De Laurentiis “annusa il pericolo”: a rischio investimenti e bilancio

Il 6 settembre 2004, Aurelio De Laurentiis diventava il presidente del Napoli. Nel corso di questi diciassette anni, il patron ha dimostrato di non credere troppo a settore giovanile e strutture; questioni solo accennate e mai veramente approfondite. La Società Sportiva Calcio Napoli – storicamente – è cresciuta a suon di plusvalenze e giocatori rivenduti al triplo. Negli ultimi anni, l’asticella s’è alzata e sono subentrati anche gli introiti Champions, oramai necessari per il bilancio e per sostenere un parco giocatori già parecchio al di là delle possibilità (monte ingaggi).

Il Napoli non può mancare la qualificazione alla Champions per il secondo anno consecutivo; sarebbe un disastro economico con conseguenti cessioni ed un inevitabile ridimensionamento. Oltre ad “almeno il quarto posto”, De Laurentiis pretende la valorizzazione della rosa e degli investimenti fatti; cosa che Gattuso – tranne per Lozano – non è riuscito a fare. L’impiego degli oltre 170 milioni spesi tra gennaio e settembre 2020 (per Lobotka, Rrahmani, Osimhen ecc…) non è stato valorizzato; e nemmeno gli investimenti fatti in precedenza (Fabian Ruiz, Meret, Elmas ecc…).

Fondamentalmente, sono queste le richieste che ADL fa ad ogni allenatore che siede, si è seduto o sederà sulla panchina del Napoli; e sono questi i motivi per cui Gattuso è appeso ad un filo e per cui Ancelotti è stato esonerato. Insomma, De Laurentiis vede gli obiettivi minimi in discussione e non vuole esporsi a rischi dopo il sanguinoso biennio scorso. Il presidente “annusa il pericolo” di una gestione non sufficientemente vicina al minimo sindacale necessario per la continuità dell’azienda. E il Napoli, che non gode della storia e degli introiti delle big, non può permetterselo. Non a queste condizioni.

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