Pistocchi: “A Siviglia intervistai Diego e mi scioccò la sua risposta, era molto fragile”

Il noto giornalista Maurizio Pistocchi ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni de “I Tirapietre”, un programma condotto da Luca Cirillo e Donato Martucci e che va in onda sulle frequenze di Radio Amore Campania soffermandosi sulla morte del Diez e alcuni ricordi: “Nel luglio del 1984, quando Maradona è arrivato a Napoli, ero a Cesenatico al mare. Stavo molto bene all’epoca. Quando invece ho avuto la notizia della morte di Diego, ero a casa a Milano mentre stavo lavorando: l’ho letta sul cellulare, non mi sembrava possibile. Maradona è morto un sacco di volte nel 17 marzo del 1991, molto strana positivo all’antidoping, a Dallas quando la Fifa lo ha usato e poi gli hanno teso il trappolone. E invece questa volta era vero. Ci ha colti di sorpresa. Da tempo viveva una situazione compromessa. Penso che in realtà Maradona non andrà mai via, ha segnato un periodo importante del calcio. Concordo con il poeta Henry Scott Holland quando dice “Non sono andato via, sono solo nascosto nella stanza accanto“. Avremmo sempre la sensazione che possa ritornare tra noi. A Siviglia lo intervistai, era il 16 febbraio del 1993: un’ ora in esclusiva mondiale. Un’emozione grandissima, una persona fortissima ma debole. Gli chiesi a un certo punto: “Ti dispiace di non essere stato un esempio per i giovani. Lui mi disse una frase indimenticabile: “Io sono nato nel Barrio più povero di Buenos Aires. Tutti i miei compagni di giochi o sono morti o sono in galera. Io non posso essere un esempio. Già è tanto se sono ancora vivo”. Faccio fatica ad accettare che non ci sia più. Mi viene un’assonanza con Pantani. Ucciso dai media dopo la squalifica di Madonna di Campiglio e abbandonato da tutti. Io ero a San Siro quando segnò quel gol eccezionale. Quando stoppò quel pallone di petto si fermò San Siro. Uno dei gol più belli della storia anche per la difficoltà ambientale”.

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