Non sempre il calcio è ragione, tecnica e tattica. Non sempre il calcio è la conseguenza logica di qualcosa di non scritto, non sempre è spiegabile attraverso la semplice cronaca dei fatti. Esiste una componente emotiva che scivola dal cuore per raggiungere i piedi, le gambe, che corrono per inerzia e non per vera spinta muscolare. Esiste la passione, la voglia di sovvertire i pronostici, di scalare anche la vetta più impossibile, esiste la follia di non arrendersi mai anche quando i minuti che restano perché la partita finisca diventano nemici anche della speranza, ultima a morire. Il Napoli ammirato stasera è questo e molto di più, è un gruppo di ragazzi che ha messo sul rettangolo verde tutto il proprio cuore, e anche di più. La rimonta impossibile non ha celebrato la sua consacrazione, almeno a metà. Eppure, al netto del risultato sportivo, resterà negli occhi di tutti i presenti e non solo una squadra arrembante, che ha titaneggiato contro coloro che dovrebbero essere più forti, contro coloro che dovrebbero esserci superiori.
L’innominato li porta in vantaggio zittendo qualcuno in tribuna, lo stesso la riporta in vantaggio dopo il momentaneo pareggio di Hamsik. Gli azzurri, però, non hanno mai smesso di credere che qualcosa di meraviglioso potesse ancora accadere. A dispetto di tutto e tutti hanno chinato il capo armandosi di quell’orgoglio che rende gli uomini eroi, che trasforma la normalità in magia. Hanno pareggiato ancora con Mertens e trovato il vantaggio con Insigne, il figlio di Napoli. La vittoria non ha regalato la finale ma ha fatto gonfiare il petto ad un popolo che negli ultimi venti minuti sarebbe voluto entrare in campo per spingere i propri eroi verso quel sogno che, siamo chiari, andava ben oltre la finale di Coppa Italia. Tra domenica ed oggi abbiamo visto sgretolarsi come neve al sole la forza di una squadra tanto decantata, tanto idolatrata nei salotti di chi preferisce una noia in bianco e nero piuttosto che il colore caldo, vivo e passionale di uno sport. Mai nessuna squadra aveva rimontato una partita ai primi della classe, vincendola alla fine. Non veniteci a raccontare la favoletta che i bianconeri non avevano interesse nel forzare le giocate per evitare la sconfitta. Il cambio di Barzagli per Dybala evidenzia, anche per coloro che negano l’evidenza, la paura di un colosso dinanzi al più piccolo che, magari con meno “esperienza” e “cazzimma”, poteva rispedirli nel loro torpore malinconico.
Non sempre il calcio dice la verità, non sempre racconta la favola scrivendone l’esito più giusto. Spesso, infatti, il risultato è viziato da qualcosa che nemmeno un cuore grande così può controllare. La curiosità che serpeggia adesso nella mente dei tifosi è una soltanto: come sarebbe andata a finire senza quell’arbitraggio al limite del clamoroso dell’andata?
Non lo sapremo mai. Mai potremo avere la risposta ad un interrogativo che spesso macchia le vittorie altrui negando quelle più meritati di altri che, evidentemente, non hanno santi in paradiso. L’unica risposta che apprendiamo dal campo è che, senza se e senza ma, questa squadra ha due attributi che non finiscono mai. Ha un cuore che da solo oscura anche le vittorie altrui, ha una voglia senza eguali. La sportività, l’eleganza, la classe sono attributi che non si comprano sul mercato. C’è chi li possiede per grazia divina e chi, pur vincendo, non ha un briciolo di quelle caratteristiche umane per cui rendere fieri se stessi e gli altri.
Signori, al di là del risultato, dobbiamo essere fieri dei nostri ragazzi. Sul campo, quello vero, sono stati superiori alla Juventus. Petto gonfio d’amore e orgoglio per continuare a spingere il Napoli verso sempre nuovi traguardi. In conclusione ricordo che, indiscutibilmente, si vince prima come uomini e poi calciatori. A noi mancheranno i “tituli”, per dirlo alla Mourinho, ma siamo più titolati nei valori che dovrebbero rendere nobile questo sport.
Orgogliosamente, forza Napoli.