Home Editoriali Editoriale – Il mese di ferro è finito, ora vietato mollare

Editoriale – Il mese di ferro è finito, ora vietato mollare

Tanto atteso, tanto odiato. Febbraio, giudicato da tutti come il mese più duro per il Napoli, si è ufficialmente concluso ieri sera al Franchi di Firenze. Partita difficile nel primo tempo, spettacolare nella ripresa. Un pareggio che da una parte lascia l’amaro in bocca, ma dall’altra permette agli azzurri di mantenere lontane le inseguitrici. Il bilancio di questi ultimi ventinove giorni non è dei migliori: il Napoli, primo con due lunghezze di vantaggio sulla Juventus, si ritrova adesso a dover inseguire, con tre lunghezze di ritardo dai campioni d’Italia in carica.

Tuttavia, poteva andare peggio: due vittorie, due pareggi ed una sconfitta permettono al Napoli di essere ancora saldamente in zona Champions ed al tempo stesso in scia per la lotta al tricolore. Se gli azzurri dovessero battere il Chievo sabato sera al San Paolo tornerebbero a pari punti con la Juventus, in attesa del match dei bianconeri a Bergamo contro l’Atalanta. In città il popolo partenopeo è spaccato a metà: c’è chi ci crede ancora e chi invece si guarda alle spalle, ritenendo di dover allontanare ancor di più Roma e Fiorentina e considerando impossibile il sorpasso ai rivali di sempre. Un dato però è certo: con undici partite ancora da giocare ed un calendario non proibitivo, il Napoli ha l’obbligo di non mollare. Chievo, Palermo, Genoa, Udinese e Verona. Cinque partite nelle quali dover assolutamente fare bottino pieno, con la speranza di recuperare il gap dalla Juventus.

Nonostante un piccolo caso fisico e mentale, anche ieri sera gli uomini di Sarri hanno dimostrato di non voler snaturare il loro modo di giocare contro una delle avversarie più forti del campionato e di voler lottare con le unghie e con i denti per raggiungere a maggio un obiettivo che la scorsa estate nessuno riteneva possibile. Il Napoli c’è, lo ha confermato anche Reina ai microfoni dei giornalisti al termine del match. Ora tocca ai tifosi dimostrare che la città non ha smesso di sognare. Perché i napoletani, nella vita come nel calcio, la speranza non la perdono così facilmente. 

Antonio De Filippo

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