EDITORIALE – Croci(ato) e delizie di un mercato che ha spaccato l’opinione pubblica azzurra

Come una bomba che esplode in chiesa è giunta la notizia, nella notte, dell’infortunio di Milik.

Rottura del crociato per il polacco del Napoli e stagione a rischio dopo nemmeno un mese di attività. Ore di apprensione e speranze, poi vanificate, per i tifosi azzurri che hanno convissuto con l’incubo di dover rinunciare alle aspettative di gloria, cullate nonostante la battuta d’arresto di Bergamo. Notte insonne spesa ad interrogarsi su quale possa essere la strategia migliore per affrontare al meglio la stagione, per non aver rimpianti in merito agli obbiettivi programmati ad inizio campionato. Dopo nemmeno 24 ore dal fattaccio le idee restano, chiaramente, confuse e ancora penalizzate dalla comprensibile delusione di aver perso un campione che aveva dimostrato di essere già parte integrante della squadra. Ciò che resta, purtroppo, è il fulmine che ha scosso a ciel sereno ed agitato le anime dei tifosi e certamente anche quella della dirigenza azzurra. Un autentico tzunami che penalizza in modo evidente quanto allarmante le ambizioni comuni di società e tifosi, facendole naufragare in un mare di polemiche in merito ad un mercato evidenziatosi, a conti fatti, incompleto. 

La critica – Come può una squadra di vertice affrontare una stagione, sviluppata su tre competizioni, con soli due attaccanti di ruolo?

Questa è la domanda che ha caratterizzato l’estate rovente del mercato azzurro. Dopo la dipartita del “traditore argentino” il tema relativo all’attacco ha tenuto in apprensione il popolo napoletano. L’arrivo di Milik non ha certamente alleggerito la questione in quanto la permanenza del partner offensivo – Gabbiadini – fino all’ultimo secondo, prima del gong del mercato, è stata in dubbio. Tanti hanno dibattuto sulla necessità di consegnare una terza punta a Sarri, perché le alternative potessero essere maggiori sia dal punto di vista tecnico che tattico. Aspettative tradite da un mercato complesso e tortuoso come un parto. Mercato in realtà caratterizzato anche da diverse luci e non solo da ombre. La linea mediana infatti è stata senz’altro caratterizzata da un ampliamento, finalmente, qualitativo a partire da Zielinski fino ad arrivare ai non ancora utilizzati Rog e Diawara. Luci offuscate e colpevolmente dalle ombre relative al reparto offensivo. Una squadra ambiziosa e vogliosa di lottare per lo scudetto e di ben figurare in Champions non può affacciarsi ad una stagione simile con soli due attaccanti, un errore di valutazione che la sfortuna ha voluto aggravare da una perdita destinata ad essere troppo lunga per non essere notata e subita. I detrattori ora troveranno terreno fertile per infierire in merito alle scelte dirigenziali in sede di mercato, critiche inevitabili che non possono essere leggere e che trovano conferme, purtroppo, nei fatti accaduti. La critica più grave è rappresentata dal fatto che, per l’ennesima volta, la rosa azzurra si è palesata incompleta e non strutturata per partecipare al banchetto dei grandi. 

Vecchi discorsi che tornano attuali, ripetizione maniacale del solito errore strategico rivolto alla fiducia di non subire alcun tipo di sfortuna di sorta nel corso della stagione. Se sbagliare è umano, persevare è diabolico. Sappiamo tutti che a tirar la corda, prima o poi, quest’ultima si spezza. Corda spezzata senza dubbio dall’intromissione del “diavolo” che ci ha messo lo zampino perverso e irriverente. Dare colpa esclusiva però, solo ed unicamente, alla sfortuna sarebbe un errore ancor più grave di quello evidenziato fino ad ora. La crescita prende corpo solo quando si ha la lucidità di analizzare i fatti, attuando una critica costruttiva per oltrepassare l’ostacolo che per ora sta penalizzando la squadra.

È tempo di chiarezza – Fossilizzarsi sulla polemica inerente alle scelte di mercato penalizzanti della società sarebbe un errore pericoloso. Occorre ora più che mai che la società si dimostri forte e capace di fare chiarezza in merito a quelli che dovranno essere i correttivi per supplire alla perdita avuta. Attendiamo ora che la situazione creatasi possa essere risolta nella maniera migliore, valutando ogni mossa per evitare nuovi errori strategici. Puntare su uno degli svincolati disponibili rappresenterebbe una scelta avventata e non risolutiva. La qualità della rosa permette di poter trarre dalla stessa la risposta all’interrogativo imperante delle ultime ore. C’è sempre tempo per dare valore alle scelte compiute, consacrandole attraverso fatti concreti. La società e Sarri sono chiamati in causa in un momento sportivamente drammatico, dalle loro risposte dipenderanno le aspirazioni reali che si potranno cullare da qui in avanti. 

Confidando nella competenza dei nostri dirigenti e tecnici, ci auguriamo che da una matassa di problemi possa sbocciare un trionfo caratterizzato da nuove e vincenti possibilità. Il tempo delle polemiche è terminato, mentre quello delle opportunità è giunto prepotentemente. La sola capacità di afferrarlo per tempo e in modo corretto rappresenta una risoluzione vincente, disperderlo significherebbe uscirne sconfitto due volte senza più margini di recupero.

Ai posteri l’ardua sentenza…..

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