Spiragli tattici Vol.27: La velocità del suono

Fonte foto: SSC Napoli

La partita di Parma può rappresentare la svolta del Napoli – almeno per il futuro immediato. La capacità di Gattuso di cambiare sistema di gioco in corsa e lanciare un impetuoso Osimhen contro la squadra di Liverani ha cambiato sensibilmente l’andamento della partita. Il Napoli è stato un diesel: ha faticato a carburare, ma quando l’accelerazione dei quattro attaccanti ha preso piede, gli azzurri hanno dato l’impressione di poter distruggere qualsiasi ostacolo.

Questo articolo è la versione scritta della rubrica tattica della nostra trasmissione – MondoNapoli Live – e potete trovare il video qui.

Lozano ha l’argento vivo

Nonostante l’entusiasmo crescente verso il profilo di Osimhen, Gattuso si è affidato al passato, almeno dal primo minuto. Ha schierato il 4-3-3, con Mertens centravanti. I risultati, però, non sono stati quelli sperati: la sorpresa più lieta del Napoli del passato è stata infatti Lozano. Oltre all’incidenza avuta nel secondo gol – in cui ha intercettato palla in pressione ed è arrivato a calciare in porta –, il messicano è stato sempre presente, dinamico, convulso. Lozano ha avuto l’argento vivo addosso, la vivacità che serve al Napoli per creare manovre originali. Ha giocato 1 passaggio chiave (contro 0.8 della scorsa stagione), e ha tentato 2 recuperi difensivi, una dote che solo qualche mese fa sembrava non appartenergli affatto.

Lozano ha beneficiato del sistema che Gattuso sta costruendo: il 4-3-3 del Napoli, infatti, si trasforma spesso in un 2-3-5 in fase offensiva. Contro il Parma, sono stati principalmente Zielinski e Lozano a cercare l’ampiezza per allargare la difesa degli emiliani. Se da un lato il polacco ha sofferto questo compito (è molto più incisivo a giocare nei mezzi spazi), il Chucky ha trovato la sua dimensione.

In questo momento è evidente il 2-3-5 del Napoli in fase di possesso. Insigne e Fabian si muovono nei mezzi spazi, mentre Zielinski e Lozano hanno il compito di allargare la difesa del Parma. Lozano ci è riuscito molto bene, Zielinski un po’ meno.

Giocando più largo, Lozano ha potuto sopperire ad alcuni limiti strutturali del suo stile di gioco, come il controllo negli spazi stretti e la capacità di smarcamento tra le linee. Proprio gli spazi verticali sono stati la nota dolente del primo tempo, e una delle cause per cui il Napoli non è riuscito a essere efficace senza Osimhen. Mertens è stato spesso lasciato solo nella morsa difensiva del Parma (come nella foto sopra), poco aiutato da Insigne e Fabian a riempire l’area.

Lo spagnolo, in particolare, non è stato brillante: ha perso 11 volte il possesso e – nonostante giocasse in zona di rifinitura – si è reso partecipe di un solo passaggio chiave.

La velocità del suono

La partita è cambiata radicalmente dopo l’ora di gioco. L’ingresso di Osimhen al posto di Demme – anche ieri protagonista di una prova con più ombre che luci – ha sbloccato gli inserimenti alle sue spalle di Mertens, spesso ingabbiato dalla coppia Iacoponi-Bruno Alves.

L’azione della prima rete è esemplificativa di cosa può dare Osimhen, soprattutto al fianco di un’altra punta. Il Napoli è in fase di attacco posizionale, e Lozano sta per crossare in mezzo. A quel punto, Osimhen taglia davanti a Iacoponi sul primo palo per anticiparlo. Anche se non ci è riuscito, l’attaccante nigeriano ha occupato l’area come la squadra di Gattuso non era mai riuscito a fare, e infatti questo movimento ha liberato lo spazio per il tiro vincente di Mertens.

