ESCLUSIVA – Antonio Bene: “Sono fortunato a poter raccontare i fatti, poteva finire peggio!”

“Non si può rischiare la vita per una partita di calcio!”. Quante volte abbiamo ascoltato queste parole, quante volte ci sono incidenti fuori allo stadio, quante volte, dopo pochi giorni, si getta tutto nel dimenticatoio… Escluso in caso di eventi ancora più sfortunati come il caso di Ciro Esposito. Fortunatamente questa volta vi racconteremo di episodio “fortunato”.

Antonio Bene, uno dei due ragazzi aggrediti nel post-partita Lazio-Napoli, ha concesso un’intervista alla nostra redazione, con anche una leggera felicità. Non è pazzo, sa semplicemente che è stato fortunato a superare quei pochi secondi nel modo in cui vi racconteremo, perché in quei pochi secondi potevano succedere altri mille episodi che avrebbero portato, in un modo o nell’altro, a finali ancora più tragici.

Di seguito le parole di Antonio Bene a MondoNapoli:

A che ora è avvenuto l’incontro e dopo quanto tempo vi siete accorti dell’imboscata? 

“Siamo usciti dallo stadio alle 23.30, mentre raggiungiamo la macchina passa all’incirca mezz’ora, e loro sono lì e con un accento non napoletano urlano ‘Forza Napoli’. Capiamo subito la situazione, ma abbassiamo la testa cercando di svincolarci e non cadere in una trappola!”.

Ci puoi raccontare quegli attimi?

Erano sette, otto di loro, io sono stato il primo a ricevere un pugno sotto all’occhio, fortunatamente non sono caduto e così siamo riusciti a scappare. Il mio amico è stato colpito con una pietra sul braccio. A duecento metri c’era la questura e solo questo ci ha salvato. Fortunatamente non ero entrato in macchina altrimenti poteva finire peggio, perché in quei momenti pensi poco e agisci di istinto, oppure loro avrebbero distrutto prima la macchina e poi chissà cosa sarebbe successo a noi…”.

Trovata la fuga siete entrati in contatto con le forze dell’ordine, sono riusciti a riconoscerli?

“Impossibile erano coperti completamente, non abbiamo riconosciuto alcun segno distintivo per dare degli indizi alla polizia. Vi dico che il pugno che ho ricevuto mi è stato dato con un guantone di pugilato, erano scesi per andare in battaglia…”.

Quali sono i traumi riportati?

“Per me si tratta di un ematoma al di sotto dell’occhio, per il mio amico una forte contusione sul braccio. Una volta scampati al pericolo abbiamo ricevuto le cure dall’ambulanza, ma non siamo voluti andare in ospedale. Dovevamo lavorare il mattino seguente e con tutti gli accertamenti si sarebbe fatto troppo tardi. Fortunatamente potevamo tornare a casa, e non volevamo fare altro, il mio amico ha una famiglia, non poteva rimanere lì!”.

Tornerai a vedere il Napoli in trasferta?

“Molto probabilmente non a Roma. Sono andato già tre anni fa e già successero alcuni episodi che non mi sono piaciuti. Valuterò altre zone d’Italia. Io faccio molte trasferte durante la stagione calcistica per seguire il Napoli, vedremo…”.

Vuoi mandare un messaggio a tutti i tifosi del Napoli e non solo?

“Non possiamo rischiare la vita per una partita. Sono episodi che ti fanno passare la voglia di andare a seguire la tua squadra, ma questi non sono tifosi, sono il male del calcio e siamo noi che ci disinnamoriamo e non loro. Non dobbiamo arrenderci, dobbiamo guardare avanti e cercare di capire che è semplice divertimento. Posso consigliare a tutti di andare in trasferta in gruppi, ma non per fare chissà cosa, semplicemente perché certi elementi se vedono un numero folto non si fanno avanti. Io oggi sono fortunato di poter parlare con voi, ma mercoledì per me poteva finire veramente male!”.

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