Ode al controllo di Jorginho


La linearità di Jorginho

Prima di parlare di Jorginho permettetemi di fare una breve digressione su questo piccolissimo pezzo di silicio.

CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=91624

È il processore RISC DEC Alpha 21064, il primo della famiglia Alpha – la cui architettura è stata utilizzata da alcuni dei maggiori sistemi operativi come Linux e Windows – e il motivo per cui è così importante (per la storia della computazione, o più facilmente, per l’evoluzione dei “nostri” computer) sta nella sua essenzialità. La sua architettura particolare gli permette di eseguire istruzioni semplici e lineari in tempi molto più brevi dei processori esistiti fino alla sua invenzione nel 1992.

Senza questo particolare tipo di linearità probabilmente le PlayStation, l’iPod, alcuni modelli di iPhone e persino la XBOX360 sarebbero diversi da come siamo abituati a conoscerli. È la storia dell’effetto farfalla: anche qualche centimetro quadro di silicio può influenzare le nostre vite, le percezioni.

E ora torniamo allo stile di gioco di Jorginho. A come il suo controllo del pallone, l’efficacia nel prendere la strada giusta, anche se rischiando poco, velocizza il contesto ambientale e posizionale delle squadre in cui può essere protagonista. Se ogni calciatore avesse come manifesto del proprio talento una sola partita in carriera, sarebbe dura scegliere tra quelle della carriera di Jorginho. Potremmo prendere quella contro la Lazio del febbraio 2018 (in cui con uno scavetto manda in porta Zielinski dalla trequarti), la finale di Europa League vinta con il Chelsea, o magari quella di Champions, arrivata nel periodo più maturo della sua parabola.


O magari sceglieremmo la partita di ieri contro la Turchia. Prenderemmo l’azione in cui, dopo una sponda di Immobile, Jorginho evita la scivolata di Tufan spostandosi leggermente la palla con l’esterno destro, e poi dilatando lo spazio prende in controtempo il rientro di Under prima di verticalizzare per Berardi. In quell’azione c’è tutta l’essenzialità del gioco di Jorginho, le sue scelte raffinate e allo stesso tempo sicure, efficaci. Eppure quell’azione è solo l’emanazione più evidente del livello da vero padrone del centrocampo che Jorginho ha raggiunto negli ultimi anni.

In fondo sono passate solo due settimane da quando il Chelsea ha vinto la Champions League, e Jorginho era in lacrime a bordocampo. «Grazie ai miei genitori ho continuato a giocare e ora sono loro qua adesso. Il calcio regala delle emozioni incredibili» aveva detto a Sky. Sono parole che dovrebbero farci capire dove abbiamo sbagliato con Jorginho, perché abbiamo sottovalutato la sua intelligenza spacciandola per limitatezza. Insomma è vero che Jorginho ha poche varianti nel suo gioco, e negli ultimi anni la Premier League ne ha plasmato duramente la resistenza fisica (che era uno dei suoi problemi cronici), ma non mi sembra il tipo di campione d’Europa che merita di finire su Youtube per un video che si intitola How Jorginho Has Silenced His Biggest Critics !, con il punto esclamativo finale che probabilmente ha più significato del video in sé. Abbiamo davvero bisogno di un video del genere per renderci conto che Jorginho vale molto di più dei suoi “passaggetti”?

Il controllo

Quello che è più impressionante nella crescita di Jorginho, e che ormai ci obbliga a inserirlo nella cortissima lista dei migliori centrocampisti al mondo, non sono infatti i numeri puri. Ieri contro la Turchia ha completato 82 passaggi, frutto di 92 tocchi totali, e ha tenuto una precisione dei palloni toccati intorno al 94%, ma il controllo pressoché totale (di palloni, compagni, avversari) con cui Jorginho riesce a dominare il centro di un campo da calcio non è più secondo a nessuno. È questa la vera crescita di Jorginho, che ha portato questa mattina anche uno dei critici più conservatori del nostro calcio come Sconcerti a definirlo «un grande leader, silenzioso ed essenziale, […] è lui che indica la strada a tutti».

La centralità di Jorginho per la manovra dell’Italia, secondo il grafico dei tocchi di Whoscored.com

Quando parlo di controllo mi riferisco alla natura tecnica del talento di Jorginho, al silenzio assoluto che produce il pallone quando si avvicina al suo piede, ma non solo a questo. Il controllo è per il suo gioco qualcosa di più profondo, essenziale anche per i suoi compagni. Non ha semplicemente a che fare con i passaggi taglia linee che solo un centrocampista del suo livello si può permettere in questa Italia (insieme a Verratti che però al momento è infortunato); è il gesto della mano con cui Jorginho indica il passaggio da fare al centrale che conduce e lo vede marcato; la resistenza mentale prima che fisica al pressing avversario.

E anche se secondo molti dei criteri con cui guardiamo il calcio in Italia questi non sono gesti belli quanto un dribbling o una scivolata ben fatta, credo sia arrivato il momento di sovvertire questo postulato. Parafrasando un verso di Inneres Auge di Battiato, potrei dire che mi basta un controllo di Jorginho perché mi meravigli del creato. Perché tutto nel gioco di Jorginho è bello esteticamente, oltre che funzionale. Anche se lo è in modo diverso. D’altronde, senza un regista in grado di manipolare gli angoli di pressing turchi in modo così continuo, siamo sicuri che l’Italia avrebbe vinto così facilmente? Pochi giorni fa Jorginho aveva detto che se fosse dipeso per il suo primo allenatore a Verona, Andrea Mandorlini, giocherebbe ancora in Lega Pro perché non lo faceva mai giocare, mentre durante il precampionato lo aveva provato terzino destro e centrale di difesa, provando in tutti i modi a snaturarlo.

Ecco, forse è su questo che dovremmo riflettere. Per tutti i Jorginho che giocano ancora in Lega Pro, e che non ci siamo potuti godere ad alti livelli.

 

 

 

Articolo precedenteMarelli: “La regola non è cambiata, ieri l’arbitro ha commesso un errore”
Articolo successivoSky – Italia, infortunio per Florenzi contro la Turchia: l’esito degli esami