Home Copertina Caro Liverpool, più che dei tifosi dovevate aver paura di questo Napoli

Caro Liverpool, più che dei tifosi dovevate aver paura di questo Napoli

fonte foto: profilo Instagram @officialsscnapoli

Mercoledì 7 settembre 2022, una data che sarà difficile da dimenticare per ogni tifoso del Napoli. Dal debutto in Champions League ci si poteva aspettare di tutto, forse addirittura che gli azzurri potessero arrivare a recriminare per l’esito finale. Avrà pensato così qualche folle amante di questa squadra, in uno di quei momenti di leggerezza in cui si parla della prossima sfida. D’altronde, chi non ha mai esorcizzato con uno dei più classici “vinceremo 5-0!” prima di una partita molto impegnativa? Anche se in questa occasione, il nome dell’avversario fa venire i brividi solo a nominarlo. Però, se la vigilia della sfida ha presentato qualche incertezza, il giorno dopo gli occhi sono talmente luccicanti per quanto visto, che qualche recriminazione è arrivata eccome, ma perché il 4-1 finale poteva essere ben più largo. Quel gigante innominabile di nome Liverpool è stato travolto come se nulla fosse.

Questa sfida è stata accompagnata da una vigilia dove più che di calcio si è parlato della città. Infatti, dal sito dei Reds si possono leggere indicazioni dove si invitano i propri tifosi ad evitare aree affollate come il centro storico di Napoli. Di colpo, il focus è passato dal campo ad altri delicati temi, come il pregiudizio e quella sciatteria tipica di chi non ha bene in mente cosa aspettarsi. Il rettangolo verde però, parla chiaro: l’impresa si può fare. Questo Napoli è entusiasta e carico, pronto a poter compiere imprese del genere. D’altra parte, il Liverpool non è quello spumeggiante degli anni scorsi, appare più in ombra. Ci sono tutti i presupposti per compiere un’altra grande vittoria al Diego Armando Maradona, la terza contro gli inglesi.

Pronti, via, ed è subito palo per gli azzurri! La fuga di Victor Osimhen ha messo subito in chiaro le cose: il Napoli ci proverà. Dopo pochi minuti, un Piotr Zielinski fortemente ispirato, si è procurato un calcio di rigore successivamente trasformato. I Reds allora provano a reagire, mantengono il possesso anche per lunghi tratti, senza però mai dare l’impressione di creare veri e propri pericoli alla retroguardia partenopea. Amir Rrahmani e Kim Min-jae sono in ottima forma, Giovanni Di Lorenzo e Mathias Olivera sempre presenti e Alex Meret sembra aver trovato quella serenità di cui ha bisogno. Il resto viene affidato alla regia superlativa di Stanislav Lobotka, alla fisicità monstre di André-Franck Zambo Anguissa, alle ripartenze di Matteo Politano.

Il meglio però, si riserva sempre per la fine, perché Khvicha Kvaratskhelia ha dato dimostrazione di venire da un altro pianeta calcistico. Il georgiano, alla prima presenza in assoluto in Champions League, ha giocato con la naturalezza di un ragazzino che gioca con gli amichetti in un pomeriggio dopo una giornata di scuola, in cui l’unico interesse sono divertimento e leggerezza. Cose venute meno per Trent Alexander-Arnold, che aveva il compito di fermare l’ex Rubin Kazan. Il duello però, non è praticamente esistito, o meglio, è stato stravinto da Kvara, trasformatosi per l’occasione sia in Kvaradona che in Kvaravaggio. L’esterno ha saputo distribuire genio, poesia, ma soprattutto bellezza.

Sembra tutto perfetto, ma come capita in questa dannata competizione, basta un episodio per rimettere in carreggiata una big del genere. Il rigore fallito da Osimhen potrebbe essere la svolta del match per gli avversari, che iniziano a prendere coraggio. Il calcio però, non si fa con numeretti, statistiche o facendo ricorso alla storia. A parlare è il rettangolo verde, e questo dice che il Napoli è superiore. Il miracolo sulla linea di Virgil Van Dijk su una conclusione di Kvaratskhelia è il preludio ad una qualcosa di più grande. Giocata illuministica di Zielinski che pesca Anguissa, autore della rete del 2-0. Il camerunense non ha solo segnato, ha cancellato, insieme a Lobotka, il centrocampo del Liverpool.

