Nella testa di Cristiano Giuntoli, l’altro architetto del Napoli

Il Napoli vince, convince e intrattiene. Così si può sintetizzare l’avvio di stagione dei partenopei, una squadra data per molti come destinata ad un anno di transizione, soprattutto nell’Europa che conta. Gli ultimi risultati però, hanno consegnato entusiasmo ad una tifoseria che in estate appariva apatica e lasciato a bocca aperta anche i detrattori più convinti. Gli azzurri sono al momento una delle compagini più quotate per vincere la Serie A, cosa impensabile fino ad un paio di mesi fa. L’apice della bellezza però, lo si osserva in Champions League, dove gli uomini di Luciano Spalletti hanno trovato terreno fertile per scatenare un gioco coriaceo e divertente, guadagnando gli applausi dell’esigente pubblico europeo. Dietro questo capolavoro di effervescenza però, c’è un uomo mite, che preferisce lavorare in silenzio e lontano dai riflettori, sorprendendo anche più di chi scende in campo.

Cristiano Giuntoli, direttore sportivo del Napoli, si può considerare l’architetto di questo gioiello. Un uomo che preferisce i fatti alle parole. Arrivato in società nell’estate del 2015 (anche in questo caso in un periodo considerato ‘transitorio’) ha stupito per il suo modo di scegliere i giocatori. Al Carpi infatti, si è distinto per il saper acquistare sia giocatori poco conosciuti che elementi in grado di rendere al meglio nella propria squadra. Esperienza e competenza che ha portato all’ombra del Vesuvio, dove ha saputo acquistare giocatori dall’assoluto valore con la maglia azzurra. Giuntoli lavora come un dirigente del passato, ma con una mentalità moderna. Il ds dispone di una fitta rete di contatti e scout che gli permette di adocchiare talenti e così di modernizzare operazioni tipiche del passato.

Infatti, difficilmente lo si vedrà andare indietro a calciatori dal prezzo altisonante o dalla grande notorietà. Come i vecchi maestri del reclutamento, preferisce osservare i suoi obiettivi da vicino, per comprenderne al meglio le potenzialità. Questo come detto prima, con l’ausilio delle usanze più moderne di questa figura. Il colpo principe della sua carriera è sicuramente Khvicha Kvaratskhelia. Il georgiano è stato seguito a lungo dall’entourage, e preso non appena l’attenzione su di lui è calata. Ora che l’ex Rubin Kazan ha mostrato colpi da top player, è semplice parlare di lui come un acquisto indovinato o come un calciatore già seguito da mezza Europa. All’abilità nell’osservare un giocatore, va anche coniugato il fattore del rischio, l’immaginare se quel ‘mostro’ possa diventare un punto fermo di una squadra. In questo, Giuntoli è un fuoriclasse, perché non è complicato notare delle qualità, ma valutare un talento in più ottiche, sì.

Un calciatore non può essere acquistato solo in base alla sua bravura, ma anche secondo come può calarsi in una realtà, in un tipo di calcio. Non a caso, spesso non si tiene conto di questi fattori, e molti acquisti fatti passare per colpi fenomenali finiscono per fallire. È l’esempio perfetto di una delle caratteristiche più invidiabili di Giuntoli: il prelevare giocatori che fanno fatica in altre squadre che però hanno potenziale e abilità per calarsi in un altro club. L’esempio perfetto è Stanislav Lobotka. Lo slovacco, nel corso dei suoi primi trascorsi al Celta Vigo, è da subito apparso come un grande talento. Il calare delle prestazioni della squadra spagnola, è coinciso con un suo affievolimento. Condizioni che hanno permesso al ds di prelevarlo e di portarlo al Napoli, dove Luciano Spalletti ha saputo valorizzarlo, trasformandolo in uno dei migliori registi in circolazione.

Giuntoli però, è un uomo molto attento ai conti, e non ha problemi a lavorare in condizioni di ristrettezza economica. Le sue intuizioni hanno permesso alla dirigenza partenopea di risparmiare importanti somme di denaro. Se il colpo Lobotka a 20 milioni è considerabile eccezionale, la trattativa di André-Frank Zambo Anguissa è un vero e proprio capolavoro. Il camerunense è arrivato dal Fulham con la formula del prestito a 600mila euro con diritto di riscatto fissato a 15 milioni. Considerate le sue prestazioni, è un’operazione da incorniciare. L’operazione low cost (così definita dagli addetti ai lavori) ha sia permesso di trovare una pedina importante per la squadra, ma vista la riuscita e la tipologia di offerta, ha soprattutto consentito di risparmiare almeno la metà sul prezzo del cartellino reale. Una mossa che lascia osservare come la strategia e i dettagli siano al centro del profilo del ds del Napoli.

I colpi però, non sono finiti qua. Va sicuramente menzionato Min-jae Kim, difensore sudcoreano in grado di non far rimpiangere Kalidou Koulibaly, un compito non da poco. Scavando nel passato, risultano di alto profilo gli acquisti di David Ospina, portiere poco considerato e capace di disputare delle stagioni di assoluto livello all’Ombra del Vesuvio. Giovanni Di Lorenzo, passato dall’essere una folle scommessa al diventare capitano e punto fermo della Nazionale. Amir Rrahmani, preso dopo una buona stagione con l’Hellas Verona, e diventato un difensore di assoluto rispetto. Allan, in grado di giocare a livelli altissimi nei suoi trascorsi partenopei. Piotr Zielinski, spesso bistrattato, ma un calciatore dal talento sconfinato. Tutti elementi che, per l’impatto avuto con la maglia partenopea, meritano una storia a parte.

In ottica futura, si potrebbe parlare di come Giacomo Raspadori, anche se pagato tanto, sia stato un acquisto giusto, soprattutto se si tiene conto dell’insistenza della dirigenza partenopea per averlo. Tutti questi colpi però, portano la firma di un uomo che, senza parlare troppo e guadagnandosi così anche delle critiche eccessive, è in grado di plasmare e consegnare ad un allenatore tutto il materiale necessario per fare bene. Il Napoli attuale è cucito su misura per Luciano Spalletti, che può così divertirsi a trovare più di una combinazione e di un modo per far rendere al meglio un gruppo speciale.

Quest’estate è stata molto dolorosa dal punto di vista emotivo per i tifosi partenopei. Le partenze di alcuni simboli della squadra aveva lasciato aleggiare un’aria negativa. Mentre se ne sentivano di tutti i colori, Cristiano Giuntoli ha lavorato nel migliore dei modi, come lui sa fare, costruendo un nuovo e bellissimo Napoli, in grado di ingolosire i palati più esigenti e soprattutto, di emozionare chi lo guarda. Magari i risultati sul campo non arriveranno, ma il lavoro del direttore sportivo è indiscutibile e di altissima qualità. In un mondo del calcio dove l’obiettivo è acquistare a cifre mai viste prima, Giuntoli risalta come un esempio del calcio sostenibile che in un futuro potrebbe prendere il sopravvento. Tutto questo ovviamente, senza mettere da parte la competenza di un uomo in grado di coniugare il passato con la modernità.

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