La Gazzetta: “Ecco perché Napoli crede ancora in Carlo Ancelotti”

Premesso che stimo tanto Ancelotti e lo reputo tra i migliori allenatori al mondo (a Torino è stato sfortunato), ma quest’ anno la stagione del Napoli è negativa. Fuori dalla Champions, fuori dalla Coppa Italia, mai in lotta per il campionato, mentre Sarri lo è stato. Eppure gode di un’ immunità dalle critiche mai vista. Mi può spiegare perché? Walter Agnello, Demonte (Cuneo) Si dice spesso, giustamente, che non si possono fare paragoni tra squadre e campioni di epoche diverse. Il discorso vale per ogni sport e a maggior ragione per il calcio che fa discutere in tutti i bar e uffici d’ Italia. Ma quando i confronti sono ravvicinati nel tempo, come nel caso dell’ ultimo Napoli di Maurizio Sarri e del primo di Carlo Ancelotti, è lecito addentrarsi nei commenti, anche se i bilanci si fanno soltanto alla fine della stagione. E allora partiamo dal fatto che Sarri aveva costruito un Napoli applaudito da tutti, senza alcun successo in campo europeo né in Coppa Italia, capace però di rinviare la festa del quarto scudetto di Allegri alla penultima giornata del campionato scorso, con l’ aggiunta del record di 91 punti.

Quest’ anno, con tre nuovi portieri più Malcuit, Luperto, Younes, Ruiz e Verdi, ma soprattutto con un allenatore più esperto di Sarri, soprattutto a livello internazionale, il Napoli partiva per infastidire maggiormente la Juve e per arrivare più lontano in Champions. Invece lo 0-0 iniziale sul campo della non irresistibile Stella Rossa è stato l’ amaro aperitivo di una Champions stregata, con conseguente retrocessione in Europa League. La sfortuna, che è sempre un robusto alibi come gli errori degli arbitri, non basta però per spiegare il precoce allontanamento in classifica dalla Juve, perché un anno fa il Napoli l’ aveva addirittura staccata alla 7 a giornata, guardando la squadra bianconera dall’ alto in basso fino alla 27 a , col sogno tricolore di un clamoroso sorpasso finale, dopo l’ 1-0 a Torino firmato da Koulibaly alla giornata numero 34. Sabato prossimo a Ferrara, con due partite d’ anticipo rispetto a quel successo della grande speranza, alla Juve basterà un pari contro la Spal per festeggiare l’ ottavo scudetto consecutivo. Ma anche se il verdetto dovesse slittare ancora, i 20 punti di distacco di oggi hanno il sapore di una clamorosa bocciatura in campionato per il Napoli di Ancelotti. Perché non basta ripetere che la Juve è più forte e non si può arrivare alla sua altezza. In realtà, ci sono due verità sulle quali bisogna riflettere. La prima dice che la Juve rispetto a una stagione fa ha 3 punti in più, ma soprattutto la seconda ricorda che il Napoli ne ha ben 13 in meno, troppi per non considerare deludente il primo campionato azzurro di Ancelotti. Mai come adesso, quindi, il Napoli deve eliminare l’ Arsenal perché l’ Europa League diventa un obiettivo da non fallire per Insigne e compagni. In caso contrario, infatti, il primo bilancio di Ancelotti sarebbe insufficiente. E qui veniamo al punto di partenza indicato dal signor Agnello. È vero che un altro allenatore, al posto di Ancelotti, sarebbe stato molto più criticato a Napoli, ma non bisogna stupirsi che De Laurentiis e i tifosi credano ancora in lui.

Oltre al curriculum, che vale, conta il carattere di Ancelotti, perché nelle difficoltà nessuno sa sdrammatizzare, trasmettendo calma e fiducia, meglio di lui. Soltanto così si spiega il fatto, clamoroso, che sia stato confermato alla guida del Milan anche dopo aver perso in finale quella Champions contro il Liverpool, con il vantaggio del 3-0 all’ intervallo. E in generale si può anche capire perché Ancelotti sia stato l’ allenatore rimasto più a lungo (sette stagioni e mezzo) sulla panchina del Milan, nei 31 anni di gestione di Berlusconi. Ecco perché non ci stupiremmo se battesse un altro record di permanenza a Napoli. Specialmente se riuscirà a rivincere subito in Europa.

Fonte: Alberto Cerruti, Gazzetta dello Sport

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