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La Repubblica – “Le spine di Ancelotti: rebus Insigne e cinque top col contratto in bilico”

Altro che partenza sprint. Il Napoli arriva con il fiatone alla provvidenziale sosta di ottobre ed è un dato di fatto imprevisto e preoccupante, visto che l’ Ancelotti bis sembrava destinato a prendere subito il via sotto un’ altra stella: grazie alla continuità tecnica e alla reciproca conoscenza tra allenatore, giocatori e ambiente. Invece sta succedendo il contrario, a dispetto delle previsioni e della logica, secondo le quali sarebbe bastato il pilota automatico per far decollare la squadra: complici le difficoltà che avrebbero dovuto viceversa incontrare la Juve di Sarri e l’ Inter di Conte. Ma il calcio non è una scienza esatta e i primi verdetti sono stati spiazzanti, considerato che il cantiere ancora aperto e in ritardo è proprio quell’ azzurro. Le nove formazioni diverse schierate finora tra campionato e Champions, infatti, non si spiegano solo con la scelta di puntare sul turn over e sono piuttosto la conferma degli affannosi esperimenti in corso a Castel Volturno. L’ ultimo è stato il deludente ritorno al 4-3-3, domenica a Torino. « Non siamo ancora riusciti a trovare l’ equilibrio tra la fase difensiva e offensiva: sfrutteremo la sosta per migliorare » , ha ammesso Ancelotti con la sua solita onestà dopo il secondo 0- 0 di fila, ma senza entrare nel dettaglio degli ostacoli che stanno frenando il Napoli.

Più di tutti la collocazione tattica di Lorenzo Insigne, da cui sarebbe stato lecito aspettarsi una reazione d’ orgoglio dopo la bocciatura in Champions. Macché. Il capitano è stato infatti di nuovo tra i peggiori, nonostante il doppio incentivo ricevuto nella partita di Torino dal suo tecnico, che oltre a restituirgli un posto tra i titolari si è perfino spinto a modificare l’ abito della squadra: nel vano tentativo di aiutare l’ attaccante con il ritorno al tridente. È dal lontano 1 maggio, del resto, che il Napoli si arrovella nella ricerca di una soluzione per il rebus Insigne. Dove metterlo? Nell’ incontro di 5 mesi fa a casa di Ancelotti, a cui presero parte anche Aurelio De Laurentiis, il talento di Frattamaggiore e il suo agente, Mino Raiola, furono messi due punti fermi: l’ attaccante non sarebbe stato ceduto ( pure per mancanza di offerte) e l’ allenatore diede la sua disponibilità a rimetterlo al centro del progetto azzurro, dopo le divergenze tra i due nel finale della scorsa stagione. Il capitano strappò la garanzia di tornare nella sua ” comfort zone” sulla fascia sinistra ( « Mi trovo meglio lì, non da seconda punta » ) e ne venne dunque fuori un patto che ha condizionato il mercato, poiché la nuova squadra è stata costruita per giocare con il 4-2-3-1. Ma il prezzo da pagare è stato alto. Il Napoli ha infatti dovuto rimettere in discussione gli equilibri già trovati con il 4-4-2 e l’ Ancelotti bis è ripartito daccapo, con l’ aggravante del rendimento comunque negativo di Insigne. Di qui la necessità di altri e tardivi esperimenti tattici, concausa della falsa partenza in campionato.

Sullo sfondo inoltre ci sono i mal di pancia dei 5 azzurri in attesa del rinnovo dei rispettivi contratti: Allan, Callejon, Mertens, Zielinski e Milik. Ne stanno risentendo i due polacchi, irriconoscibili. Soprattutto il centravanti, titolare designato in avanti, dovrà essere però recuperato in fretta. La crisi del gol non si risolve con il tridente leggero, né con il solo Llorente.

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