ESCLUSIVA MN – Gaetano D’Agostino: “Ero vicino al Napoli, vi spiego cosa è successo nel 2009. Terzo posto? Manca un tassello importante”

Gaetano D’Agostino, ex centrocampista dell’Udinese attualmente in forza al Benevento, ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni di MondoNapoli.

Il presente di Gaetano D’Agostino si chiama Benevento, in piena lotta per l’accesso in Serie B. Cosa ti ha convinto a scegliere la piazza giallorossa?
“Benevento è una piazza che vuole crescere, piena di progetti e uomini seri. Siamo in corsa per la serie B, c’è una società seria e ora che sono qui posso constatarlo di persona”.                                                                                                                                                                                       

In passato, invece, il tuo nome è stato accostato a diversi club di rilevante importanza. Prima Napoli e Juventus, poi il Liverpool e infine il Real Madrid. Sono state fatte diverse interpretazioni a riguardo. Puoi spiegarci come sono realmente andati i fatti? Il mancato passaggio ad una piazza più “importante” ha influito sul tuo rendimento?
“Al Napoli dissi io di no. Bisogna chiarire però che non era la squadra di adesso, ma un team da costruire. C’era Donadoni, allenatore che io rispetto tantissimo. Il calore della piazza mi piaceva, però attendevo la chiamata da un club più importante. Poi venne la Juve e il Real Madrid. Il Napoli non era la società meravigliosa che è adesso, ma se dovessi rivivere questa situazione col senno di poi sarei in difficoltà. Con la Juve a gennaio era quasi fatta e non si fece più nulla. Del Real posso dire che il mio avvocato ha conservato il biglietto per Madrid, sembrava quasi fatto. Io stesso non ho capito che cosa sia successo. Ho pagato mentalmente questi problemi. A Firenze però, se si considera che ho disputato una buona stagione con cinque gol nell’anno difficile della Fiorentina iniziando con un problemino al ginocchio, la delusione dell’estate prima non ha influito sul mio rendimento. In maglia viola ho bellissimi ricordi. Infine sono andato al Siena dove ho vissuto i tre anni peggiori della mia carriera. Avevo un ottimo rapporto con la piazza, meno con la società”.

Restando in tema di Serie A, che ne pensi della lotta scudetto di quest’anno? Chi vedi favorito per la vittoria finale?
“Io credo nella Roma, però la Juve si sta dimostrando più forte. I bianconeri in più hanno la forza mentale, che difetta negli uomini di Garcia. Contro il Chievo, ad esempio, la Juve ha avuto difficoltà, ma hanno quel cinismo fondamentale per trionfare. Ha perso in Supercoppa ma è andata al San Paolo e ha vinto. Dalle parti di Torino c’è una predisposizione maggiore a cercare la vittoria. La Roma gioca il miglior calcio, ma non ha fatto ancora il salto di qualità che le permetta di essere un vero caterpillar in campionato”.
Il Napoli e il terzo posto. Qualificazione in Champions possibile a tuo parere?
“Le altre squadre si stanno rafforzando, ma non penso che per la corsa al terzo posto ci siano squadre più forti del Napoli. Gli uomini di Benitez secondo me sono favoriti”.
Gli azzurri necessitano di rinforzi a centrocampo, in particolare di un regista che ordini il gioco. Un elemento delle tue caratteristiche può fare al caso di Benitez?
“Un elemento in grado di dettare i tempi di gioco e di verticalizzare è un elemento necessario a tutte le squadre, non solo al Napoli. Le due milanesi non ne hanno, la Roma ha De Rossi anche se lui nasce come mediano, la Juve ha Pirlo. La società azzurra ha Higuain, uno dei centravanti più forte del mondo, Insigne, l’elemento a mio parere più utile della squadra perché ti garantisce la giusta copertura, Inler e Gargano, due mediani che ti garantiscono dinamicità, Jorginho, a mio parere più mezz’ala che regista. E infine una buona difesa, perché il Napoli non subisce troppi gol. Manca, quindi, un giocatore che sappia garantire la giusta interazione tra il reparto difensivo e offensivo”.

Domanda finale. Cosa manca alla Serie A per tornare competitiva come un tempo? Investire maggiormente nei vivai?
“Se lo straniero viene per fare la differenza ben venga. Gli italiani all’estero si contano sule dita di una mano. Più che con il settore giovanile il calcio italiano può rifiorire grazie a stadi e centri tecnici di proprietà. Se si dipende dal comune si fa fatica, poi subentra anche la politica e il calcio passa in secondo piano”. 

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