Ritorna l’appuntamento con la rubrica di MondoNapoli denominata “Numeriamoci su” nella quale, il giorno dopo ogni partita del Napoli, andremo rivivere il match degli azzurri valutandolo dal punto di vista tattico e statistico. Un analisi utile per comprendere ed approfondire le scelte di Sarri e dell’avversario di turno.
Ieri, in un San Paolo vestito con gli abiti delle grandi occasioni, il Napoli ha ospitato la Roma nel consueto derby del sud, dando vita ad una partita ricca di contenuti seppur avara di punti. Sarri ha affidato le redini dell’attacco a Gabbiadini, in virtù dell’assenza forzata di Milik, e alle sue spalle ha optato per Insigne e Callejon; ha confermato inoltre il pacchetto dei mediani schierando Alla, Jorgihno, Hamsik. Spalletti risponde adottando una tattica, rivelatasi poi vincente, caratterizzata dalla dinamicità di azione di Florenzi, il quale come vedremo ha creato problemi significativi al gioco azzurro.

I demeriti del Napoli – Prima di entrare nel dettaglio dell’analisi della partita azzurra è importante evidenziare dei dati statistici che riassumono il corso dell’intera partita. L’accuratezza nei passaggi è stata 87% a 83% in favore della banda di Sarri, le conclusioni verso la porta dicono 21 a 14 e dicono anche però che, di queste 21, solo 5 sono arrivate alla fine della propria traiettoria senza incontrare una deviazione. Da quest’ultima statistica si evince una primissima spiegazione: il Napoli ha costruito tante occasioni potenziali, ma ha sempre avuto di fronte una Roma schierata, difensivamente organizzata. Potremmo anche dire, senza pericolo di essere smentiti o contraddetti, una difesa o meglio ancora un movimento difensivo avversario chiuso a doppia mandata. Chiarito questo concetto, importante per una ricostruzione completa dei fatti, il Napoli non è riuscito a rispondere in modo efficace alle contromosse preparate dal tecnico della Roma. Ad essere stata insufficiente non è stata tanto la manovra di costruzione offensiva (i 21 tiri in porta in una partita sono l’evidenza che la squadra di ha avuto e ha gestito male le sue occasioni), ma la difficoltà nel contenimento dei due esterni e dalle pessime letture del gioco di imbucate del trio di centrocampo giallorosso. Analizzando la partita prima che prendesse poi una piega irreversibile, cioè dopo il terzo gol di Salah, le 12 conclusioni in porta concesse alla Roma nascono da iniziative dei due esterni o da una palla centrale delle due mezzali giallorosse, che a fine partita risulteranno i calciatori di Spalletti con il maggior numero di palloni toccati (57 Paredes, 53 De Rossi). Uno dei problemi che ieri si è evidenziato in modo evidente è che il trio di mediani –Allan-Jorginho-Hamsik– non ha praticamente effettuato quel filtro a centrocampo fondamentale per gli equilibri della squadra. I tre, infatti, hanno collezionato la miseria di soli 9 eventi difensivi di lettura situazionale ( palle intercettate, spazzate o bloccate).
A questa considerazione dobbiamo aggiungere anche la sofferenza che il Napoli ha accusato nel gestire una posizione tattica come quella assunta da Florenzi. Il romanista è stato un autentico moto perpetuo sulla fascia coprendo, di fatto due ruoli. In fase di spinta il terzino tuttofare si alzava altissimo andando sulla linea, e anche oltre, dei mediani dando ancor più spinta alla manovra. In fase passiva poi, accorciava fino schiacciarsi sulla linea difensiva a tre dei compagni, dando così maggior copertura e limitando più possibile gli spazi che gli azzurri avrebbero potuto sfruttare sugli esterni. Questa posizione ha letteralmente messo in crisi la banda di Sarri, una novità tattica vincente che ha creato problemi sia ai mediani azzurri che agli uomini di attacco. A questa mossa occorreva rispondere dando maggior dinamismo al centrocampo ( vedi la gara con Mertens e Zielinski), sostenendolo quindi con un maggior filtro e velocità di ripartenza.
