EDITORIALE – Napoli non ha più bisogno di sognare!

Credere alle favole valicando la realtà è l’arte più nobile dei bambini e, di conseguenza, l’esercizio mentale più perdente per gli adulti. 

La costruzione di un successo deve solidificarsi su basi reali, cementificarsi sulla logica ed ergersi sulle certezze. La piazza di Napoli, non tutta almeno, ha il dolce vizio di gonfiare come un palloncino ogni situazione. Questa capacità macroscopica ha la pecca di essere foriera di insuccessi, ripetuti ed incontrovertibili. In poche ore Reina si è trasformato da portiere con i guanti bucati a saracinesca invalicabile, da residuo bellico a un Superman alato. Allo stesso tempo, poi, l’ennesima suggestione Cavani ha avuto, in alcuni, l’effetto di un petardo in chiesa. Tali iperboli di pensiero trascendono in confusione e in approssimazione con effetto nefasto su tutto l’ambiente. La carriera e il palmares di Reina evidenziano come il numero uno iberico abbia dalla sua i numeri e l’esperienza per essere prima scelta in un top team, nonostante l’età, come il Napoli. La stima e la considerazione di mister e compagni sono il manifesto di quanto sbaglino le male lingue nel loro strisciare meschino atto solo alla sua distruzione. Tali crociate hanno come unico effetto quello di destabilizzare un gruppo che, fino a prova contraria, sta facendo a pezzi ogni record societario con impeto artistico ed estetico di livello assoluto. Di contorno poi, dulcis in fundo, nel cielo di Napoli sfreccia come una meteora in cerca di gloria, o di facili creduloni, la stella cometa di nome Edinson Cavani

Riflette un attimo, con raziocinio. È mai possibile che un giocatore, andato via da Napoli anche per ragioni economiche, ritorni all’ombra del Vesuvio rinunciando a parte del proprio stipendio; perdendo la chance di vincere in Europa con il PSG, all’alba dei propri 31 anni!

Rispondere a tale domanda è offensivo dal punto di vista intellettivo. Cavani si cibò dell’amore di Napoli con ardore famelico e regalò agli azzurri dolci note su cui cantare successi e sogni tricolore. Tutti abbiamo in mente le notti d’Europa, le rimonte impossibile e la tripletta agli avversari di sempre della Juventus. Tutte ne abbiamo memoria. Per averla, però, significa che tutto ciò, bellissimo e non rinnegabile, appartiene al passato. Il Napoli negli anni è cresciuto, da cenerentola in Europa è diventata realtà di disturbo per i grandi del pallone. Ha vinto una Coppa Italia è una Supercoppa Italiana. Avere nostalgia del passato equivale all’ammettere di non avere un presente all’altezza delle aspettative. Esattamente il contrario di ciò che vive ogginio tifoso del Napoli, nella realtà e non nelle fantasie. La maturità di una tifoseria di vertice è proprio respingere con vigore l’esser presi per il naso da notizie prive di fondamento ed insensate. Il tifoso del Napoli deve scucirsi dal petto l’icona del sognatore seriale che necessità di illusioni per evadere da una realtà magra, misera è depressa. La Napoli del calcio è forse la parte più viva e prolifera della città, fiore all’occhiello ed esempio di un sistema che collassa su se stesso asfissiato da debiti, incompetenza e non curanza. Il tifoso del Napoli non deve e non ha bisogno di sognare per sentirsi grande. Gli basta, per esserlo, guardare la realtà dei fatti e in esso specchiarsi con onore e giubilo. Non ha bisogno di offerte compassionevoli per camminare a testa alta, non ha bisogno di sperare che qualcuno dal passato arrivi per salvare la squadra. Semmai, se proprio dobbiamo dire la verità, può rappresentare il sogno per tanti per emergere e brillare come un’autentica stella, di luce propria. 

Eppure basterebbe notare la sorte che hanno avuto coloro che hanno lasciato, forzatamente o no la corte di De Laurentiis. C’è chi è sparito dai radar, chi è sempre la spalla di qualcuno di più importante o chi, addirittura, seppur comprato a suon di banconote, riscalda la panchina in favore di uno sbarbato. 

Riflessione quindi, lungimiranza e coerenza. Il tutto da combinare con una caratteristica essnwuslae: l’equilibrio di giudicare la realtà. 

Valga come un vademecum!

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