Napoli…eppur ti muovi!

Galileo Galilei non avrebbe mai immaginato che, un giorno, la sua affermazione pronunciata dopo l’abiura della sua teoria eliocentrica sarebbe stata “utilizzata” in ambito calcistico. Eppur, a questo Napoli, sembra calzare a pennello. Dopo un combattuto terzo posto in campionato, con tanto di record frantumati in serie, tanti tifosi attendevano di festeggiare tali traguardi con un mercato altisonante. Tutti, lecitamente o no, aspettavano il fuoco d’artificio da sparare in faccia alla concorrenza pagato a suon di milioni per rincorrere il sogno scudetto. Il mercato azzurro, invece, non ha impennato la ruota anteriore preferendo un cammino tranquillo, senza troppe curve a renderlo più animato. Mario Rui e Ounas gli unici due acuti. Raccontato così sembrerebbe una campagna di rafforzamento piuttosto scarna, anemica. Dimentichiamo infatti di sottolineare come si dovrebbe anche lo “zero” alla lista cessioni. Vero, questo tipo di mercato non inebria il palato di molti che, poco attentamente, non colgono il sale sulla pietanza. Certo, il Milan ha investito milioni come se si giocasse al monopoli per rifare la squadra. La Juventus, pur a fronte di qualche cessione, ha investito. I paragoni, però, rischiano di offrire una visuale parziale e quasi sempre insoddisfacente se non si ragiona con logica ed attenzione ai dettagli. Il nuovo Milan aveva necessità di smantellare un rudere e riproporre una candidatura decente alla voce campionato. Il tutto sostenuto da capitali ingenti dagli occhi a mandorla. Non importa poi riflettere se queste finanze siano state messe in discussione dai più importanti organi di credito, non importa riflettere a quale rischio di default si siano esposti in casa Milan per cambiare faccia alla squadra. Faccia che, e non solo, potrebbero perdere con amare ripercussioni, in caso di risultati sportivi non all’altezza dell’esposizione finanziaria stanziata. Passando ai campioni d’Italia, invece, spiccano gli acquisti di Douglas Costa e Bernardeschi e, il probabile, Matuidi. Eppur i bianconeri non hanno solo comprato ma anche ceduto. Bonucci, autentico perno della difesa, è sbarcato proprio a Milano, sponda rossonera. Non importa se la cessione sia stata motivata da ruggini o meno nate all’interno dello spogliatoio, resta agli atti una cessione. Cessione di cui si è sentito il peso nelle prime uscite e in modo particolare nella finale di Supercoppa contro la Lazio. Tornando al Napoli, il confronto con queste due realtà rischia di essere visto con occhi gelosi smarrendo però il senso autentico del confronto. Quest’ultimo per essere sostenuto da credibilità dovrebbe essere almeno alla pari. Quando alcuni valori sono chiaramente pendenti da una parte o dall’altra, il confronto risulta essere un’esecuzione dell’intelligenza. Mettendo da parte per un istante il Milan che ha recentemente cambiato società, la Juventus ha un fatturato più che doppio dello stesso Napoli. Qui molto storceranno il naso affermando con ferocia verbale che esso non costruisca le vittorie. Vero, parzialmente almeno. Un fatturato maggiore permette di aver maggiore voce in capitolo in fase di mercato e, per proprietà transitiva, di attrarre con maggior facilità i famosi top player tanto utili per spostare gli equilibri di una squadra. La vita è un insieme di numeri, dati. Negare l’esistenza nel mondo del calcio è come rinnegare il mondo stesso. I campioni d’Italia hanno fatturato quest’anno oltre 400 milioni. In questo resoconto pesano senza dubbio anche gli introiti derivanti dallo stadio di proprietà di cui il Napoli non è in possesso. Lo stesso Napoli ne ha fatturati 300. Letto distrattamente questo dato può dimostrare quanto non sia realmente spropositata la forbice di differenza. Dimenticavamo di informarmi che il dato del Napoli sia stato “gonfiato” dalla plusvalenza monstre di Higuain e dal raggiungimento degli ottavi di finale europei. Il Napoli ha come base di fatturato circa 120-130mln. È su questa cifra che dobbiamo ragionare realmente se vogliamo essere coerenti e precisi. Gli introiti fissi sono appunto 120-130 e la rosa costa intorno ai 110-120, cifre cresciute con gli ultimi rinnovi. Il rinnovo di Insigne, ad esempio, costa quasi il 10% del fatturato, una cosa che non accade in nessuna squadra, neanche Messi ha uno stipendio del 10% sul fatturato del Barcellona. 
Cosa dimostrano questi dati?