Altro problema evidenziatosi ieri in modo preoccupante potremmo dire è quello relativo ai cross. Il Napoli ne ha effettuati 37 tentativi sbagliandone 32, un dato eloquente quanto scoraggiante. Su questo punto occorrerebbe ragionare con maggior attenzione prima poi di di valutare la prestazione di Gabbiadini, il quale ha collezionato la miseria di 10 palloni toccati in 55 minuti di gioco, uno ogni 5 minuti; un solo tiro e un solo cross tentato. Gabbiadini non partecipa alla manovra, si fa vedere poco e non può essere pericoloso quando deve vedersela con un centrale più un altro difensore in appoggio. Esiste quindi un problema di adattabilità mentale che, probabilmente, l’ex doriano non dispone ed essendo lui l’unica vera punta rimasta nello scacchiere di Sarri rappresenta un problema importante. A conferma di questa ipotesi basta leggere i dati di Mertens in una posizione di non sua pertinenza: 3 tiri verso la porta, un key pass, 5 cross. Si rafforza quindi il discorso poco prima citato di adattabilità mentale e tattica, che il Napoli ha pagato tantissimo nella prima fase di gioco. Un periodo della partita in cui, semplicemente, si è trovato con un uomo in meno in una zona del campo discretamente importante: quella in cui si devono costruire le azioni che servono a vincere le partite.
I meriti della Roma – Il merito della Roma è stato quello di giocare sul Napoli, cercando di bloccarlo, riuscendoci per una buona parte del tempo di gioco e chiudersi velocemente (e con molti uomini) nei momenti in cui gli azzurri riuscivano a superare la linea dei centrocampisti. Tale dinamica è spiegata in modo evidente dalle statistiche che evidenziano come la Roma abbia totalizzato 93 eventi difensivi contro i 28 del Napoli. Per eventi difensivi, intendiamo palle intercettate, ribattute e bloccate. Questo dato dimostra che in 93 occasioni, la squadra di Spalletti ha fermato un’azione potenziale del Napoli. Spalletti, abilmente quanto furbamente, ha messo in pratico l’unico modo possibile per fermare il Napoli: concedere la superiorità numerica sulla fascia ma aumentare il numero di calciatori nella propria area in modo da rendere difficilmente giocabili i cross, a maggior ragione quando manca il centravanti titolare (37 cross a 12); giocare uno contro uno a centrocampo, con De Rossi più libero da compiti di marcatura perché schierato nella zona di Allan (una sola palla recuperata per il centrocampista giallorosso) e Paredes e Nainggolan a scambiarsi la custodia di Jorginho; Dzeko in avanti a duellare con i difensori azzurri (5 duelli aerei tentati), Salah a tenere basso Ghoulam sulla destra e Perotti schierato a sinistra in modo da sfruttare il pessimo stato di forma di Hysaj (2 dribbling riusciti, 2 key passes e 4 cross tentati per l’argentino, strepitoso nell’uno contro uno) ma anche e soprattutto per “invitare” il Napoli ad attaccare sulla fascia meno creativa, quella dell’albanese e di Callejon, non nel suo stato migliore. In parole più semplici e masticabili Spalletti ha ripercorso le scelte di gioco attuate da Gasperini e Juric con la sola differenza che le sue scelte sono state meno difensive di quelle dei colleghi citati. Ieri, infatti, è toccato addirittura a Maksimovic prendere in mano l’impostazione del gioco (77 passaggi), con un numero di appoggi superiore,anche se di una sola unità, rispetto a quello di Jorginho. Questo il dato statistico fondamentale per avvalorare quanto detto precedentemente. La Roma, bravissima nelle ripartenze, ha deciso saggiamente di non giocare a rincorrere i calciatori del Napoli, ma di aspettarli e chiuderli in modo da poter ripartire potendo sfruttare la tecnica dei suoi calciatori di fascia: una ripartenza su quattro apriva il gioco su Perotti, altre due sulla catena di destra Florenzi-Salah.
L’annotazione finale – Occorre trovare nuove soluzioni. Questa è la frase che sintetizza il tutto e che racchiude il mondo azzurro in evoluzione. L’assenza di Milik deve rappresentare solo l’incentivo per trovare nuove idee tattiche per rispondere all’ormai ripetitivo copione avversario che, però, per la terza volta consecutiva in stagione ottiene risultati importanti. L’identità tattica è un valore quando rappresenta un vantaggio tangibile, quando invece diventa limite personale in contrapposizione ai privilegi avversari allora occorre fermarsi e valutare la situazione prima che degeneri. Le due sconfitte consecutivi rappresentano un allarme soprattutto se queste vengo appesantite dalla monotematicità delle difficoltà avute nelle ultime settimane. Sarri è chiamato a dimostrare ora di essere un maestro non solo nel creare un gioco divertente e coinvolgente ma, anche e soprattutto, anche nel difenderlo dagli attacchi speculativi avversari. Perché questo avvenga è necessario che esplori la profondità della rosa in mediana, da li potranno sbocciare le alternative vincenti per un rinnovato Napoli entusiasmante.
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