Diego, il tuo vero teatro si chiamerà sempre e solo San Paolo

Alla notizia che sarebbe tornato a Napoli, l’intera popolazione partenopea e limitrofa si è mobilitata per poter vedere, toccare o fare una foto con Maradona, l’indimenticabile dieci azzurro che con tante gioie, e qualche dolore, ha colorato gli animi dei tifosi e dei suoi ammiratori in generale. Non tornava in città dal 2014, presentandosi quella volta allo stadio per assistere alla grande vittoria dei padroni di casa sulla Roma in Coppa Italia, immortalato dalle telecamere intento a fare un bel tre con le dita per ricordare il risultato finale. Questa volta, però, al San Paolo non ci ha proprio messo piede per i troppi impegni che – giustamente – lo hanno accompagnato in questo ritorno in Italia, dividendosi fra Napoli – Firenze (premiato nella Hall of fame del calcio) ed Avellino ove ha registrato una puntata per il programma su Piùenne “In casa Napoli”.

Insomma, un lungo tour che però non è piaciuto molto ai tifosi partenopei, i quali avrebbero desiderato un suo ingresso trionfale in quello che per sette ani è stato il suo tempio sacro, magari proprio nella gara disputata contro il Pescara. Ha deciso, però, di ricordare i trent’anni dal primo scudetto azzurro in altro modo, al San Carlo, in un’atmosfera decisamente differente dalla solita. Nel teatro più antico di Italia, infatti, si sono alzati cori ed applausi scroscianti per il “Pibe de oro” che ha deliziato per un paio d’ore i fortunati, visti i costi dei biglietti, presenti insieme ad altri volti noto tra cui Alessandro Siani e il grande magazziniere dell’epoca Carmando.

Maradona, però, è conosciuto per essere El Diego, l’uomo del popolo. Quello che ha tatuato sul braccio Che Guevara, quello che è cresciuto in un quartiere difficile e poi ci è tornato più volte perché la famiglia non si dimentica. Diego sempre in tuta, come spesso anche il suo compianto amico Fidel Castro si faceva vedere in pubblico. È la mano di Dios, ma soprattutto quella della gente comune. Forse per questo, al di là delle innate e insuperabili doti calcistiche, che i napoletani lo hanno sempre amato. Combattere i potenti è stato sempre il suo primo obiettivo, lo ha ripetuto più volte e ha sancito con Napoli, allora squadra con un passato dignitoso ma poverissimo di vittorie, un amore viscerale perché lui, con un pallone, poteva regalare gioie e garantire rivalse sociali contro il “triangolo industriale” del Nord che, da anni, prevaleva sul Centro ed sul Sud.

L’importanza di Diego non si denota solo nei ricordi dei più anziani, cioè coloro che hanno avuto il piacere di osservare le sue magie, ma l’emozione nel rivederlo a casa sua si è palesata negli occhi delle nuove generazioni, cresciute a pane e Maradona grazie ai racconti, video, foto dei genitori, amici o parenti. Perché lui è come quel vecchio grande amico che vedi poco, ma che ogni qualvolta ritorna è come se non fosse mai andato via. Perché quando si ama il tempo si ferma, diventa una condizione meramente astratta.

Sta, dunque, dopo 4 giorni calando l’ennesimo sipario con lui protagonista, ma altri se ne apriranno e saranno ugualmente magnifici, grazie all’empatia che lo lega a questa città. Un saluto a Sarri e ai suoi ragazzi, indubbiamente, non sarebbe potuto mancare così ieri si è recato al centro sportivo di Castel Volturno per una “benedizione” e l’avviso che a Madrid partirà con loro. Il più emozionato è stato sicuramente il mister, date che le sue origini napoletane ha tifato per gli azzurri da giovane e negli anni d’oro è stato più volte presente al San Paolo per elogiare le magie del genio del pallone. Ha infine promesso ai tifosi che tornerà, non da visitatore, ma per lavorare fianco a fianco alla società affinché questo Napoli diventi ogni giorno più glorioso.

Il teatro, però, sarà solo ed unicamente il San Paolo, circondato da chi lo ama.

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