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Tra errori arbitrali ed orrori difensivi: Napoli, è giusto fare un ‘mea culpa’

Le polemiche non sono tardate ad arrivare dopo la sconfitta azzurra in quel di Torino. Il penalty negato per il fallo di Pjanic su Albiol e il conseguente dato – molto dubbio – da Valeri dopo la ripartenza bianconera hanno trasformato una gara bella ed equilibrata in un incubo. Il post partita è stato ancora peggio: il Napoli, adirato per la vicenda, ha scritto un tweet al veleno contro la Rai ed anche i tesserati partenopei, Giuntoli e Reina, hanno ribadito lo scandaloso arbitraggio a favore della squadra di casa (nonostante vigesse ancora il silenzio stampa voluto da De Laurentiis).

Gli errori, a detta dei più esperti, ci sono stati ed erano abbastanza evidenti. Il trattamento dell’arbitro romano, dunque, è stato nettamente discrezionale e ha fatto infuriare tutta la società, nessuno escluso.
C’è da dire, però, che gli “orrori” visti sono stati contribuiti anche dagli undici in campo, i quali non sono riusciti a mantenere il vantaggio nel secondo tempo con il giusto rigore assegnato su Dybala per un fallo ingenuo di Koulibaly. Il pareggio immediato ha piegato ulteriormente gli azzurri, in difficoltà ad uscire dalla loro metà campo, non tirando in porta nemmeno una volta nei 45 minuti successivi. La difesa fa ancora fatica a trovare sicurezza, Reina e i due centrali sembrano aver perso quell’ottima intesa che lo scorso anno avevano trovato. Uscite pericolose del portiere e strafalcioni individuali hanno permesso ai bianconeri di addentrarsi nell’area di porta difesa dallo spagnolo più volte e di fare il solito gol su calcio piazzato, bestia nera dei napoletani.

Il problema non è l’intero reparto, che si muove bene sulla linea tracciata da Sarri per mettere gli avversari in fuorigioco, difatti Higuaìn nella prima frazione è spesso stato trovato al di là con conseguente sbandieramento del guardalinee, ma il singolo giocatore lontano dalle prodezze dimostrate nella stagione passata. Lo stesso senegalese sembra soffrire ancora di mal d’Africa dopo la coppa disputata a gennaio; Hysaj, Ghoulam o Maksimovic, talvolta, stentano ad arrivare alla sufficienza.

Il gol del Pipita per il 2-1, tuttavia, ha sancito ulteriormente le incomprensioni difensive di questa squadra. Gli stessi errori si sono visti e rivisti più volte in stagione, in particolare nell’ultimo mese fra le prestazioni sottotono contro il Palermo, Atalanta e le due pesanti sconfitte nelle coppe contro Real Madrid e Juventus.
Cambiano i protagonisti, gli stadi e gli avversari ma la sostanza resta la stessa. Gli insegnamenti impartiti dal mister toscano sono stati recepiti in parte, ma la questione, come già sottolineato, non è dell’intero reparto, ma individuale. Si metta in conto anche il fatto che si difende a zona e non ad uomo e così le frittate sono pronte e ben servite.

Bisognerà lavorare ancora tanto finanche sulla testa dei tesserati azzurri, non ancora maturi nel gestire il vantaggio e soprattutto per far sì che la porta resti inviolata. Febbraio è un mese maledetto, di questi periodi, solo un anno fa, si vedevano andare in fumo le speranze per il passaggio di turno in Europa League contro il Villareal, in Coppa Italia con la sconfitta in casa contro l’Inter (l’unica di Sarri al San Paolo) ed, infine, Zaza all’88esimo minuto ruppe anche il sogno scudetto.
Nell’ultimo mese, tolta la vittoria a Verona, si sono registrate tre sconfitte quasi decisive per gli obiettivi finali. Non è detta, ovviamente, l’ultima parola ma serviranno dei veri e propri miracoli per cercare di passare il turno in una delle due competizioni in gioco, non dimenticando – tra l’altro – di dover difendere il terzo posto contro un’Atalanta davvero insidiosa.

Di positivo c’è che marzo potrebbe portare nuove gioie grazie ai ritrovati Maggio, Strinic, Milik e al tanto atteso Marko Rog, protagonista di un primo tempo contro la Juve sublime. Tocca sul serio rimboccarsi le maniche lasciando le parole e le polemiche alle spalle. La sfida con la Roma, altra fondamentale partita, è ormai alle porte.

Alzati, Napoli, e dimostra che al di là dell’arbitro c’è una squadra vogliosa di leccarsi le ferite e ripartire per mantenere alto l’onore di una squadra e di una città. Tutto ciò che di bello si è costruito dovrà essere dimostrato in quel rettangolo verde. Non solo il bel gioco, ma la grinta e la determinazione per ritrovarsi dopo un periodo di sbandamento. Ora per davvero basta alibi.

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