L’Analisi – La sindrome dell’abbandono

È un Napoli stanco fisicamente quello che lascia il Bentegodi dopo lo scialbo pari a reti bianche contro il Chievo. Benedetta sosta anche se non lo sarà per tutti.

Agli azzurri non è riuscita l’impresa di fare 34 punti in 12 giornate e lo zero a zero contro l’undici di Maran regala comunque la conferma del primato ma con un solo punto di vantaggio sulla Juventus, ormai sempre più alle calcagna degli azzurri. Insigne e compagni non sono riusciti a spostare il pullman posizionato con i cardini dai clivensi che hanno svolto una gara accorta senza mai rischiare veramente e senza mai rendersi pericolosi dalle parti di Sepe. Esordio per il portiere azzurro quest’anno bagnato da tanta inoperosità ma da buona personalità specialmente nei rilanci. La scuola Reina in questo fondamentale sembra fargli bene. Ma se quella di Sepe la si può annoverare tra le note liete di giornata, ben diverso è il giudizio per il resto della squadra.
A fine gara Sarri ha parlato delle assenze di Milik (che ieri avrebbe fatto comodo contro i corazzieri clivensi) ma sopratutto dell’assenza di Faouzi Ghoulam con la malinconia di chi si sente sedotto e abbandonato. “Ci manca anche negli allenamenti” ha sentenziato il mister. Parole forti. Un chiaro sintomo della sindrome dell’abbandono che fu anche oggetto di un film dello stesso De Laurentiis (Manuale d’Amore) e a tutti ha ricordato un po’ il Carlo Verdone di quelle scene. Un segnale non proprio edificante per un tecnico e una squadra che deve dimostrare maggiore maturità anche di fronte, ahi noi, alle disgrazie sportive. Gli infortuni fanno parte del gioco, ma bisogna sapersi far trovare pronti con le alternative, anche se il tempo è stato poco per assorbirli. È apparso chiaro ieri come non solo Sarri ma anche tutti gli altri azzurri, sulla catena di sinistra, cercassero con lo sguardo l’algerino e le sue falcate a spaccare la difese avversarie. E invece, non ce ne voglia Mario Rui, ma nel vedere il portoghese un po’ di malinconia ha colto anche Insigne e compagni che hanno provato ad inventarsi qualcosa ma con scarsissimi risultati.
Non è stata però solo la sindrome dell’abbandono a negare la vittoria ieri. Gare così in passato gli azzurri le avrebbero perse, non lo neghiamo. È apparso stanco il Napoli dopo lo sforzo profuso contro il City. Guarda caso i due pareggi in campionato, entrambi a reti bianche, sono avvenuti proprio dopo le gare contro gli inglesi. Un caso? Forse no. Avversari come i Guardiola’s boys tolgono energie non solo mentali ma soprattutto fisiche perchè ti fanno correre a mille e se poi tre o quattro giorni dopo devi provare a correre di più per nascondere la palla a chi ti fa ostruzionismo, beh diventa difficile. Soprattutto quando gli interpreti non cambiano.
Ecco l’appunto a Sarri, se tale lo si può chiamare, che ci sentiamo di fare per questo match. Ha chiesto l’ultimo sforzo ai suoi ragazzi prima della sosta, pensando che le energie mentali avrebbero sopperito a quelle fisiche. Ha cercato nel palleggio la chiave per stanare dal parcheggio il pullman clivense e invece…. forse ieri più del palleggio, con un Jorginho stanchissimo e uno Zielinski irriconoscibile, ieri serviva un po’ di fisicità in più con Rog ad esempio e magari inserendo Ounas un po’ prima per creare quel diversivo che nei minuti finali stava sortendo qualche leggero scricchiolio nel muro davanti a Sorrentino.
La sosta servirà a Sarri per riflettere ma soprattutto per cercare nuove alternative al gioco che ha perso un anello importante della catena che va saldata nuovamente. Certo non tutti saranno agli ordini del tecnico azzurro, visto che giocatori come Insigne e Jorginho andranno a perorare la causa della Nazionale italiana mentre altro svolgeranno amichevoli più deleterie che utili in vista di un Mondiale lontano però ancora più di sei mesi.
Ora più che mai Sarri dovrà risollevare la tenuta di questa squadra che finora ha fatto cose egregie e non deve vivere della sindrome dell’abbandono ma neanche di quella di Stendhal che le ha tolto le forze, fino allo svenimento, dopo aver visto la bellezza del City di Guardiola.

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