Ancelotti e il suo silenzio sul mercato: perché?

Sono due mesi, fra tormentoni di mercato e acquisti che non hanno propriamente scaldato la piazza, che ci si domanda cosa ne pensi Carlo Ancelotti di queste scelte societarie fatte finora.

Le risposte, se vogliamo scavare più in fondo nel suo passato, sono nel suo libro “Il leader calmo”: quando sa di rimanere 1-2 anni massimo 3 (solo il Milan è stata la sua eccezione di 8 anni) in un club resta defilato, fa decidere alla società visto che il suo ciclo sarà di breve termine e quindi dovranno essere calciatori rientranti nei piani innanzitutto del club.
L’unica volta che scelse i giocatori fu al Psg perché rinato da poco dalle ceneri e non ancora con un’organizzazione definita. In Francia pensava che il suo contratto sarebbe durato a lungo e quindi il suo apporto sui nuovi acquisti sarebbe stato inevitabilmente importante. Il destino ha voluto che dopo una sola stagione andasse via, ma certe cose non si possono prevedere.

In realtà, come rivela nel suo scritto, una sola volta chiese esplicitamente a Berlusconi di comprare Nesta promettendogli che, in cambio, avrebbe vinto la Champions. Così fu.

Probabilmente, per il suo Napoli, qualche nome l’avrà fatto (Vidal, Benzema non saranno state solo voci), ma la società – al contrario – gli ha fatto capire che non avrebbe fatto sforzi eccessivi accontentandolo sulla permanenza di giocatori chiave come Koulibaly o Hamsik.
La coerenza è il suo forte, infatti Ancelotti lavora in base alle possibilità societarie in cui si trova davanti (budget, fatturato ecc.) e le relative ambizioni. Non pretende, si adegua da allenatore vero.

L’obiettivo col Napoli è andare in Champions e cercare di arrivare ai quarti per racimolare più introiti possibili in vista della prossima stagione. Questo è assodato. Lavorerà molto sui rapporti umani, per lui di fondamentale importanza, e sul gruppo in generale per esaltare non solo le doti tecniche dei singoli, ma anche quelle caratteriali.

Sarà un Napoli diverso, a prescindere dai risultati, basato più sulla collettività e con meno titolari. Funzionerà? Parola al campo.
Una cosa però è certa: non ha quasi mai toppato. Solo con la Juve non riuscì mai a creare un rapporto soprattutto con la tifoseria.
Sa benissimo che la piazza azzurra è esigente, ancor di più dopo l’addio scottante di Sarri e quello scudetto sfiorato fino alla fine. E’ venuto portando le sue idee, la sua e esperienza e stimolato da “una sfida eccitante” come stesso lui l’ha definita.

Sabato comincerà ufficialmente la sua era, iniziata bene e terminata con un agosto di tensioni nei confronti di De Laurentiis in particolar modo, il quale con le sue dichiarazioni velenose nei confronti della tifoseria e con i colpi importanti non arrivati ha portato un po’ di sconforto generale.

Solo il re delle coppe potrà con i risultati far tornare quel sorriso che gli appassionati azzurri meritano.
Da giocatore e mister ha vinto l’impossibile. Non bisogna sottovalutarlo mai, è uno che ha fatto innamorare di lui finanche Ibra…

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