Il ritiro dal calcio giocato di Marek Hamsik è la chiusura di un pezzo di storia del Napoli

Marek Hamsik ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato. La sua è stata una carriera tutt’altro che di secondo piano, sia per il calcio espresso che per i risultati raggiunti. In particolare, è all’ombra del Vesuvio che ha lasciato i ricordi più belli. Lui, arrivato a Napoli da ragazzino e andato via da uomo, ha segnato un pezzo della storia partenopea, e il suo addio al rettangolo verde è la chiusura di un cerchio, nonostante abbia trascorso questi ultimi anni di carriera in giro per il mondo.

La sua immagine, il suo attaccamento alla maglia e il suo carisma, hanno permesso di ricordare ai tifosi quanto questa squadra fosse grande dopo i duri anni delle fallimento. Soprattutto, ha “formato” una schiera di giovani tifosi che, vedendolo al fianco di più campioni, hanno avuto la fortuna di capire quanto l’attaccamento a questa maglia figuri tra le cose più belle di questo sport.

Arrivato al Napoli nell’ormai lontano 2007, ha da subito preso in mano il centrocampo azzurro. I suoi inserimenti, le sue percussioni e la sua qualità hanno esaltato fin dai primi minuti i supporters, tanto da eleggerlo immediatamente a idolo. Il suo primo gol in Serie A, siglato alla Sampdoria, è un riassunto delle sue abilità. Su uno scambio con Marcelo Zalayeta, penetra in area di rigore mettendo a sedere un difensore avversario per poi piazzarla comodamente. In quella prima stagione del Napoli targato Aurelio De Laurentiis formerà una bellissima coppia insieme al Pocho Lavezzi. La sua pacatezza viene completata dall’esuberanza dell’argentino, permettendo a entrambi di crescere e di scrivere pagine di storia. Non a caso, lo slovacco commetterà un peccato di hybris, segnando una rete al Milan in un coast to coast da stropicciarsi gli occhi.

Per arrivare al successo però, non bastano solo loro due. La dirigenza così, sceglie di affiancargli un napoletano verace: Fabio Quagliarella. Uno di quelli che sa come far infiammare una piazza che è tornata a sognare in grande. Proprio come lo slovacco che giorno dopo giorno, inizia a divenire sempre più forte. A testimonianza, vi sono non una, ma ben due partite contro la Juventus. Sarebbe troppo semplice parlare della prima, dove ha messo a segno una fantastica doppietta che ha permesso agli azzurri di tornare a vincere in casa dei bianconeri. Non da meno è la gara di ritorno di quel campionato, perché proprio in quell’occasione, supererà per la prima volta quota 10 gol in una stagione di Serie A, nonostante un rigore tirato alto poco prima. La sua esultanza è chiara, come a dire: “Mi sono tolto un peso”.

Il ragazzo che quasi si nascondeva è diventato un giovane terribile, di quelli per cui le grandi squadre stravedono. Le sue intenzioni però sono quelle di voler diventare grande con la maglia azzurra. Quella numero 17, quegli inserimenti e quella capigliatura sono diventate iconiche per i tifosi. Tantissimi ragazzi vogliono i capelli “alla Hamsik” o la sua maglia. Ma i vari cammini posseggono sempre dei colpi bassi che costringono a cambiare, come l’addio a sorpresa di Quagliarella. A prendere il suo posto sarà Edinson Cavani, un ragazzo che può diventare grande insieme ai suoi colleghi. Non solo lo diverrà, ma segnerà il ritorno degli azzurri ai vertici del campionato. I “tre tenori” regalano gol e spettacolo, anche in ambito europeo. Tra un gol capolavoro alla Steaua Bucarest e uno straordinario percorso in Serie A, gli azzurri tornano in Champions League dopo ben 21 anni dall’ultima volta.

