Il Mattino: “Ecco il Genk, squadra ostica e dal modulo non definito”

Nella lettera con la quale ha salutato i tifosi del Charleroi che lo hanno osannato per 6 anni (dal 2013 al 2019), Felice Mazzù ha scritto «se guardo indietro, vedo il carbone: la mia storia». Figlio di un minatore calabrese (Salvatore) emigrato nel ’52, l’ allenatore del Genk ha un passato da «calciatore scarso» (parole sue) e infatti ha smesso ha 26 anni. In panchina, però, ha avuto decisamente più fortuna. A Charleroi è una sorta di idolo, pensare che la sua famiglia non paga un caffè al bar da almeno 3 anni. Da quest’ estate ha accettato la chiamata del Genk dove ha vinto subito la Supercoppa. Poi, però, sono iniziate le difficoltà, tra campionato (è a 6 punti dalla prima) e Champions (subito 6-2 contro il Salisburgo). Eppure lui è Felice, di nome e di fatto. «Per me sarà una partita speciale perché sono italiano. E poi dall’ altra parte c’ è Ancelotti dal quale ho tanto da imparare». Ma davvero tanto: in campo e fuori.«La prima cosa che mi piace di Carlo è la sua esperienza. E poi mi piace molto la gomma che mastica durante le partite. Anzi, contro il Napoli ne metterò una in bocca anche io così magari mi porta fortuna e facciamo un buon risultato. Al di là di questo, Ancelotti è forte tatticamente e ha un buon rapporto conti giocatori. Spero di potere imparare qualcosa da lui».

MUSICA E PAROLE Il Genk di Mazzù ancora non ha trovato una vera identità tattica e infatti è passato dal 4-3-3 al 4-4-2, e oggi potrebbe cambiare ancora passando al 4-2-3-1. «Per me non è impossibile battere il Napoli: dobbiamo fare la partita perfetta», spiega il difensore finlandese Uronen. Di sicuro il Genk ruota attorno al figlio di Gica Hagi che si è sbloccato con una doppietta nell’ ultima di campionato pareggiata 3-3 contro il Sint-Truiden. Poi occhio al bomber Samatta che ha segnato 32 gol nell’ ultima stagione diventando l’ uomo decisivo per il titolo e ora è già a quota 6. Lui uno degli idoli della Luminus Arena che ha impiegato meno di un’ ora dopo il sorteggio del girone per fare il soldout per le gare di Champions. Un po’ di Italia c’ è anche qui. Perché l’ inno del Genk è quella Marina di Rocco Granata, che come Felice Mazzù è figlio di emigrati il Belgio, priori per lavorare in miniera.

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