Spiragli tattici Vol.8: Il leader calmo

Con Napoli-Sassuolo, ultimo atto di una commedia ben recitata dal Napoli in quest’inizio stagione, si è concluso il primo tour de force azzurro. Dalla Fiorentina al Liverpool, passando per le due trasferte di Torino e la Stella Rossa, la squadra di Ancelotti ha il destino nelle proprie mani: è seconda in campionato e prima nel girone di Champions.

Gioco di posizione 

Se c’è un allenatore italiano che, continuando a lavorare e a crescere, avrà un ruolo decisivo su palcoscenico internazionale quello è sicuramente Roberto De Zerbi.

E’ stato infatti scioccante apprendere come del celebre “gioco di posizione” del neo tecnico emiliano ieri sera si sia visto ben poco. Le cause, a parte la qualità difensiva del Napoli, sono molteplici.

A partire dalle scelte tattiche (dal 4-3-3 il Sassuolo è passato ad un caotico 3-4-3), per finire con quelle di formazione (due registi nello stesso momento).

Locatelli, uno dei due registi neroverdi, è aggredito da Rog. L’unica linea di passaggio, data l”ottima pressione del Napoli, è quella per Magnani (in alto a destra). Ma il numero 73 è messo male con il corpo e, a causa di un’indecisione, perde palla. Ounas segnerà, da quest’azione, il goal dell’1-0.

La squadra neroverde è stata sempre piazzata male, soprattutto a causa della disabitudine al nuovo modulo: questo ha permesso ai partenopei di giocare in semplicità e arrivare in porta senza sforzo, come nelle occasioni di Mertens (al 14′) e Zielinski (al 24′).

Sempre la stessa storia

Per chi segue il Napoli da tempo, il copione sembrava già scritto. Dopo il goal di Ounas e qualche minuto di gestione delle energie, gli azzurri, pur creando palle goal in continuazione, non sono riusciti a chiudere il match.

Su una ripartenza azzurra, Zielinski va in contro al pallone e anticipa Rogerio, in evidente difficoltà. Il terzino brasiliano è posizionato a metà strada tra il polacco e Mertens, entrambi liberi da marcature.

Il disordine difensivo del Sassuolo, in effetti, avrebbe permesso una goleada: i difensori neroverdi erano sempre incerti nelle marcature, in ritardo nel pressing e in difficoltà sui contropiedi guidati da Verdi, che ha preso spesso una posizione da trequartista.

Del secondo tempo c’è ben poco da analizzare tatticamente, i gesti tecnici hanno fatto la differenza: i salvataggi di Ospina tengono in vita il Napoli sull’1-0, per poi permettere a Lorenzo Insigne, entrato per Ounas, di raddoppiare e sigillare la gara in via definitiva.

Il fu Amadou Diawara

Tuttavia, un protagonista in negativo della serata tutto sommato tranquilla di Napoli-Sassuolo è stato Amadou Diawara, che, è inutile negarlo, ha subito un’involuzione unica.

Gli alibi per l’anno passato ci sono tutti: la concorrenza di Jorginho e un allenatore (Sarri) che gli concedeva scarso minutaggio.

Ma ora il rendimento del numero 42 è incomprensibile: Hamsik ha dimostrato di non essere impeccabile nel ruolo di regista, Ruiz stesso è arrivato da pochi mesi.

Il Sassuolo fa possesso palla nella metà campo azzurra. Il Napoli è compatto, ma Diawara sbaglia i tempi d’uscita e sgretola il centrocampo. Il guineano resta a metà tra Magnanelli e Boateng, non producendo nulla al di fuori della creazione involontaria di una nuova linea di passaggio in favore dei neroverdi.

Eppure anche un manager adito al turnover come Ancelotti gli preferisce tutti questi elementi. La partita in chiaroscuro contro il Sassuolo è tutto un programma: giallo evitabile, pochissimi palloni recuperati, fase offensiva stentata.

La carta d’identità segna solo 21 anni e sentenziarlo a quest’età sarebbe ridicolo, ma le difficoltà sono evidenti. E devono essere risolte. Prima che anche Diawara cominci a chiedersi: dov’è finito il vero Amadou?

Bilanci

E’ già tempo di bilanci. Il primo mese e mezzo di stagione è volato via e i cambiamenti di Carlo Ancelotti si toccano con mano. Ogni calciatore della rosa ha avuto una chance da titolare (eccetto gli infortunati) e lo stile di gioco è radicalmente mutato.

Dal 4-4-2 all’evoluzione di Insigne punta, le azioni di Re Carlo stanno sortendo gli effetti sperati: il Napoli ha vinto ben sei gare su otto (e non ha mica affrontato Frosinone, Bologna, Chievo, Udinese?) in Serie A e ottenuto quattro punti su sei in Champions.

I cambiamenti di Carletto sono evidenti: meno possesso palla, un calcio più diretto, fatto di continui ribaltamenti di fronte. Ed infatti sono ben 12 i tiri effettuati verso la porta di Consigli.

Il calendario non è mai stato favorevole. Eppure, in qualche modo lo strano misfatto sorteggiato dal computer della Lega ha motivato gli azzurri. All’ombra del Vesuvio si respira aria di competitività su tutti i fronti possibili.

Il tutto grazie ad un uomo e alle sue idee, che ha saputo adattare alla squadra al momento giusto. Carlo Ancelotti ha sempre avuto ragione grazie alle letture tattiche, marchio di fabbrica di quello che a Napoli è tornato ad essere il leader calmo.

 

 

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