Napoli, hai una Magnifica speranza…

La partita, quella con la p maiuscola nel tempio più grande d’Europa: il Bernabeu. Il cuore che si ferma alle 20.45, fischio d’avvio e l’inferno che cala sulla terra napoletana come uno tsunami emozionale senza precedenti. Davide contro Golia, l’arte dei sogni contro la praticità titanica dei giganti del calcio. Scosse telluriche all’anima e pulsazioni che hanno fatto vibrare la terra. Pochi istanti e già il primo brivido. Real vicino al gol e paura che si dilata negli occhi spalancati del pubblico azzurro. La paura, però, è un sentimento che non offusca il nero del coraggio degli uomini di Sarri. Il Napoli, seppur in punta di piedi, decide di scuotere la montagna blancos incurante di tutto e tutti. Insigne lo scapigliato, lo scugnizzo che da re del popolo partenopeo straccia la superiorità madridista con un fendente di pura magia. Il suo tocco, leggero e vellutato come una carezza al cuore scavalca Jesus Navas affrescando nel museo vivente del calcio un gol da cineteca, fantascientifico e pazzo. Il solo pensiero di segnare da distanza siderale lo elegge a simbolo di quella sana “follia” da avere in una sfida così tanto Reale.

Dieci minuti di sogno, di batticuore accelerato. Il Napoli vince al Bernabeu davanti a Maradona con un gol che cuce il passato al presente bagnando con lo champagne un sogno galattico. La magia, però, dura poco. Il Real pareggia e nel secondo tempo dilaga. La classe dei marziani si impossessa del campo lasciando al Napoli poche briciole di cui cibarsi per tener viva una fiaccola di speranza. Mertens avrebbe la palla che, a quel punto, avrebbe ancora una volta incendiato le chance di rimonta al ritorno. Questa sera il belga non ha avuto però la verve del folletto e, purtroppo, calcia alto. Ciò che resta dopo una sconfitta del genere è la consapevolezza di aver giocato a testa alta contro i campioni di tutto. Il risultato è il riflesso di una differenza tecnica schiacciante, di un confronto impari a livello di classe ed esperienza in campo internazionale. Da Madrid si eleva un coro, una voce che unisce tutto un popolo: Grazie. Grazie perché nulla è ancora finito, la qualificazione rappresenta ancora un sogno da cullare. Certo, la scalata è vertiginosa, ardua e difficile. Nulla però è deciso se quel guizzo “pazzo” di Insigne sarà tramutato in speranza alla quale aggrapparsi il 7 marzo. Per rendere amari i prossimi 90 minuti al Real occorre la follia di credere di poter spezzare le catene dei propri sogni e, con cuore impavido, mordere come se non ci fosse un domani. Al ritorno, infatti, non ci saranno solo 60mila napoletani a spingere gli azzurri ma, con un grido planetario, tutto un popolo che nemmeno dopo la sconfitta smette ci credere. Fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo minuto e fin oltre il limite pensabile dovrà spingersi questo Napoli. In fondo la storia insegna che, senza tanti giri di parole, solo chi ha pensato con decisione di voler cambiare la storia alla fine ci sia riuscito. Fino al 7 marzo, quindi, nessuna paura e nessun passo indietro.

Napoli ci crede, il sogno continua…

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