Lo slovacco è un perno del Napoli di Walter Mazzarri, dove alle qualità offensive ha iniziato a sviluppare un’importante intelligenza tattica. Il suo lavoro non è più limitato a gol e assist, ma anche a quegli aspetti che non tutti notano del calcio. Senza parlare della sua crescita mentale: non è più il ragazzo impacciato degli inizi, ma nello spogliatoio si fa sentire eccome. È l’inizio del suo “master” da capitano, al fianco di Paolo Cannavaro, uno che con quei colori addosso ci è nato. E che, grazie ai tre tenori, ha potuto debuttare in Champions League e soprattutto, alzare il primo trofeo del nuovo Napoli: la Coppa Italia vinta ai danni dell’allora imbattuta Juventus di Antonio Conte. Inutile dire, nel tabellino dei marcatori figura proprio Marek Hamsik, in una serata speciale dove il suo collega Lavezzi saluta Napoli nel migliore dei modi.

Dopo un anno di consacrazione per il suo talento, ma senza trofei, a lasciare la squadra è il Matador Cavani. Le voci ovviamente, arrivano anche sul conto di Marek che però è tentato dall’idea di indossare la fascia di capitano del Napoli. Anche se, con l’arrivo di Rafael Benitez vivrà due stagioni discontinue, iniziando a ricevere delle critiche ingiuste. Si parla di un calciatore che, nei momenti clou, svanisce. Lo si tratta come un eterno incompiuto, addirittura qualcuno pensa che si possa fare a meno di lui. Con il tecnico spagnolo, i partenopei iniziano a farsi notare in ambito internazionale, tanto da ingaggiare calciatori come Gonzalo Higuain, Dries Mertens, José Maria Callejon e Raul Albiol. Al fianco dello slovacco invece, studia Lorenzo Insigne come suo successore per la fascia.

La squadra non vive più di singoli, ma di un gran collettivo guidato da un eccellente leader. A fine stagione, sarà lui ad alzare la seconda Coppa Italia, vinta contro la Fiorentina. Per l’occasione, quella immaginifica cresta diviene azzurra. Qualche mese più tardi, i trofei alzati da capitano diventeranno due, perché a Doha il Napoli vince la Supercoppa Italiana ai rigori contro la Juventus. Sarà purtroppo, l’ultimo trofeo vinto con la maglia azzurra. Quella stagione non è delle migliori, ma fino a maggio vi è la possibilità di vincere nuovi trofei. Nel giro di una manciata di partite, svanisce tutto, con un epilogo che porta ad una clamorosa eliminazione in Europa League contro il Dnipro, e ad una sconfitta su due fronti contro la Lazio, che ottiene ai danni del Napoli sia la finale di Coppa Italia che il terzo posto, valido per i preliminari di Champions.

A rimpiazzare Rafa Benitez è Maurizio Sarri, e con lui l’aria di un pesante ridimensionamento. Hamsik non è più indispensabile e sentito imprescindibile come una volta. Tanto che per lui, arriva un’importante offerta dalla Juventus, che però rifiuterà. Dietro quel rifiuto e quelle scelte societarie, c’è un’incredibile voglia di lavorare. Bastano solo alcune partite per far ricredere tutti gli scettici. Il Napoli gioca benissimo, e quel capitano slovacco è tornato a farsi sentire sul campo, mettendo a zittire tutte le critiche nei suoi confronti. Sono forse questi i suoi anni più belli in azzurro. Il sogno dello Scudetto, che mai come in questa occasione è sembrato raggiungibile, è la nuova ossessione della squadra. E intanto, si fa strada nella classifica dei migliori marcatori e dei calciatori con più presenze con la maglia azzurra.

Sono i periodi dell’Hamsik maturo, della guida pronta a stampare quel terzo tricolore che sembra maledetto come pochi. E nel mezzo, c’è anche la sua prima e unica tripletta con la maglia azzurra, siglata in un trionfale 1-7 al Bologna allo stadio Renato Dall’Ara. Quel Napoli però, è tanto bello quanto incapace di prendere ciò che merita. Il risultato finale, quello per cui tutti vengono giudicati come validi o meno, non arriva. L’errore che si fa con un calciatore come Marek però, è giudicarlo per i trofei. Le sue partite meritano molto di più del limitarsi a leggere degli almanacchi che lasciano il tempo che trovano. Nonostante le delusioni, il Napoli riesce sempre a ripartire.

