NUMERIAMOCI SU – NAPOLI-BESIKTAS: tre indizi che fanno una prova

Ritorna l’appuntamento con la rubrica di MondoNapoli denominata “Numeriamoci su” nella quale, il giorno dopo ogni partita del Napoli, andremo rivivere il match degli azzurri valutandolo dal punto di vista tattico e statistico. Un analisi utile per comprendere ed approfondire le scelte di Sarri e dell’avversario di turno.

Ieri, in un San Paolo formato europeo, il Napoli ha ospitato i turchi del Besiktas in occasione della terza gara del girone di Champions LeagueSarri opta per un tridente leggero, Gabbiadini parte infatti dalla panchina per entrare poi a gara in corsa siglando anche il momentaneo pareggio nella ripresa. Turno di riposo per Hysaj sostituito da Maggio, a centrocampo Zielinski preferito ad Allan e in attacco -un pò a sorpresa- Callejon, Insigne con Mertens come falso nueve. Şenol Güneş risponde con un 4-2-3-1, schierando sulle fasce Quaresma ed Adriano a supporto di Aboubacar, rivelatosi poi letale per gli azzurri.

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Napoli: blu ————- Besiktas: nero

 

La “guarigione” azzurra – Il Napoli non ha subito nulla in fase di non possesso concedendo poco in difesa, poco però rivelatosi poi decisivo ai fini del risultato, sia per demeriti personali che per errori arbitrali. Gli azzurri concedono infatti solo 9 conclusioni, tre tiri da fuori area, una conclusione di Quaresma da posizione difficile da cui trovare gol, due tiri respinti dalla difesa, quindi dal dispositivo pensato e schierato da Sarri. Su cui, ieri sera, non c’è niente da eccepire. Primo gol a parte, ovviamente. Esattamente come a Kiev, esattamente come avviene in ogni partita di Champions League come una squadra di rango. Se andiamo ad analizzare statisticamente la partita del Napoli notiamo in modo lampante che il possesso palla si sia attestato al 63%, 735 palloni giocati a 540, 10 occasioni create e 17 conclusioni verso la porta, di cui 12 dall’area di rigore. Numeri che farebbero supporre di essere dinanzi ad una squadra afflitta solo ed esclusivamente da un problema realizzativo. Il discorso invece è più ampio e di problemi ne esistono altri, probabilmente anche più strutturali e quindi più importanti.

I problemi del Napoli – Il Napoli di questo ultimo periodo trova grandissime difficoltà a sviluppare il gioco secondo le sue caratteristiche peculiari. Tale concetto è sintetizzato dal numero di palloni toccati da Jorginho, appena 55. Tra gli undici titolari solo Callejon ha fatto peggio. Il dato negativo di Jorginho è senza dubbio merito del suo marcatore diretto (ieri sera questo ruolo è toccato a Uysal) ma anche del suo periodo di forma negativo. L’italobrasiliano è difatti incapace di farsi vedere e di muoversi come prima a tutto campo. Nonostante la partita negativa Jorginho riesce comunque a raggiungere il 92% di passaggi riusciti sbagliandone solo 3, purtroppo uno è quello del gol. Ciò che non permette a Jorginho di rendere così come siamo stati abituati ad ammirarlo è la limitazione che subisce dalla marcatura avversaria e, in aggiunta, da un periodo di totale appannamento atletico e mentale, che si riflette nella mancanza di presenza, nelle topiche clamorose e pure nella quasi totale assenza di partecipazione alla fase difensiva (una sola palla intercettata, ieri sera). Nella foto sottostante abbiamo messo in paragone la heatmap di una solita partita Jorginho a confronto con la heatmap dello stesso di ieri sera; noterete una notevole differenza che si riflette inequivocabilmente sul rendimento globale nella partita.

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A sinistra l’heatmap del solito Jorginho, a destra quella di ieri sera.

 

Jorginho non è però l’unico problema. Se l’italobrasiliano patisce le proprie problematiche personali (il periodo di scarsa concentrazione, la marcatura degli avversari), anche l’incapacità della squadra di rimanere corta, di ripartire velocemente e intelligentemente non fa a che aggiungere difficoltà nel conseguire risultati positivi. Per riassumere il tutto potremmo fare nome e cognome di chi manca davvero a questa squadra: Raul Albiol. Il difensore spagnolo è imprescindibile nella gestione della linea e del dispositivo di pressing, ma soprattutto in uscita. Chiriches e Koulibaly, chiamati a giocare ieri sera, hanno disputato una partita discreta in fase di impostazione (per entrambi, una pass accuracy dell’86%), ma entrambi hanno utilizzato direttrici di passaggio che non sono consuete per il gioco del Napoli: il romeno ha trovato il suo maggior appoggio in Zielinski (15 appoggi), l’ex Genk in Hamsik (14 tocchi). Questa tipologia di passaggi sono prettamente in verticale e ciò non permetto alla squadra di salire in modo armonico ma le impone di annullarsi perché velocizzano la giocata, costringendo le due mezzali a un lavoro di costruzione che ne limita la produzione offensiva (un solo key pass sia per Hamsik, più il lancio per il gol, che per Zielinski) e gli uomini offensivi che ricevono il secondo passaggio (solitamente gli esterni) a giocare contro una difesa schierata, solitamente in uno contro uno-due. Il risultato che ne consegue è che il Napoli  soffre le squadre che giocano basse e compatte, soprattutto in zona centrale perché non ha sbocchi di passaggio se non sulla sovrapposizione dell’esterno difensivo. Altra risultante che ne consegue è quindi il cross (33, ieri sera), variante di gioco difficilmente sfruttabile puntando su Mertens centravanti.

