Home Interviste Capello: “Vi racconto di quando io, Totti e Maradona incontrammo il Papa”

Capello: “Vi racconto di quando io, Totti e Maradona incontrammo il Papa”

Il volto noto Fabio Capello rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di “Repubblica” dove racconta un momento passato con Diego Armando Maradona: “Qui, il 25 novembre, ho appreso la triste notizia, un vero colpo…Maradona faceva cose in campo che gli altri calciatori nemmeno pensano…”.

Il primo ricordo di Diego Armando Maradona – “Eh, una cosa che mi fa sorridere e non ho detto mai pubblicamente prima d’ora e che spiega un personaggio unico”.

“Dunque, nell’ottobre del 2016 a Roma si organizzò la partita della Pace, voluta dal Papa per aiutare i territori terremotati. Io fui chiamato ad allenare una delle due squadre. Nella mia, tra gli altri, giocavano Francesco Totti e Diego Maradona. Insomma, c’era un orario da rispettare nel quale ci saremmo visti tutti. Diciamo le cinque della sera. Aspettavamo il Papa. Ma niente. Cinque, dieci, venti, trenta minuti. Niente. E non c’era neppure Diego. Cominciavamo a guardarci l’un l’altro quando, all’improvviso, sorridenti e tranquilli, compaiono, insieme il Papa e Maradona, quasi fosse la cosa più normale del mondo. Ci mettemmo tutti a ridere, solo Diego poteva fare una cosa simile. E non finisce qui”.

Cosa accadde all’Olimpico? – “Maradona, ovviamente, vista l’età, non riusciva a tenere il campo, non ce la faceva. Era comunque una partita su un terreno di gioco regolare, undici e undici.

Così, a un certo punto, volevo chiamare il cambio. Mi sembrava una cosa naturale per lui e tra l’altro anche per fargli tributare una ovazione. Macchè… Faccio: “Diego, dai ora esci”. E lui, categorico. “No”. Ok lascio passare ancora dei minuti e riprovo: “Diego, va bene così, vieni in panchina”. E lui: “Noooooo”. Faccio ancora un tentativo: “Prenditi un po’ di riposo, ora”. E lui: “No, no, no”. Ecco, non ci fu verso. Questo era Maradona, nato per giocare a calcio, innamorato pazzo del calcio, perché il calcio era la sua vita”.

Che caratteristiche aveva per essere il migliore? – “Come giocatore tutto. Aveva tiro, lancio, dribbling, contrasto, forza fisica, vedeva il gioco lungo e quello corto. Era fantastico. Zero punti deboli. Come capitano era uno che trascinava la squadra e faceva fare ai compagni qualcosa di più di quello che era nelle loro possibilità, li faceva andare oltre i loro limiti. E loro lo seguivano come un sol uomo perché quando hai uno che è più di un leader gli dai i gradi e dici: va bene, comandante, ora dicci cosa dobbiamo fare e noi lo faremo. Che giocate, che gol, che vittorie con Napoli e Argentina. Indimenticabile Diego”.

Exit mobile version