Una rete meritatissima quella dall’ex Fulham, simbolo di riscatto per un calciatore di altissimo livello, scartato dal campionato dei miliardi, quello dove giocano le squadre migliori, Liverpool compreso. Lo stesso si può dire lo slovacco, bollato a lungo come grasso ed oggi perno inamovibile di una mediana valorosa. E cosa dire di Zielinski? L’eterno incompiuto a detta di molti, è salito in cattedra e ha conferito una lectio magistralis di raffinatezza calcistica. Tre storie che si intrecciano con gente, magnifica gente, tifosa di questa squadra. L’orgoglio di chi magari affronta una vita dura, ma che trova in queste storie e in questi colori l’ispirazione e i sorrisi per poter affrontare le difficoltà con più tranquillità e gioia.

Perché questa partita non è solo riscatto e bellezza, è anche fatta di lacrime e commozione. Le stesse di Giovanni Simeone, entrato per sostituire un bravo ma sfortunato Osimhen. L’argentino, dopo soli 3 minuti, segna sull’ennesimo assolo di Kvaratskhelia, ormai trasformatosi in Jimmy Page, pronto a dispensare elettricità ad ogni suo tocco. Il resto è rappresentato dal pianto dell’autore del gol, che sognava di giocare in questa competizione, segnare e baciare il suo tatuaggio. Un altro dono di questo magnifico sport, un momento che scalda il cuore. Il primo tempo è stato questo: una giostra di emozioni, tra l’urlo The Champions arrivato a 113,5 decibel, bellezza, potenza e felicità. Ah giusto, mancano ancora 45 minuti da giocare.

Il secondo tempo però, appare quasi come una formalità, l’unica attesa è quella del fischio finale. Ma le sorprese non sono finite qui. Nemmeno il tempo di tornare in campo che Zielinski, eletto Man of the match dalla Uefa, ha portato il Napoli sul 4-0, chiudendo definitivamente i conti. Il gol del 4-1 di Luis Diaz serve agli azzurri per capire che non è il momento di distrarsi. Però, se l’attacco ha funzionato alla perfezione, la fase difensiva non è stata da meno. Kim e Rrahmani sono stati quasi impeccabili, con tanto di chiusure di altissimo livello. Ottimo anche Meret, bravo a chiudere lo specchio della porta e soprattutto a trasmettere sicurezza al reparto. Con lo scorrere del tempo, diminuiscono anche le speranze di rimonta Liverpool, che aspetta, così come il Napoli il fischio finale.

Dulcis in fundo, un enorme plauso a Luciano Spalletti, architetto di questo luna park mozzafiato. L’allenatore ha perso un gran numero di punti di riferimento, riconsegnando però un Napoli con un’elevata qualità di gioco e spensieratezza. È lui la mente dietro questa prestazione: una partita preparata alla perfezione, dove i suoi ragazzi hanno mantenuto calma e allegria, dando prova del loro valore e delle loro abilità. Era difficile immaginare una partenza così roboante in Champions League, ma certi meriti vanno a chi ci crede fin dall’inizio, e tra questi c’è sicuramente Spalletti.

Quello degli azzurri è stato un trionfo dal grande valore significativo, soprattutto ha lanciato un messaggio forte e chiaro: quest’anno c’è una squadra inosservata da temere. È impossibile pretendere solo alti da questi ragazzi, vanno concessi loro degli errori. Ma al Diego Armando Maradona di sorprese ed emozioni se ne vedranno. Poi chissà, magari il finale di stagione potrà consegnare qualcosa in più in bacheca. Per quello però, bisognerà mantenere lo status e l’autorevolezza mostrata contro i vicecampioni d’Europa, apparsi quasi nulli al cospetto di questo bellissimo Napoli.

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