Paese che vai, stadio che trovi – Franchi: la storia che ostacola la visibilità

Al lettore. 
Nasce quest’anno, in esclusiva per tutti i lettori di MondoNapoli.it, una rubrica tanto insolita quanto innovativa, sviluppata per garantire e trasmettere le irripetibili emozioni che solo un luogo potrà concedervi: lo stadio.
Quante volte è capitato, a chi non ha la fortuna di seguire la propria squadra da vicino, di accendere la tv e, sintonizzandosi sul canale che trasmetterà la partita, vedere inquadrato lo stadio che la ospiterà e non conoscerlo? O reputarlo buffo? Affascinante? Curioso? Particolare?
La risposta preventiva a questi amletici dubbi o alla semplice curiosità che si insinua nella mente dell’appassionato la troverete in questa speciale rubrica, nata dall’idea di una Redazione che vuole riservare ai propri lettori ogni particolare, curiosità o notizia di prima necessità che possa soddisfare anche i fruitori più esigenti, garantendo sempre un’informazione sana e pulita, di piacevole lettura.
Vi racconterò, dunque, il giorno prima di ogni sfida del Napoli in trasferta, dell’impianto che ospiterà i nostri beniamini per 90 minuti o anche più.
Snocciolando informazioni tecniche avvolte da aneddoti e curiosità, attraverso una speciale galleria fotografica, vi sembrerà di scorgere in lontananza l’impianto e di avvicinarvici mano mano, assaporando l’ambiente, quasi mistico, trapunto di bandiere e colori, animato dai cori che si fanno via via più forti, più vivi.
A cura di Giuseppe Buro

Il Napoli di Carlo Ancelotti, dopo la schiacciante vittoria maturata tra le mura amiche contro la rivelazione Sampdoria, si trova a fare nuovamente le valigie ed imbarcarsi in direzione Firenze per affrontare, in un Artemio Franchi che si prospetta sold-out, una ‘viola’ ancora in fiducia per il devastante 7-1 imposto alla Roma in Coppa Italia.

LE ORIGINI
Come consuetudine, i partenopei saranno seguiti da un cospicuo numero di tifosi azzurri che prenderanno posto all’interno del quasi secolare Artemio Franchi.
Il maggiore impianto di Firenze, ex ‘Berta’, fu inaugurato il 13 settembre 1931 in occasione di un Fiorentina-Admira Vienna conclusosi con un secco 1-0 in favore dei padroni di casa e da allora, dopo 89 anni, continua a mostrarsi in tutta la sua particolare bellezza nonostante i numerosi interventi di ristrutturazione ed ammodernamento.
Le idee che ruotavano intorno al futuro impianto di zona ‘campo di marte’ erano notevoli e molteplici ma, molte di queste – come l’ambizioso progetto di edificare un terzo anello per arrivare ad una capienza di quasi 100.000 posti – si arenarono per motivi burocratici ed economici, lasciando l’attuale Artemio Franchi alla sua inimitabile forma a ‘Dche si snoda su due livelli di spalti secondo due perimetri diversi.
La cronistoria della casa della Fiorentina è lunga ma piuttosto lineare: costruito in due tranches di lavori tra il 1929 ed il 1932, l’impianto di ‘campo di marte’ si presentava in un primo momento con le due sole tribune sui lati lunghi; solo in un secondo momento – grazie agli apprezzamenti del podestà della città ed alla necessità di ‘chiudere’ il perimetro dello stadio in modo di isolare il campo dai forti venti di tramontata – furono costruite anche le due curve (Fiesole e Ferrovia).

IL SOVRAFFOLLAMENTO
Lo stadio che ospiterà il Napoli sabato ha subito, nel corso degli anni, notevoli incrementi di capienza che tuttavia sono risultati sempre ‘provvisori’ e mal gestiti: esemplare fu la tragica caduta di una balaustra dello stadio il 22 dicembre del 1957, in occasione di un Fiorentina-Juve a cui presenziarono circa 70.000 tifosi, arroccati (oltre che sui gradoni in cemento) anche su delle provvisorie tribune in metallo che portarono, inevitabilmente, ad un sovraffollamento dell’impianto ed alla conseguente rottura delle protezioni ed al ferimento di circa 100 tifosi.

LA SVOLTA…NON DECISIVA
Come nella maggior parte degli stadi italiani, una grossa svolta strutturale si è avuta in seguito alla candidatura del Paese ad ospitare i mondiali del 1990 e dunque, anche l’impianto dei ‘viola’ è stato assoggettato a notevoli ristrutturazioni che – tuttavia – non hanno oggettivamente migliorato di molto la struttura.

Ingegnoso fu l’escamotage degli architetti: il comune pose un vincolo sulle tribune dello stadio in modo da vietare la sopraelevazione di ulteriori spalti ad esse e, dunque, al fine di poter edificare una nuova fascia di gradoni, si pensò di abbassare il livello del campo.
In poche parole, fu demolita totalmente la pista d’atletica e fu abbassato il terreno di gioco di 2,20 metri così da creare uno ‘sbalzo’ tra le tribune preesistenti ed il manto erboso che fu ‘colmata’ con la costruzione del parterre.

Ecco come si presentava il Franchi prima della rimozione della pista e della conseguente edificazione del parterre

Il suddetto parterre, nello specifico, si avvicina notevolmente al campo e concede così una importante miglioria nella visuale ma solo nelle zone rettilinee del perimetro: in corrispondenza delle due curve, infatti, il nuovo anello non colma il gap tra il campo ed i vecchi gradoni posizionandosi nel mezzo e con una forma curvilinea che di certo non garantisce una buona visibilità.


L’INGEGNO
Altri tratti caratteristici dello stadio di ‘campo di marte’ sono senza dubbio costituiti dalla storica facciata di stampo razionalista, edificata durante il ventennio fascista e tuttora vanto della tribuna principale dello stadio.

Proprio in corrispondenza di quella che gli inglesi chiamerebbero ‘main stand’ sorge un’altra peculiarità architettonica: la famosissima pensilina a sbalzo disegnata e costruita da Nervi per coprire dalle intemperie i tifosi in tribuna.
Rapportata al periodo in cui è sorta (primi anni 30’) l’idea ha dello straordinario: a dispetto delle altre pensiline costruite in quel periodo, quella del Franchi nacque senza alcun pilastro ancorato agli spalti che, sostenendola, avrebbe ostacolato la visibilità del campo e dunque si sosteneva, attraverso un complesso sistema di travi interne, direttamente ai pilastri esterni dello stadio.

Come anticipato nelle righe precedenti, nonostante il fascino della storia  che cosparge il Franchi di Firenze, sono notevoli gli accorgimenti strutturali necessari per rilanciare l’impianto viola nel terzo millennio.
La caratteristica forma a ‘D’ – come si può notare dalle foto allegate – scaturisce dall’esigenza di costruire una tribuna rettilinea di 220 metri ma obbliga, inevitabilmente, l’intero impianto ad una forma innaturale e poco incline alla buona visibilità e vivibilità.



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