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Napoli: arancione ———– Besiktas: blu

Dall’immagine sopra riportata possiamo notare come il Besiktas, a destra, più che rispondere caricando il lato destro, ha deciso di riempire lo spazio centrale in modo da limitare i servizi che dalla sinistra giungevano verso il centro. La marcatura a uomo su Jorginho, affidata al numero 20 in questa rappresentazione, ha permesso alla squadra turca di riuscire a recuperare velocemente le posizioni a ogni attacco degli uomini di Sarri, in modo da mantenere sempre la superiorità numerica sulle linee di passaggio.

Il Napoli privato, seppur per ragioni diverse, di Raul Albiol Jorginho è costretto a giocare su strade obbligate e piene di avversari. Il Napoli carica tutto il suo gioco (il 40%, secondo le statistiche) sulla fascia di Insigne e Ghoulam, che diventano prevedibili quando non possono essere assistiti nei giochi a tre da Hamsik (risucchiato dietro, o comunque costretto ad arrivare con un attimo di ritardo per il discorso fatto sopra). Questa inclinazione, che fino a poco tempo fa abbiamo lodato come vero punto di forza degli azzurri, diventa segno di difficoltà nel momento in cui viene ricercata comunque nonostante non stia portando a buoni frutti. Insigne ha creato solo due occasioni (altrettanti key passes) in tutta la partita; Ghoulam, al di là dei calci d’angolo, non è riuscito a crossare in maniera precisa se non in una sola situazione. L’assenza che maggiormente il Napoli accusa proprio in costruzione di gioco sono i triangoli di gioco terzino-mezzala-esterno, assolutamente decisivi per la squadra. Non a caso, il gol di Mertens nasce da una palla giocata da Hamsik con una delle sue giocate principali, cioè con uno spazio di campo abbastanza ampio in cui “pensare” a cosa fare, aiutato anche dal perfetto inserimento di Callejon. Lo slovacco rappresenta infatti una delle vere molle del gioco di Sarri, lasciare prendere spazio ad Hamsik significa infatti azionare le migliori giocate del Napoli.

L’analisi dei gol subiti – Il primo gol è un evidente errore di concetto, di applicazione dei principi difensivi. L’errore a catena comincia nel momento in cui Insigne, con Ghoulam costretto a uscire sul terzino del Besiktas, si perde completamente Quaresma. Sul portoghese esce Koulibaly, che crea scompenso al centro; Chiriches potrebbe intervenire ma non lo fa, Maggio non è veloce nell’interpretare il possibile inserimento di Adriano alle sue spalle e Callejon, per una volta, non riesce a chiudere in tempo. Il secondo gol nasce invece da una palla sanguinosa giocata all’indietro circa all’altezza del controcampo da Jorginho, regalando di fatto un occasione più unica che rara all’attaccante del Besiktas. In questo caso l’errore tecnico è evidente. Il terzo nasce da un calcio di punizione dalla trequarti su cui la difesa non è stata impeccabile, soprattutto nello scivolamento verso il secondo palo nonchè Reina che sarebbe potuto uscire in ricerca della palla. Gol che, per dovere di cronaca, era viziato da un fuorigioco non impossibile da leggere.

L’annotazione finale – La scelta di schierare nelle vesti di falso nueve ha prodotto dei risultati tutto sommato convincenti. Questa scelta ha difatti contribuito ad accorciare la squadra e, quindi, a risolvere quello che è il suo problema principale in questo momento. La squadra rispetto alle precedenti uscite è riuscita a manovrare in modo più produttivo e concreto, seppur penalizzata da errori arbitrali e demeriti personali. Ci riferiamo nello specifico a Raul Albiol e Jorginho, per motivi diversi rappresentano le vere mancanze di questo Napoli. Le loro assenze pesano probabilmente più di quella di Milik. Nonostante la sconfitta è giusto salvare il positivo cercando di agire per correggere ciò che invece ancora non funziona. Sarri dovrà ricompattare il gruppo e lavorare molto intensamente per sgombrare la testa dei calciatori da pensieri depressivi ridando loro, attraverso novità tattiche, nuove certezze su cui costruire la rinascita. Chiudiamo con Gabbiadini, il ragazzo ha dimostrato un’apprezzabile cattiveria e quindi potrebbe vestire lui i panni di terminale offensivo durante le prossime uscite. Se riuscisse infatti ad arretrare il proprio raggio di azione potrebbe collaborare maggiormente alla manovra favorendola in imprevedibilità, inoltre sfruttare un gioco offensivo che richiede la presenza della punta fredda e cinica che lui può essere. E’ tutto una questione di testa, su questo dovrà lavorare il mister anche per far tornare il sorriso ad Insigne.

 

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fonte foto: www.whoscored.com

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