Ottavio Bianchi: “Mi avvertirono che, dopo il rinnovo, avrei avuto problemi con Maradona”

Giovedì 14 maggio uscirà l’autobiografia di Ottavio Bianchi «Sopra il vulcano: il campo, lo scudetto, la vita», e proprio Il Mattino ne ha estrapolato un estratto:

“Nel giorno della presentazione a Napoli, estate dell’85, un cronista chiese a Bianchi se il salto dalla provincia a Maradona non lo turbasse: rispose che si sentiva perfettamente a suo agio perché, dopo aver salvato Avellino e Como, si apprestava a guidare una squadra che aveva lottato per non retrocedere nel primo campionato con Diego. L’allenatore mise subito un argine tra sé e il mondo esterno, ma quella maschera coprì a malapena la felicità di Bianchi nel giorno dello scudetto e la sua ira un anno dopo, quando i cronisti gli chiesero di commentare il comunicato letto da Garella contro di lui, l’allenatore con cui gli ex campioni non avevano rapporti. Era furioso ma rispose con ironia: «Cosa faccio ora? Vado in albergo a mangiare». L’ex allenatore («Ho lasciato questo mondo prima dei sessant’anni perché non era più il mio») aveva avvisato Ferlaino: «Appena vinto lo scudetto fate quello che volete, ma non prima: sarebbe estremamente pericoloso». Ma poi – spiega oggi alla figlia cronista – qualche giorno dopo vide il presidente annunciare in tv il rinnovo di Maradona e a quel punto lo spogliatoio implose, con altri calciatori che pretesero i prolungamenti anche dei loro contratti, mentre il capitano scivolava verso l’abisso. L’uomo più serio del clan argentino, il preparatore atletico Signorini, avvertì Bianchi: «D’ora in poi avrà grandi problemi con Diego». Il campione stava precipitando nell’abisso della droga. Per la prima volta l’allenatore rivela un loro duro confronto. «Un giorno, non ricordo cosa avesse combinato, gli dissi che avrebbe fatto la fine di un pugile suonato, allo sbando. Vuoi proprio finire come Monzon? gli chiesi a muso duro». E Diego come reagì? «Lei ha ragione, mi rispose, ma io voglio vivere la vita con il piede che spinge sull’acceleratore. In quel momento mi resi conto che non c’era niente da fare»”.

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