Il 16 dicembre 2017, in una gara con il Torino, il capitano ha segnato il suo gol numero 115, agganciando così Diego Armando Maradona nella classifica dei calciatori con più reti con la maglia partenopea. Il sorpasso arriverà qualche giorno più tardi, in un Napoli-Sampdoria. Non è più solo un discorso di risultati, ma di emozioni che si provano. Riguardare indietro, pensare a come questo calciatore è arrivato e vederlo diventare il miglior marcatore di questo club, è un qualcosa di commovente. Il percorso di un piccolo eroe diventato grande con la maglia partenopea. Ora è giunto il momento di prendere quello scudetto che merita come pochi altri. Ma la favola di questo Napoli non ha un lieto fine. Qualcosa all’improvviso si rompe e non solo lo scudetto non arriva, ma iniziano ad aleggiare voci su un addio, e stavolta per davvero, di Hamsik.

Stavolta nessuno vuole lasciarlo andare, nonostante l’età si faccia sentire. Questi tre anni hanno permesso al pubblico di rendersi conto che tipo di calciatore è lo slovacco: serio, intelligente, ma soprattutto un leader. Carlo Ancelotti deciderà di lavorarlo così. Non più come uomo attivo nella fase offensiva, ma in cabina di regia. Saranno i suoi ultimi mesi all’ombra del Vesuvio, conditi però da tre eventi strappalacrime. Il primo, la presenza numero 512 con la maglia partenopea, in occasione di un Napoli-Psg. Secondo, il suo ultimo gol contro la Stella Rossa, con tanto di bacio a quella adorata maglia. Infine, il suo ultimo ballo: Napoli-Sampdoria, la prima squadra a cui segnò in Serie A. Una partita accademica, in cui uscendo, ha ricevuto una delle più belle ovazioni riservate dall’ex Stadio San Paolo. Sarà poi la volta di lasciare il golfo di Napoli per intraprendere un’avventura da giramondo.

Giocherà al Dalian Yifang in Cina e al Goterborg in Svezia, prima di accasarsi al Trabzonspor. In Turchia, lo scudetto lo vincerà, dopo una lunga carriera in cui non è mai riuscito ad ottenerlo. Un anno dopo, arriverà il suo addio al calcio giocato. In totale, ha collezionato 520 presenze e 121 gol con la maglia partenopea, venendo superato sia da Dries Mertens che da Lorenzo Insigne, cresciuti sotto la sua protezione.

Questo ha significato Marek Hamsik: il non essere un semplice calciatore. A Napoli è diventato una bandiera, permettendo di far riscoprire, insieme agli altri giocatori che ha avuto intorno, quanto importante fosse questa squadra. Un ragazzo che c’è sempre stato, che ha dato tutto per la causa partenopea, anche una volta andato via. A lui va attribuito parte dell’acquisto del connazionale Stanislav Lobotka, spinto fortemente proprio dal numero 17. In ultimo, ma non meno importante, il “battesimo” della nuova bandiera del Napoli: Giovanni Di Lorenzo. Quell’incontro nel ritiro turco degli azzurri e quello scatto non lasciano interpretazioni: ora tocca a lui.

Il terzino, a breve alzerà il trofeo tanto ambito: lo scudetto. Una causa a cui Marek ha contribuito enormemente. E per la quale, non sono mancati i suoi complimenti. Avrà un futuro da dirigente? Chissà. Di emozioni però, ne ha date come pochissimi altri calciatori azzurri. Da ragazzo timido e impacciato è riuscito a ritagliarsi uno spazio importantissimo nella storia di questo club, aiutandolo a risorgere dalle ceneri e conducendolo ai piani alti del calcio italiano, dove altri hanno poi completato la cupola da lui progettata, il cui nome è tricolore, e che vede nei crediti la firma di Marekiaro, o meglio: Marek Hamsik.

Articolo precedenteItaliano sulle voci di mercato: “Non sono nè uno stimolo nè un orgoglio. Sono concentrato sulla Fiorentina
Articolo successivoUFFICIALE – Luciano Spalletti nominato allenatore dell’anno dalla Serie A!