“Per battere l’Athletic al Napoli serve una mentalità vincente. Una mentalità che deve arrivare grazie al contributo di un vero leader carismatico in grado di trascinare la squadra nei momenti di difficoltà non solo con le proprie giocate, ma con il proprio spirito ed il proprio carisma”. E Paolo Di Canio di animo, spirito e carisma se ne intende e come. Oggi fa il commentatore televisivo per Fox Sports, ma fino al 2006 ha fatto sognare i tifosi da attaccante di razza. Se lo ricordano bene anche a Napoli. Dove ha vestito la maglia azzurra per un solo anno – stagione ’93-94 -che però gli è valso l’amore di quel pubblico, soprattutto grazie ad un gol storico realizzato contro il Milan.
Che partita dovrà fare il Napoli a Bilbao?
“Vista l’andata il Napoli dovrà stare attento perché l’Athletic Bilbao lo ha messo in difficoltà sul ritmo. Dovrà restare compatto, senza l’ossessione di fare gol subito. Quelle di Benitez sono squadre che fanno il loro gioco a viso aperto. Bisogna solo fare attenzione alle ripartenze e a non perdere palloni pericolosi in fase di transizione“.
Come si vincono queste partite da dentro o fuori su campi così difficili?
“Serve innanzitutto una mentalità forte. Ci vogliono giocatori che non avvertono la tensione o l’ansia di non farcela. Alcuni giocatori possono trasmettere la giusta fiducia ai compagni. Devono essere tranquilli e non pensare a fare gol subito. Può bastare anche segnare alla fine, l’importante è farne uno più di loro o almeno pareggiare con più di due gol”.
Chi deve prendere per mano questa squadra?
“Se devo trovare un difetto a questa squadra è proprio quello di non avere un vero leader carismatico in campo. Il Napoli ha tanti “leader del fare”: l’impegno di Higuain e lo spirito di sacrificio di Hamsik. Non vedo un vero leader emotivo alla Gattuso, uno che sproni i compagni nei momenti di difficoltà. Quando le cose non vanno bene serve un giocatore che dia la scossa anche con le parole per suonare la carica. E credo che se il Napoli non riesce a fare l’ultimo salto di qualità è proprio perché gli manca questo tipo di giocatore”.
Quello avuto da Higuain dopo la gara di andata è stato un atteggiamento da leader?
“Bisognerebbe capire come poi sia stata veicolata questa rabbia al resto del gruppo. Se è stato solo uno sfogo può dare fastidio, perché può sembrare che abbia voluto gettare la croce addosso agli altri. Se invece ha continuato a spronare gli altri, allora può essere un bel segnale”.
Come giudica la reazione di Insigne ai fischi del San Paolo?
“Mi sembra un problema che c’è già da un po’ di tempo. Credo sia entrato nel mirino dei tifosi ed è un vero peccato perché ci mette l’anima. È già successo anche in altre piazze. È come quando sei in famiglia e a sbagliare sia un figlio. Capisco il grande stress da parte del ragazzo che si sente sotto pressione. Per quel che riguarda il gesto rivolto ai tifosi, non credo debba essere condannato, si è trattato di uno sfogo in un momento di pressione. Meno bello, invece, il fatto che abbia tolto e gettato la maglia: si tratta di un simbolo”.
Quindi che soluzione vede?
“O i tifosi napoletani capiscono che il ragazzo va trattato come gli altri giocatori, oppure credo si debba pensare anche ad un futuro di Insigne lontano da Napoli. È un giocatore che si esprime al massimo se e quando ha un ambiente che lo fa sentire sereno e non lo distrugge quando fa qualcosa di sbagliato. Ha sempre bisogno dell’applauso del pubblico anche quando commette un errore, un talento puro ma fragile”.
Benitez è il vero valore aggiunto di questo Napoli?
“L’incredibile eliminazione dalla Champions l’anno scorso, nonostante la squadra non avesse i valori delle grandi d’Europa, è stata la dimostrazione delle qualità di Benitez. Ho solo dei dubbi sulla sua resa sul lungo periodo: è un bravo stratega ma non sempre riesce a vincere perché se non hai difesa ferrea in Italia sei sempre esposto alle ripartenze”.
Michu e De Guzman sono già arrivati, Fellaini, Sandro e Lucas nel mirino. Tutti provengono dalla Premier: quanto conta l’esperienza nel campionato inglese?
“I giocatori che provengono dalla Premier possono dare un grande contributo al progetto Napoli: sono abituati a certi ritmi e a non staccare mai la spina. Hanno l’attitudine a giocare sempre a 300 all’ora ogni 3 giorni”.
Fonte: Il Mattino