Delle avvisaglie arrivate dalle partite precedenti c’erano. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che la situazione fosse così complicata. A Eindhoven, il Napoli ha perso la partita e la faccia. Il tennistico 6-2 finale sta anche stretto agli olandesi, che hanno dato l’impressione di poterne fare anche di più. Questo, contro una compagine come quella di Conte apparsa troppo fragile, leggera, incapace di dire la propria sul rettangolo verde al contrario della scorsa annata. Il risultato della gara contro il Psv è molto pesante, ma è il sonoro schiaffo in faccia che arriva quando si sta già lavorando male. Oppure, come il bravo studente che inizia a studiare con superficialità e distrazione. All’inizio può anche andar bene, ma a lungo andare i voti finiranno inevitabilmente per scendere. Ma, non è nemmeno il tempo di leccarsi le ferite, perché sabato al Maradona c’è l’Inter, e la reazione dev’essere immediata.
Forse, il primo segnale di fragilità viene dal miglior match della stagione: Fiorentina-Napoli 1-3. Contro i viola, gli azzurri hanno dominato in lungo e in largo, sovrastando nettamente gli avversari (che va detto, sono in una fortissima crisi). Nei minuti finali della gara del Franchi, gli uomini di Conte hanno staccato la spina. Conseguenza, gol dell’1-3 e finale tesissimo, in cui un ottimo intervento di Vanja Milinkovic-Savic ha addirittura evitato il secondo gol dei padroni di casa. Sarà l’apripista ad una squadra con più armi offensive e uomini a disposizione, ma decisamente più fragile difensivamente e incapace di mantenere tenacia per tutti i 90 minuti di gara. Un qualcosa di impensabile se si guarda alla scorsa stagione, dove i partenopei raramente hanno brillato per gioco, ma non hanno mostrato enormi crepe e quasi mai sbagliato approccio.
Quest’ultima è la parola chiave per individuare le difficoltà della squadra. Dalla gara di Firenze in poi, i partenopei in campionato hanno sempre sbagliato l’approccio alla partita. Pisa, Milan, Genoa e Torino, ogni incontro ha visto gli azzurri entrare in campo con troppa leggerezza e leziosità, per poi cercare di trovare la soluzione nella ripresa, spesso con giocate individuali. E, se contro i nerazzurri ed i rossoblù è andata bene, non si può dire lo stesso nelle uscite contro rossoneri e granata. In particolare, la gara dell’Olimpico ha visto l’apice di questo andazzo, con una compagine fin troppo superficiale, sia nel gol subito che nella reazione. Quantomeno, nei match precedenti c’è stata una reazione convincente. Questi segnali di vitalità, lasciavano pensare che le problematiche fossero dovute perlopiù alla gestione della rosa, all’assenza di qualche uomo e comunque risolvibili con il tempo. Tutto spazzato via dal tremendo 6-2 subito dal Psv.
Prima di parlare della trasferta di Eindhoven, è però giusto soffermarsi sulle altre due gare di Champions League: Manchester City e Sporting Lisbona. Al contrario di quanto visto in Serie A, i partenopei non hanno sbagliato approccio. All’Ethiad, gli uomini di Conte sono partiti molto forte, salvo poi venire meno a causa dell’espulsione di Di Lorenzo. Tuttavia, fino al gol subito da Haaland, gli azzurri hanno intrapreso una strenua e contiana difesa, inchiodando per quasi un’ora gli Sky Blues sullo 0-0. Contro i portoghesi, è arrivata invece una prestazione piena e molto focalizzata. La gara contro i Leoes si è rivelata essere molto tattica e chiusa, con poche occasioni per parte. In un contesto del genere, ottenere i 3 punti dopo aver subito la rete dell’1-1 restituisce l’immagine di una squadra capace di imporre la propria autorità.
Quest’altra parola chiave è stata la più grave mancanza della trasferta olandese. Al contrario di ciò che dice il risultato, il Napoli ha anche approcciato bene. I primi minuti hanno subito restituito l’immagine di una partita molto aperta, di quelle in cui fioccano occasioni da una parte e dall’altra. Una dimensione nella quale gli uomini di Conte si sono anche calati abbastanza bene, pur con qualche scricchiolio in difesa a cui si è però fatta l’abitudine. Non a caso, la partita è stata aperta proprio dagli azzurri, grazie ad un colpo di testa di Scott McTominay. Pochi minuti dopo però, è arrivato lo sciagurato autogol di Buongiorno e da lì il buio totale. Il resto della sfida, ha visto giocare solo i biancorossi, per giunta con grande volontà e dedizione. Riallacciandoci alle altre due sfide di Champions, è mancato (e di molto) il mordente.
Se nelle prime due sfide europee i partenopei hanno dimostrato un’enorme forza di volontà, in questa si sono arresi troppo facilmente. È il capolinea di un percorso insalubre e che necessita di essere cambiato. Non si può ridurre tutto alla gestione degli uomini, al mercato, al modulo o ancora agli assenti, mancano le fondamenta. La squadra è troppo leggera, non ha la capacità di battagliare vista nell’ultima annata. Bisogna trovare delle nuove soluzioni per affrontare una stagione molto difficile come questa. L’anno scorso non deve illudere. È arrivato sì uno scudetto meritatissimo, ma al termine di un rush finale combattutissimo, dove ad avere la meglio è stata la formazione in grado di gestire meglio la tensione nervosa. Ma, era evidente che servisse apportare delle modifiche di gioco e di impianto. Queste, al momento non si sono viste. Oppure, si sono rivelate insufficienti.
Intanto, il Maradona mette davanti una sfida che in questo momento si preannuncia difficilissima: Napoli-Inter. Il nuovo tecnico dei nerazzurri Cristian Chivu ha da subito eliminato le scorie della passata stagione. Oggi, la Beneamata vince e soprattutto convince, giocando con presenza. Il calciomercato, ha poi aggiunto al motore elementi come Bonny, Sucic e Akanji, oltre al canterano Pio Esposito. Ne risulta una squadra migliorata negli interpreti, che ha da subito ripreso il percorso che si era interrotto nella scorsa annata. In estate si era pensato ad una Inter transitoria, nella quale doveva nascere un nuovo corso. Questo, è stato trovato subito, e una gara come quella di sabato può essere il definitivo trampolino di lancio verso un futuro luminoso.
Per il Napoli, questo big match sarà invece una vera e propria ultima spiaggia. Almeno per quanto riguarda l’obiettivo di vivere una stagione ai massimi vertici. Le ultime uscite lasciano presagire al peggio, ma quale miglior occasione di rimettersi in carreggiata se non contro un’avversaria di primissimo livello. Un’eventuale vittoria potrebbe immediatamente scacciare la crisi e far osservare alle precedenti uscite come un incubo passato. In caso di parità, si sarebbe quantomeno spento l’incendio. Le cicatrici del ko di Eindhoven rimarranno, ma potrebbero messe da parte se verranno implementate le giuste soluzioni. Lo scenario peggiore, ovvero quello della sconfitta, potrebbe trascinare gli azzurri in un vortice di difficoltà e di fantasmi. Il sogno del quinto scudetto tramonterebbe. Aumenterebbe invece quello di rendere l’annata molto incerta. Ora, Conte è chiamato a reagire. Ha pochi giorni per domare l’incendio ed uscirne vincitore. O perlomeno, per evitare che si propaghi.





