Ritorna l’appuntamento con la rubrica di MondoNapoli denominata “Numeriamoci su” nella quale, il giorno dopo ogni partita del Napoli, andremo rivivere il match degli azzurri valutandolo dal punto di vista tattico e statistico. Un analisi utile per comprendere ed approfondire le scelte di Sarri e dell’avversario di turno.
Ieri il Napoli ha fatto visita al Benfica, in occasione dell’ultima gara del girone di Champions League. Sarri conferma la difesa titolare, a centrocampo ripropone Allan in coabitazione con Diawara e Hamsik. In attacco largo a Gabbiadini affiancato da Insigne e Callejon.
La partita – Il Benfica sceglie un sistema che permette al Napoli di avere superiorità numerica a centrocampo. La volontà di Rui Vitoria è appunto quella di spingere sugli esterni, attraverso cambi di gioco e sovrapposizioni di uno dei due attaccanti, in modo da creare situazioni di due contro tre sulle fasce. La scelta di due attaccanti dinamici come Raul Jimenez e Guedes, preferiti alla scelta di un centravanti classico come Mitroglou, ha come scopo ottimizzare quanto detto. Sotto possiamo apprezzare dall’alto le heatmap dei due attaccanti e i posizionamenti medi in campo delle due squadre. Cosa che appare evidente è che la zona mediana del campo del Benfica è letteralmente scoperta di calciatori. Scelta che, alla luce dei fatti e dei risultati, non è stata affatto vincente e producente.
I numeri della partita sono eloquenti quanto semplici da leggere. Il Napoli ha avuto più possesso palla (54%-46%), ha effettuato più tiri verso la porta (14-13, 6-3 effettivamente nello specchio) e più passaggi precisi (502-420). Altri numeri significativi ed importanti ai fini del risultato sono anche quelli relativi ai tackle riusciti (20-16), i duelli aerei vinti (77%-23%), i dribbling portati a termine (11-8). Nel primo tempo, le due squadre sono molto compatte e tutti i calciatori di movimento muovono il proprio gioco in uno spazio molto piccolo di campo. In questa fase di partita, con le squadre alte e dalle linee strette, Gabbiadini è più utile di Mertens. I difensori centrali del Benfica sono ancora freschi, fisicamente e mentalmente, e quindi riescono ad accorciare insieme alla squadra e hanno vita facile nel chiudere l’attaccante ex doriano. Nella ripresa, le due squadre sono inevitabilmente costrette ad allungarsi. La stanchezza, ma anche la consapevolezza di aver raggiunto la qualificazione incidono su questa dinamica. I maggiori spazi che si creano diventano terra di conquista per la rapidità (di gambe e di pensiero) di Mertens.
I protagonisti – Al di là dei numeri che riassumono una partita da un punto di vista freddo e distaccato, anche le prestazioni dei singoli sono state ad alta concentrazione di qualità ed intensità. Su tutti si è evidenziato Hamik che pur non essendo stato coinvolto nelle azioni dei gol è stato l’equilibratore decisivo del centrocampo azzurro. In questo caso i dati numerici della sua partita confermano quanto detto: la miglior pass accuracy della squadra (84%), il maggior numero di lanci lunghi precisi (11), 2 key pass e 4 cross. Altro autentico trionfatore della sfida sul campo dei lusitani è Mertens. Nella sua mezzora abbondante di gioco, ha segnato un gol, ha servito un assist e un altro key pass. Ha messo insieme un duello individuale vinto, un driblling riuscito, ha guadagnato una punizione. Il suo ingresso è stato, inequivocabilmente, decisivo per la vittoria in modo esponenziale.
Sopra, abbiamo una doppia heatmap. A sinistra quella di Gabbiadini, a destra quella di Mertens. La posizione media non cambia molto, ma la mobilità è la componente fondamentale a differenziarli. L’ex doriano ha provato a svariare verso l’esterno in modo da fornire un appoggio per il passaggio, per un’apertura sull’esterno prima di un appoggio spalle alla porta (il 100% dei passaggi di Gabbiadini sono stati all’indietro), Mertens invece ha mantenuto una posizione più centrale ma è comunque venuto incontro, dietro, per giocare il pallone.
Anche Raul Albiol risulta uno dei protagonisti della partita ma, a differenza di ciò che si potrebbe pensare, non solo per via dell’errore che permette ai lusitani di accorciare le distanze. Lo spagnolo risulta infatti come secondo uomo in campo, nell’undici di Sarri, per numero di palloni giocati (69). Anche il dato relativo alla pass accuracy è il più di squadra (91%). Risulta evidente quindi la sua importanza nella costruzione del gioco che inizia dalle retrovie. Con lo spagnolo in campo il Napoli ha subito un solo gol in due partite, tra l’altro solo a seguito di un errore individuale. Dato che, numeri alla mano, non può essere solo frutto del caso.
L’annotazione finale – Il Napoli, al di là dell’ovvia contentezza per il il risultato conseguito, sembra aver intrapreso la strada giusta. Le premesse non erano delle più rosee ma, a dispetto di tutto e tutti, gli azzurri hanno superato due scogli assai pungenti con la massima brillantezza e successo: Inter e Benfica. Sappiamo tutti che una sola partita non possa rappresentare una stagione ma, sicuramente, può indicarne la direzione. Quest’ultima appare buona, convincente e speranzosa. I singoli sono tornati ad offrire quell’apporto che, precedentemente, non era stato così decisivo. Inoltre il tasso tecnico, oltre all’aspetto quantitativo, del gruppo è in costante aumento. Arruolare un Rog in più senza dimenticare Gabbiadini, il quale sembra meno involuto di qualche settimana fa, trasmette fiducia per quelli che saranno gli impegni futuri. Insomma, se son rose fioriranno si usa dire. Ciò che conta è che dei primi convincenti germogli di rinascita stanno facendo la loro, benedetta, comparsa.
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