ESCLUSIVA MN – Avv. Pisani: “A Maradona l’ha ucciso la solitudine. Sicuramente ci sono dei colpevoli. Ecco cosa mi disse prima di morire”

Diego Armando Maradona ha lasciato un vuoto incolmabile nei cuori azzurri. Le polemiche dopo la morte e tanto altro stanno alimentando pagine intere di gossip e maldicenze. Noi della redazione abbiamo raggiunto un’eccellenza napoletana che conosce molto bene il D10S Umano: l’avv. Angelo Pisani. Ecco le sue dichiarazioni

  1. Vorrei partire dal rapporto personale che intercorreva tra lei e Diego. Cosa c’era oltre al rapporto lavorativo? Solo un cliente o un vero amico?

“In verità non si può parlare di un rapporto personale o di un rapporto professionale con Diego Armando Maradona perché il mio rapporto con lui è stato innanzitutto di amicizia e stima reciproca, ma c’era anche tantissima fiducia e complicità. È stato un rapporto particolare, del resto lui non è un uomo comune, non ha mai vissuto seguendo gli schemi quindi un rapporto con un uomo del genere non poteva essere normale. È stato un rapporto speciale perché riusciva sempre a capirmi su ogni tipo di argomento, spesso addirittura ad anticiparmi, l’unica cosa che non è riuscito a fare con me è insegnarmi a cantare. L’aggettivo più appropriato per definire il nostro rapporto è magico. Più che essere io il suo avvocato, ho capito con il tempo che ho avuto la fortuna, l’onore e il piacere di stare accanto al più grande avvocato di tutti, era lui l’avvocato dei deboli, di chi aveva bisogno di essere condotto su una strada giusta; come ho scritto nel mio libro (l’avvocato del D10S ndr.) Diego era l’avvocato di tutti noi. Maradona non si può definire un cliente, tra di noi c’era una scintilla, un’intesa che partiva dagli occhi e finiva nel corpo”

  • Ci sono moltissime ombre sulla morte di Maradona. Girano voci di una pessima abitazione in cui Diego alloggiava, di una caduta post – intervento al cervello. Lei ne era a conoscenza?

“ No non ero a conoscenza della situazione in cui viveva Diego. Se avessi solo immaginato quello che stava passando avrei preso il primo aereo nonostante il covid e sarei andato a salvarlo. A volte porto con me il rimorso che tanti anni fa decisi di non vivere con lui a Dubai, di non seguirlo in giro per il mondo perché in Italia ho la mia famiglia e la mia professione. Il mio posto fu preso dai tanto chiacchierati consulenti e continuo ad avere la sensazione che se gli fossi stato accanto molto probabilmente questo non sarebbe accaduto.”

  • Le colpe del decesso girano tra lo staff medico che lo assisteva, le sue due figlie Giannina e Dalma e l’ex moglie Claudia. Lei cosa pensa al riguardo?

“Devo dire di sì, purtroppo l’hanno lasciato morire. La  sua morte è un forte messaggio al mondo di quanto sia dolorosa la solitudine, di quanto sia importante seguire dei principi per condurre una vita sana. Anche in questo tragico finale dobbiamo cogliere il messaggio metafisico della filosofia Maradoniana. Ci sarà un’inchiesta e dopo le indagini speriamo, che se qualcuno ha sbagliato paghi.
Non solo hanno fatto morire un’icona ma hanno distrutto il cuore di tutti gli abitanti del pianeta. Prima di parlare di responsabilità colposa, di negligenza, o di incapacità dobbiamo aspettare l’esito delle indagini, perché a 12.000 km di distanza conosciamo solo le pagine dei giornali. Tra le tante cose che sentiamo c’è sicuramente una verità, ma prima di incolpare qualcuno c’è bisogno di una attenta analisi. Sono sicuro che la verità verrà a galla.”

  • Sta tenendo banco il discorso sull’eredità. Lei sa di qualche volontà di Diego?

“Tutti parlano dell’eredità di Diego, pur di parlare di lui. Si parla di innumerevoli beni materiali, sicuramente avrà lasciato qualcosina ma la vera eredità di Diego è il nome, il brand, grazie al quale potrebbero vivere decine di generazioni. I figli devono restare uniti, hanno tutti pari diritti e devono cercare di gestire, coltivare, sviluppare ma soprattutto tutelare il nome del loro grandissimo padre.  La volontà di Diego era quella di garantire e preservare i figli e perché no di dare qualcosa in beneficenza, aiutando i più deboli come ha sempre fatto. Diego è sempre stato un uomo infinitamente generoso.”

  • Visto che se n’è occupato in prima persona, sappiamo che Diego è stato assolto dalle accuse da evasore fiscale. Come si è sviluppata questa vicenda? Siete sempre stati fiduciosi o ci sono stati momenti di sconforto?

Qualcuno dovrebbe chiedere scusa a Diego per il calvario che gli hanno fatto vivere. Quella vicenda lo ha veramente distrutto, gli ha inquinato l’anima, lo ha reso triste nel momento in cui si stava rialzando dai mali oscuri che ha sempre combattuto. Diego non è mai stato un evasore fiscale, io sono sempre stato convinto di poterlo tirare fuori da quel mare di insulti, offese, strumentalizzazioni in cui l’avevano cacciato. Purtroppo, nessuno è mai riuscito a difenderlo a dovere e molti si sono fermati alle procedure formali; io ho portato avanti la bandiera di Diego Armando Maradona vittima innocente, perché era vittima di un sistema più grande di lui, utilizzato contro il suo nome, come capro espiatorio per la lotta contro l’evasione fiscale. Siamo riusciti a vincere, sono riuscito a riportare Diego libero a Napoli, a fargli ottenere la cittadinanza onoraria e anche questa volta la giustizia divina ha inginocchiato il sistema del fisco. Diego non doveva nulla a nessuno e così è stato.”

  • Quand’è stata l’ultima volta che ha sentito Diego? E cosa vi siete detti?

“L’ultima volta l’ho sentito qualche mese prima del dramma. Mi chiamò dicendomi di difendere sempre il suo nome e mi disse di stare attento perché non si fidava di nessuno. Voleva che difendessi i suoi figli perché lui teneva tantissimo a tre cose; alla maglia, ai suoi eredi e al pallone. Aveva dei grandi valori che hanno sempre vinto su tutte le strumentalizzazioni e su tutte le dicerie. Mi diceva “Vai Angelone, Vai Angelone”. Mi chiamava così chissà se perché mi ricordava con un po’ di ciccia o perché mi considerava il suo Angelo custode.

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