Con Napoli-Sassuolo, ultimo atto di una commedia ben recitata dal Napoli in quest’inizio stagione, si è concluso il primo tour de force azzurro. Dalla Fiorentina al Liverpool, passando per le due trasferte di Torino e la Stella Rossa, la squadra di Ancelotti ha il destino nelle proprie mani: è seconda in campionato e prima nel girone di Champions.
Gioco di posizione
Se c’è un allenatore italiano che, continuando a lavorare e a crescere, avrà un ruolo decisivo su palcoscenico internazionale quello è sicuramente Roberto De Zerbi.
E’ stato infatti scioccante apprendere come del celebre “gioco di posizione” del neo tecnico emiliano ieri sera si sia visto ben poco. Le cause, a parte la qualità difensiva del Napoli, sono molteplici.
A partire dalle scelte tattiche (dal 4-3-3 il Sassuolo è passato ad un caotico 3-4-3), per finire con quelle di formazione (due registi nello stesso momento).
La squadra neroverde è stata sempre piazzata male, soprattutto a causa della disabitudine al nuovo modulo: questo ha permesso ai partenopei di giocare in semplicità e arrivare in porta senza sforzo, come nelle occasioni di Mertens (al 14′) e Zielinski (al 24′).
Sempre la stessa storia
Per chi segue il Napoli da tempo, il copione sembrava già scritto. Dopo il goal di Ounas e qualche minuto di gestione delle energie, gli azzurri, pur creando palle goal in continuazione, non sono riusciti a chiudere il match.
Il disordine difensivo del Sassuolo, in effetti, avrebbe permesso una goleada: i difensori neroverdi erano sempre incerti nelle marcature, in ritardo nel pressing e in difficoltà sui contropiedi guidati da Verdi, che ha preso spesso una posizione da trequartista.
Del secondo tempo c’è ben poco da analizzare tatticamente, i gesti tecnici hanno fatto la differenza: i salvataggi di Ospina tengono in vita il Napoli sull’1-0, per poi permettere a Lorenzo Insigne, entrato per Ounas, di raddoppiare e sigillare la gara in via definitiva.
Il fu Amadou Diawara
Tuttavia, un protagonista in negativo della serata tutto sommato tranquilla di Napoli-Sassuolo è stato Amadou Diawara, che, è inutile negarlo, ha subito un’involuzione unica.
Gli alibi per l’anno passato ci sono tutti: la concorrenza di Jorginho e un allenatore (Sarri) che gli concedeva scarso minutaggio.
Ma ora il rendimento del numero 42 è incomprensibile: Hamsik ha dimostrato di non essere impeccabile nel ruolo di regista, Ruiz stesso è arrivato da pochi mesi.
Eppure anche un manager adito al turnover come Ancelotti gli preferisce tutti questi elementi. La partita in chiaroscuro contro il Sassuolo è tutto un programma: giallo evitabile, pochissimi palloni recuperati, fase offensiva stentata.
La carta d’identità segna solo 21 anni e sentenziarlo a quest’età sarebbe ridicolo, ma le difficoltà sono evidenti. E devono essere risolte. Prima che anche Diawara cominci a chiedersi: dov’è finito il vero Amadou?
Bilanci
E’ già tempo di bilanci. Il primo mese e mezzo di stagione è volato via e i cambiamenti di Carlo Ancelotti si toccano con mano. Ogni calciatore della rosa ha avuto una chance da titolare (eccetto gli infortunati) e lo stile di gioco è radicalmente mutato.
Dal 4-4-2 all’evoluzione di Insigne punta, le azioni di Re Carlo stanno sortendo gli effetti sperati: il Napoli ha vinto ben sei gare su otto (e non ha mica affrontato Frosinone, Bologna, Chievo, Udinese?) in Serie A e ottenuto quattro punti su sei in Champions.
Il calendario non è mai stato favorevole. Eppure, in qualche modo lo strano misfatto sorteggiato dal computer della Lega ha motivato gli azzurri. All’ombra del Vesuvio si respira aria di competitività su tutti i fronti possibili.
Il tutto grazie ad un uomo e alle sue idee, che ha saputo adattare alla squadra al momento giusto. Carlo Ancelotti ha sempre avuto ragione grazie alle letture tattiche, marchio di fabbrica di quello che a Napoli è tornato ad essere il leader calmo.