Home Editoriali EDITORIALE – “Arekiri” Milik, l’arcangelo con le ali di Icaro 

EDITORIALE – “Arekiri” Milik, l’arcangelo con le ali di Icaro 

L’immagine di Milik con le mani sul ginocchio ha fatto male come un montante destro, proprio come il ginocchio infortunato del polacco, in pieno volto. Lo stesso volto affranto di Mertens che dalla panchina guardava, allarmato, il compagno a terra. 

La vittoria di Ferrara ha portato in dote un verdetto amaro, nefasto per il Napoli. A distanza di un anno esatto Milik sarà out, per un lungo periodo, per il medesimo infortunio. Piccola nota che non addolcisce di certo il boccone amaro è che, questa volta, a fare crack non è stato il ginocchio già  operato la passata stagione. Consolazione magra, magrissima. Un anno è passato ma il problema è lo stesso. É solo sfortuna o si è palesata, ancora una volta, un’errata strategia?

Indubbiamente la componente sfortuna ha giocato contro il Napoli e si è accanita da cannibale assetata di sangue contro un ragazzo che davvero non meritava una tale sorte. Se la fortuna aiuta gli audaci, per proprietà transitiva la “mala ciorta” è la condanna di chi, machiavellicamente, non impara nulla dalla storia passata. Nella passata stagione l’infortunio di Milik rappresentò un freno a mano pagato a fine stagione. Un mese, tanto servì a Mertens per calarsi nel nuovo ruolo. I punti persi in quel “ottobre rosso” furono il differenziale che a fine stagione divise il Napoli dallo scudetto, senza troppi giri di parole. Dal momento esatto in cui suonò la campanella di fine campionato, sugli azzurri è stata attaccata un’etichetta che, per tutto il calciomercato è stata l’ashtag di riferimento: patto scudetto

Il patto scudetto sarebbe dovuto essere un’unione d’intenti di calciatori, allenatore e dirigenza. Come spesso accade, invece, non tutti hanno remato comunemente. I rinnovi dei fuoriclasse azzurri era la prima pietra del progetto tecnico da gettare e su cui costruire le fondamenta. Quest’ultime, però, dovevano scongiurare il pericolo di crollo in stile anno passato. Invece, conti alla mano, ci siamo presentati ai nastri partenza nelle stesse medesime condizioni e il risultato, ironia della sorte, lo stesso. Anzi, peggiore. Quando ci si scotta, o per prevenire che ciò accada, è cosa buona e giusta usare una crema protettiva. Possibile che la lezione patita così a caro prezzo un anno fa non sia servita?

Evidentemente no. I fatti evidenziano questo. Non si può costruire un successo contando esclusivamente sulle abilità da prestigiatore del proprio mister. Mertens centravanti fu una fantastica intuizione di Sarri, aiutato senza dubbio dal talento immenso del belga. Ma quest’anno, cosa dovrà inventarsi Sarri, almeno fino a gennaio?

A questi ritmi avere una sola punta di riferimento è povertà che rischia di essere un danno per le ambizioni di squadra. La situazione Milik, purtroppo, è un autentico harakiri della società. Essere vittime di se stessi e schiavi di una progettualità che mira essenzialmente al costruire e vendere è il limite alla scalata verso la vetta. In questi anni abbiamo ammirato in Napoli bello e anche relativamente vincente ma, anno dopo anno, è sempre mancato qualcosa per fare quel passettino in più. Anche quest’anno si ripete la regola, purtroppo. Vero che il Napoli abbia prenotato per gennaio Inglese ma, con tutto rispetto, non ha la struttura tecnica adeguata per essere punta di riferimento nel Napoli. Inoltre, cosa non banale, a gennaio mancano diversi mesi in cui Sarri avrà solo Mertens come punta per affrontare un frullatore di impegni nazionali ed europei. E se a Mertens venisse un raffreddore? 

La riposta -ahinoi- è la medesima della passata stagione. Che amarezza. Ad ogni modo noi tutti dobbiamo stringerci attorno al nostro gigante buono, dalle ali ancora fragili per volare ma che, un giorno non lontano, riuscirà a prendere quota nel cielo azzurro di Napoli

In bocca al lupo Arek, non mollare.

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