Niente Mondiali per l’Italia, ma forse è un bene…

Increduli. Anche il tifoso meno accanito della Nazionale non ci crederà, ma così è: l’Italia è fuori dai Mondiali. La seconda Nazionale, insieme alla Germania, ad aver vinto più Coppe del Mondo, dietro solo al Brasile. La fredda Russia non la vedremo, così come non vedemmo la fredda Svezia (coincidenze?) nel 1958. Due Mondiali fuori, e la Svezia è sempre presente.

Ma questa sera fatta di lacrime e di dolore sportivo è in realtà un momento che può cambiare e svoltare situazione in tutta l’Italia calcistica. Addio a Buffon che lascerà il calcio a fine anno e quindi stasera anche la Nazionale. Probabilmente sarà addio anche per Barzagli e De Rossi, perdendo così tutti gli eroi del 2006.

Il 2006. In quel 9 luglio l’Italia vinse la sua ultima Coppa del Mondo, fermandosi lì. Perché anche la finale all’Europeo con la Spagna era tutta improntata sui big rimasti di quella sera. Addio anche per Chiellini e chissà se anche Bonucci lascerà insieme a tutto il blocco ormai ex Juventus.

Ritorniamo al momento di svolta. Così come la Germania nel 2006 che cercò di vincere il Mondiale in casa, decise di cambiare completamente il proprio calcio, ma non partendo dalla Nazionale o dalla Bundesliga, si va più in profondità, partendo dalle scuole calcio e le scuole d’istruzione. La malattia calcistica italiana sta lì: non nascono più grandissimi campioni e si preferisce trovare il talento lontano dalla penisola.

Devono arrivare nuove riforme e nuove regola che agevolino REALMENTE la crescita di giovane promesse. E poi bisogna aspettare, qualcuno dirà ancora? Ma fino ad adesso abbiamo cercato di arrampicarci sulle nostre bandiere e il nostro orgoglio, vincendo poco e niente anche in ambito europeo: l’ultima Champions risale al lontano 2010, e già allora quell’Inter non aveva italiani in campo…

Forse sarà l’addio di Ventura alla panchina italiana, molti lo sperano. Ma molti sperano ancora di più nell’addio di Tavecchio, ringiovanire la Federazione per poi ripartire, con nuove idee e non con la convinzione di vivere nel passato: non serve a nulla vivere nelle vittorie di anni antecedenti se non si riesce a scrivere nuovi capitoli di storia, perché così nel tempo si rischia di diventare un offuscato ricordo di cui nessuno avrà più traccia.

Rifondare. E’ la parola su cui ripartire per sperare di alzare (perché no) tra otto o dodici anni un nuovo trofeo e creare un ciclo come la Spagna o la Germania. Grazie di tutto ai senatori che hanno scritto una gran pagina di storia per il nostro calcio, ma loro, spinti da una Federazione vecchia e senza prospettive, non sono riusciti a traghettare l’Italia in Russia con pochi giovani pronti per certi palcoscenici.

Una delle poche cose che riusciva a questo paese era giocare a calcio e oggi abbiamo fallito anche in questo, ma è un punto di partenze per RIFONDARE. E allora rimbocchiamoci le mani e guardiamo avanti…

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