10 anni di Marek Hamsik

28 giugno 2007: una calda giornata estiva abbracciava Napoli. Sembrava una mattina come un’altra, ma non a Castel Volturno.
10 anni fa venivano presentati due ragazzi di belle speranze, quasi del tutto sconosciuti ai tanti. Occhi ingenui, di chi nel mondo calcistico non sembrava starci da molto. Abbigliamento discutibile per un certo Lavezzi, da mare per Marek Hamsik. Infradito al piede, cresta alta e polo. Un mix letale.
Non è di quello, però, che vogliamo parlare.

Sono passati due lustri da allora. Una vita in termini balistici. La crescita del Napoli e quella del capitano hanno viaggiato contemporaneamente, nella stessa stazione e direzione.
113 gol e 452 presenze fa De Laurentiis avrebbe sancito un accordo con un pezzo di storia che, inaspettatamente, con ogni probabilità diventerà il bomber più prolifico dal 1926 ad oggi. Più di Maradona che, per carità, non scomodiamo e non paragoniamo. Era un’altra epoca quella, ma in comune hanno l’amore indiscutibile per Napoli. Uno l’ha difesa contro i potenti del Nord, l’altro l’ha scelta come moglie, fedele nel bene e nel male.

Sono stati quasi sempre sereni i momenti vissuti con questa maglia, però arriva ogni tanto il diavolo tentatore che può deviare il tuo cammino. E non a caso, quello di Marek è stato proprio il Milan.
Era sempre giugno, questa volta 2011. Ormai lo slovacco si era affermato in serie A come un centrocampista completo: tecnica, visione di gioco e senso della posizione. Chi non lo avrebbe voluto nella propria squadra? Berlusconi si fece avanti, quando i rossoneri avevano ancora un certo appeal.
All’epoca il suo procuratore, Venglos, collaborava con Mino Raiola, il re degli agenti.
Marek con quest’ultimo sarebbe finito sicuramente in un grande club, guadagnando una barca di soldi.
Lo ha mollato quando ha capito che, forse, nella vita e nella carriera ci sono priorità a cui non ha voluto rinunciare: sentirsi a casa, non tradire, portare una fascia pesante intorno al braccio.

Ha fatto pochi gesti plateali, quasi mai ha baciato la maglia, quasi mai ha promesso qualcosa. Ed è questa la chiave della sua serietà.
Edi Reja, d’altronde, ha sempre detto di lui che fosse “nato vecchio
” perché sempre un passo avanti agli altri. Di testa. Di cuore.
Una sua dichiarazione fu l’emblema della serietà e maturità fuori dal comune, diverso dal gregge che popola il mondo del calcio. In un’intervista disse: “Guadagno solo due milioni? Non preoccupatevi, campo benissimo!” Ecco. Sembrerebbe una cosa di poco conto ma non lo è. Lui è la dimostrazione di quanto questo mondo corrotto e attaccato al dio denaro conservi ancora uomini così.

A trent’anni si gode i suoi 4 milioni, che comparati agli stipendi di altri big, sono praticamente spiccioli. Li ha guadagnati con il tempo, meritocraticamente. Alla Juve, per esempio, ne avrebbe presi sicuramente di più. Pavel Nedved ha infatti svelato che il capitano era il mister X di Marotta e company., lo avrebbero voluto fortemente, ma sia il presidente che Marek rispedirono, 1-2 anni fa, la lettera al mittente con un secco no. Da Napoli non si muove.

Dopo dieci anni, ormai, sarebbe scontato parlare solo delle prodezze balistiche di Hamsik. Noi vogliamo rendergli omaggio soprattutto per ciò che ha dato fuori dal campo.
È un esempio da seguire, dedito alla famiglia, ai suoi affetti più cari.
Ha stanziato, qualche mese fa, dei soldi per costruire un campo di calcio pubblico per i bambini di Pinetamare, chiuso purtroppo da pochi giorni a causa dei numerosi atti vandalici. Avevano apposto, all’interno del rettangolo verde, una scritta semplice ma emblematica: “Vivo qui per scelta”. La scelta di far nascere e crescere qui i suoi tre figli, che ormai sono dei veri e propri ‘scugnizzi’. La scelta di comprare casa a Villaggio Coppola, aderire alle tradizioni cittadine come l’usuale e temerario bagno di Natale a difesa del territorio.
Insomma, Marek Hamsik è molto di più che un calciatore, un capitano, un tesserato azzurro.

Marek è parte viva ed essenziale di una terra che dà e toglie tanto. La sua carriera, seppur bellissima, è monca di un trofeo importante. Lo sogna da tempo, ma ha davanti a sé ancora diversi anni in azzurro prima che appenda le scarpette al chiodo salutando il suo San Paolo.

Solo per oggi lasciateci essere romantici, ché il 28 giugno, da dieci anni, non è più un giorno qualsiasi.

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