Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Napoli-Juventus: finalmente il giorno e arrivato. Dopo due settimane di attesa spasmodica, tra l’importanza della sfida e il ritorno del Pipita, è andato in scena il primo dei due atti.
Mercoledì si chiuderà lo spettacolo con il ritorno di Coppa Italia, la quale vedrà gli azzurri affrontare di nuovo i torinesi cercando di fare un miracolo sportivo recuperando i due gol di scarto.

Tornando però alla gara di ieri, è importante capire se quel pareggio possa essere stato positivo o, al contrario, negativo.
Se i numeri sono la bocca della verità, allora sembra che quel gol segnato da Hamsik sia paradossalmente il minimo che si potesse fare. 17 tiri a 4, con gli avversari decisivi nello specchio della porta solo una volta (quando hanno segnato). Rafael non ha dovuto, probabilmente, fare nemmeno la doccia dato che – tolta la rete di Khedira – è stato uno spettatore non pagante da posizione privilegiata.
Match del genere nel 90% dei casi si vincono, catenaccio o non catenaccio. Gli azzurri sotto porta hanno giocato con poca convinzione, con azioni automatiche ma fini a se stesse. Insomma, scarsa “genialità” che potesse mettere in difficoltà i fortissimi difensori in maglia blu per l’occasione.

Higuaìn, fischiato sonoramente dal pre al post partita, è stato utile più in fase difensiva che offensiva, aiutando i compagni a fare muro davanti la porta difesa da Buffon.
Purtroppo il bel gioco non fa sempre vincere, Allegri lo sa. Il fine giustifica i mezzi e se c’è da giocare male, non c’è problema se poi si vince o non si perde. Esempi lampanti furono Mourinho con l’Inter e Sacchi con il Milan, i quali conquistarono trofei trasformando gli attaccanti in terzini quando il momento lo richiedeva.
Il risultato è quello che conta, questa è la mentalità che in club bianconero porta avanti da anni a discapito dello spettacolo.

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, quindi? Forse in altri tempi avremmo risposto il primo, oggi no. Il Napoli ha delle alternative forti ed è figlio di esperienze importanti. Manca qualcosa. Mentalità? Forse. Rosa ancora più completa? Anche.
Le partite di ieri, però, sono il succo degli scudetti consecutivi conquistati da (quasi) sei anni. Hanno giocato al 25% rispetto al loro potenziale e nonostante tutto, quel gol – sudatissimo – di Hamsik non ha soddisfatto a pieno le aspettative.
Il gap da colmare non è solo quello tecnico, ma di carattere, personalità. Poca cattiveria e troppi fronzoli hanno rivelato la differenza tra il Napoli e loro. Sarri si è detto amareggiato dal risultato, segno che anche l’allenatore toscano ha ben compreso che per vincere serve altro. Vanno benissimo i giovani talenti, ma la società deve decidere quale sia l’obiettivo reale. Di scudetto non si è mai parlato quest’anno, ma il terzo posto è un mezzo fallimento.
Sembra sempre più lontana la Roma, più vicina invece la sfida di dopodomani che deciderà le sorti nell’ultima Coppa disponibile.

Crescere, oggi, è l’unica cosa che conta.

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