Una stagione da incorniciare, emozionante, suggestiva come il gioco degli azzurri ma, al contempo, non sono mancati i rimpianti per una posizione attuale in classifica che sta stretta. Probabilmente la squadra e lo stesso mister si sono accorti troppo tardi che l’ambizione poteva chiamarsi scudetto e non solo qualificazione – diretta o no – in Champions.
Un segnale importante, comunque, lo hanno dato i campioni partenopei pronti a rinnovare e a ricominciare tutti insieme la prossima stagione con più consapevolezze meno dubbi, paure.
Callejon, Albiol, Koulibaly, Insigne e infine Mertens, the man of the year, vogliono continuare a regalare gioie ai propri tifosi, perché in campo innanzitutto sono loro a divertirsi, una grande famiglia che si conosce a memoria. Ci sono ancora diverse défaillance da evitare, gol presi in maniera rocambolesca per errori meramente individuali dei giocatori che, indubbiamente, hanno macchiato la grande annata azzurra. Primo attacco (90 gol), primi per punti dal girone di ritorno, primi per gare vinte in trasferta, meno sconfitte rispetto alle avversarie (4 contro le 5 della quasi invincibile Juventus). 83 punti che significano, normalmente, tricolore ma non sono bastati.
Maledetti sono stati i pareggi (soprattutto casalinghi) contro le squadre medio-piccole che hanno frenato bruscamente la cavalcata verso – almeno – il secondo posto, maledetta è stata la distrazione quando la squadra doveva mantenere il risultato. Quest’anno, però, si può perdonare anche questo, chi tifa Napoli da lustri ripensa agli anni ottanta, quelli d’oro, quando guarda la grande bellezza sarriana.
Il San Paolo spegne le luci così, con un 4-1 alla Fiorentina tra applausi scroscianti e occhi commossi perché la gioia di vedere grande calcio è ormai insita nel cuore dei napoletani.
Insomma, un Napoli da record che però l’Oscar lo ha visto prendere a qualcun altro.
