effetto contrario e sono state gradite poco dai compagni di squadra. L’ assenza del capitano ad Anfield contro il Liverpool ha fatto molto rumore, non tanto per la presenza in campo ( il problema al gomito era difficilmente risolvibile) ma soprattutto per la scelta di restare a Napoli senza seguire lo spogliatoio in una trasferta decisiva per il futuro degli azzurri in Champions League. Il buon esempio va certificato con i fatti e non solo con le parole, quindi la presa di posizione di Insigne ha generato qualche malumore.

Il suo recupero lampo – giovedì si è allenato regolarmente rendendosi disponibile per il Bologna – e la conseguente esclusione di chi ad Anfield ha invece lottato con successo ha completato un quadro a tinte fosche. Dries Mertens, per esempio, non ha digerito l’ esclusione con il Bologna e il volto al momento dell’ ingresso in campo nella ripresa era eloquente. Contro i Reds era stato tra i migliori realizzando la rete del momentaneo vantaggio e quindi sperava di poter essere riconfermato al San Paolo. Il belga ci ha provato nel finale, al contrario di Josè Callejòn, rimasto in panchina per la seconda volta consecutiva, quasi un inedito assoluto durante la sua esperienza in maglia azzurra. Ancelotti ha giustificato l’ esclusione con motivi tattici ( « Volevamo giocare diversamente » ) ma i problemi relativi al rinnovo contrattuale sembrano pesare come un macigno. Sintomi chiari di un gruppo sfilacciato. Toccherà a Carlo Ancelotti assumere il comando provando ad indirizzare le varie anime in una sola direzione, quella della rimonta in classifica. Il ” leader calmo” dovrà trasformarsi in un condottiero che indica la strada senza troppi tentennamenti. La strategia di responsabilizzare i giocatori ha funzionato poco, dovrà essere Carletto a ricompattare il Napoli.

Fonte: Repubblica

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