Il Napoli va vicino all’abisso, ma si salva in extremis. Grazie al gol di Tiémoué Bakayoko, al 90esimo, su palla inattiva. Dopo la sconfitta contro lo Spezia di mercoledì, prestazione e risultato si sono invertiti. Stavolta il Napoli ha raccolto i tre punti, ma la prestazione degli azzurri è stata sottotono. Sia a causa delle assenze (durante la partita Gattuso ha dovuto fare a meno pure di Manolas), sia per la buona prestazione dell’Udinese di Gotti.
Il Napoli ha calciato 17 volte verso la porta dell’Udinese – tante volte quanto i friulani –, ma si è reso pericoloso poche volte. Gli xG totali prodotti sono stati 1.76, quasi mezzo in meno rispetto all’Udinese, che ha sprecato molte chances in contropiede con Lasagna. Gattuso ha riproposto il 4-2-3-1 con Zielinski trequartista, ma la coppia Fabian-Bakayoko ha continuato a faticare; De Paul, invece, è stato il padrone del centrocampo.
Qualcosa da salvare
In realtà fino al pareggio di Lasagna – avvenuto al 27esimo – il Napoli ha dominato il gioco. Non è stato brillante né particolarmente estetico, ma efficace. Da questo punto di vista è doveroso sottolineare ancora la prestazione di Hirving Lozano, che è stato una furia. Lozano ha tentato quattro volte il dribbling, e ha chiuso la partita con 51 tocchi e 3 passaggi chiave. Il messicano è cresciuto molto anche tatticamente: la sua capacità di smarcamento e di attacco alla profondità ha pochi eguali in Italia, e la costruzione verticale del Napoli di Gattuso agevola le sue caratteristiche.
La tendenza di Lozano ad attaccare la porta ha prodotto, oltre al rigore dello 0-1, anche altre occasioni da gol, tra cui un tiro di testa parato con un miracolo da Musso. Il messicano è ormai una fonte di gioco primaria per il Napoli di Gattuso, al pari di Insigne e ben più dello stesso Zielinski.
La grande partita di Lozano e quella buona, anche se sottotono in fase di realizzazione, di Insigne hanno permesso al Napoli di attaccare sulle catene laterali. La squadra di Gattuso ha attaccato per il 63% delle volte sulle fasce, più a sinistra che a destra, sfruttando le combinazioni tra gli attaccanti e i terzini di riferimento. Soprattutto nel secondo tempo, quando con l’uscita di Rrahmani Hysaj è tornato a destra e Mario Rui ha offerto a Insigne più sovrapposizioni.
Orrori di squadra, e dei singoli
Il gol di Lasagna è inevitabilmente legato al bruttissimo errore in impostazione di Rrahmani. Il difensore kosovaro è sembrato un corpo estraneo fin da subito, ed è stato addirittura sostituito al 45esimo. Ma Rrahmani non può essere il capro espiatorio di una squadra senza idee in fase di attacco statico, e che muove il pallone ancora troppo rigidamente. Perché se è vero che Rrahmani commette un errore grave, altrettanto orribile è il passaggio taglia-difesa che Hysaj gli offre, attivando il pressing dell’Udinese.
Può sembrare un particolare di secondo piano, ma non lo è. L’Udinese è una squadra molto difensiva, che pressa pochissimo. Quando lo fa, è solo grazie ai trigger: ovvero delle azioni premeditate in cui la squadra di Gotti si assume qualche rischio. Uno di questi casi è, ovviamente, il retropassaggio verso la difesa, o il portiere. Il passaggio di Hysaj a Rrahamni è la metafora di come il Napoli si getti nei guai da solo, e di come riesca anche nei guai a fare cose ancora peggiori. Come il passaggio horror di Rrahmani.
Ma se le responsabilità di Rrahmani sono puramente tecniche, vale la pena soffermarsi su quelle di Hysaj. Ieri è stato schierato da terzino sinistro, per l’ottava volta in questa stagione. Le presenze complessive di Hysaj sono nove. L’assenza di Ghoulam e le difficoltà di Mario Rui stanno acuendo una delle lacune più evidenti nella rosa del Napoli: la mancanza di un terzino sinistro di ruolo e status internazionale.
Dopo la rete di Lasagna, il Napoli ha mostrato ancora una volta la parte peggiore di sé. Si è innervosito, ha prodotto pressoché zero palle gol – tranne un’occasione di Insigne su un tiro di Zielinski parato da Musso –, e il secondo tempo è stato un monologo dell’Udinese: dagli strappi di De Paul alle occasioni fallite da Lasagna. Non è un dato da sottovalutare: già tre giorni fa Gattuso aveva accusato i giocatori di «non accettare di pareggiare contro lo Spezia». Ieri lo snobismo del Napoli si è ripresentato.
Transizioni
Del resto, non può essere un caso che Kevin Lasagna, unico attaccante schierato da Gotti, ha toccato 10 palloni nell’area del Napoli: esattamente il doppio di Lozano (5 tocchi nell’area dell’Udinese), che è stato l’attaccante del Napoli più pericoloso. Questo racconta i grandi meriti dell’Udinese, e le sue lacune. I friulani sono in under-performance da molto tempo: in Serie A hanno creato 19.12 xGoals, riuscendo a concretizzare solo 16 reti. Se il Napoli avesse affrontato una squadra con un attaccante più concreto, come sarebbe finita?
Prima di tutto, ieri il Napoli si è confermato autolesionista. Nell’azione di cui sotto, per esempio, la squadra di Gattuso è in fase di possesso offensivo, e non ha occupato nemmeno tanto male gli spazi. Il problema è la staticità di tutti i calciatori offensivi: l’unico che tenta lo smarcamento è Zielinski, ma la palla con cui Fabian prova a servirlo è di facile lettura per la difesa dell’Udinese.
Appena perso il pallone, il Napoli viene saltato con una facilità letale. Il passaggio di Fabian è intercettato da De Maio, e quando la palla arriva a De Paul basta che il numero 10 combini un uno-due con Pereyra affinché l’Udinese si trovi in superiorità numerica contro Maksimovic e i rientranti Mario Rui e Hysaj.
Le transizioni difensive erano un grande problema del Napoli di Ancelotti, curato da Gattuso attraverso una fase difensiva più conservativa, con l’ingresso di Demme davanti alla difesa in un 4-3-3 solido e pragmatico. La crescita tattica del Napoli è passata giustamente per il centrocampo a due – unica soluzione per far convivere Mertens e Osimhen –, ma è inaccettabile ritrovarsi allo stesso punto dopo un anno mezzo. Il Napoli è in un momento difficile, dal punto di vista tattico e psicologico alla soglia delle partite più importanti (Supercoppa, scontri diretti, Europa League). La speranza è il recupero (almeno) di Mertens e Koulibaly, due dei giocatori con più qualità tecniche e carismatiche in una squadra che, ancora una volta, è prigioniera delle proprie contraddizioni.