Dimostrano che il Napoli è un “engine” che è stato portato a dei giri pazzeschi per il potenziale di cui dispone Aurelio De Laurentiis. Presidente che merita più onori di quanti ne riceva. Ha vinto senza produrre debiti ed ha protesto la squadra in Europa per otto anni consecutivi, varcando i cancelli dei più importanti stadi d’Europa senza far figuracce, anzi. Tornando all’engine, se si vogliono aumentare i giri, occorre apportare modifiche anche in equity societaria. Solo così, sarà possibile scalare i gradini che portano alla vetta senza correre il rischio di soffrire di vertigini. Vertigini che negli anni, nemmeno troppo remoti e che il presidente ricorda a ragion veduta, hanno portato al fallimento. 

Come si possono aumentare i giri del motore?
Aurelio De Laurentiis potrebbe liquidare il 30 per cento del napoli in azionariato diffuso con il classico “tifoso azionista” che investe una quota fissa annua in cambio di dividendi, benefit. Altra soluzione potrebbe essere andare proprio in equity crowdfunding P2P per evitare il calderone dei mercati azionari per una IPO. A questi discorsi so accorciano, ovviamente, la realizzazione di uno stadio di proprietà e di un Team City. Quest’ultime non sono accrescimenti patrimoniali ma fanno parte di un progetto che vuole guardare al futuro con occhio da falco. Tornando al crowdfunding, quest’ultimo tra investitori, a cui si cede equity in cambio di soldi, non è altro che un “prestito” convertibile. Ecco che tutto dipende dalla progettualità del Napoli nella futuribilità di 10 anni o di più se necessario. Sono fondamentali come fattori l’eventuale costruzione dello stadio di proprietà e non solo. Dovrebbe infatti creare trazione ed indotto su altro. Strutturando capillarmente la società quest’ultima potrebbe, seppur frazionata apparentemente, essere più forte perché più ricca nei fatti e nel potenziale.

La realtà – La realtà racconta che tale avventura sia un’ipotesi per il Napoli. Sono nozioni di economia che ci raccontiamo più o meno a ragion veduta perché tutti vorremmo, da tifosi, veder sfrecciare il Napoli nelle curve del piacere nostrano ed europeo. La verità è che questo Napoli merita un voto radente il 10 per un mercato in cui non ha venduto nessuno. Ha acquistato calciatori utili alla causa, Ounas su tutti per qualità ed età, e non ha tolto nessuno del capolavoro sportivo della passata stagione. Non sarà un mercato trionfale, appariscente. È un mercato intelligente e lungimirante per le attuali condizioni societarie. Ciò che sarà fondamentale è superare il turno con il Nizza. Per prestigio, ovviamente, ma anche per introiti. A questo Napoli occorrono come l’aria i quasi 50 milioni derivanti dalla rassegna europea. In questo regime societario la partecipazione con costanza alla Champions League è l’unica risorsa pensare del bilancio. Per non rallentare la corsa, è fondamentale non far passare il treno Champions senza affermarlo. In attesa che la struttura societaria possa lievitare attraverso una gestione saggia del nostro presidente, criticare questo Napoli è come voler incriminare Galileo Galilei per le sue teorie. In fondo lo diceva anche lui, molto tempo fa e con sobrietà. Eppur si muove, basta notarlo.

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