L’apporto di Osimhen al primo gol è evidente: Iacoponi deve controllarlo, perché l’attaccante del Napoli ha la fisicità e i movimenti per segnare di testa. Così Mertens viene lasciato libero di segnare lo 0-1.

Osimhen ha toccato più palloni di tutti nell’area del Parma – ben 6 – e ha dimostrato già un’ottima intesa con Insigne e Mertens. L’essenza da centravanti puro del numero nove del Napoli è evidente anche quando ha duettato al limite dell’area con Insigne, che ha colpito il primo palo della stagione.

Insomma, i primi 30 minuti di Osimhen sono un manifesto. Quello di un attaccante fisico, possente, con il senso del gol, capace di sferragliare sui binari esterni come se si muovesse alla velocità del suono, soprattutto quando ha “sverniciato” Iacoponi.

4-4-2 non è un insulto

L’occupazione dell’area di rigore, grazie all’impatto fisico di Osimhen e ai movimenti degli altri attaccanti, e la migliore efficacia nei corridoi verticali del campo sono solo alcuni dei vantaggi del nuovo sistema di gioco di Gattuso. Anche nell’uscita dal pressing, infatti, il Napoli è migliorato molto avendo due punte.

Mertens ha potuto concentrarsi quasi esclusivamente sulla ricezione di palla spalle alla porta, aiutando la squadra a risalire il campo in palleggio. Ma quando i corridoi interni erano occupati, la palla lunga – avendo un attaccante che sfreccia a 35 km/h – non è mai stata una cattiva idea.

Le difficoltà di pressing del Parma: Dezi non compie mai una scelta, non sa se marcare Fabian o Zielinski. Così il Napoli aveva sempre una linea di passaggio disponibile. Anche il centrocampo emiliano è messo male. Mertens è da solo sulla trequarti, con 20 metri a disposizione per controllare e scegliere cosa fare.

Nell’immagine di sopra è ben visibile la difficoltà del Parma nell’affrontare la costruzione del Napoli. Nel primo tempo, il trequartista di Liverani (Kucka) marcava a uomo Demme, offuscando lo spettro di alternative del tedesco. Con il “doble pivote” Fabian-Zielinski, Dezi è andato in crisi. Il centrocampista emiliano si è trovato perennemente in mezzo ai due mediani, senza avere un punto di riferimento nella pressione.

Anche i tre centrocampisti del rombo di Liverani hanno faticato. Mertens, che si muoveva costantemente alle loro spalle, ha infatti avuto molta autonomia, e non era mai marcato.

Dubbi

Anche con i quattro attaccanti, il Napoli non ha mai rischiato concretamente di subire gol. Il Parma ha creato solo 0.16 expected Goals (ovvero i tiri che ci si sarebbe aspettato che segnasse), contro gli 1.54 della squadra azzurra. Questo è confortante, spiega come il Napoli sia stato molto dominante, anche senza un centrocampista in più.

Tuttavia, la sensazione che alla rosa di Gattuso manchi un centrocampista forte dal punto di vista fisico e posizionale per poter giocare a due in mezzo c’è. Fabian può essere lavorato da interno – lo ha fatto già nel Betis di Quique Setien –, ma, come ha detto anche Gattuso a Dazn, «deve migliorare nella copertura del campo, ma per come si muove quando viene a prendere palla è uno dei più forti».

Il 4-4-2 in fase difensiva: Mertens e Osimhen pressano molto bene la prima impostazione del Parma. L’unica incognita è legata al centrocampo: Zielinski e Fabian posso esprimersi al meglio con tutto il campo da coprire alle loro spalle?

Al suo fianco, al momento, l’unico compagno credibile potrebbe essere Demme. Il tedesco sembra in affanno da vertice basso, soprattutto contro squadre – come il Parma ieri – che lo schermano con un trequartista. Demme ha perso 9 volte il possesso, ma è riuscito a vincere 9 contrasti, il 60% di quelli che ha tentato.

Insomma, sarà difficile per Gattuso trovare una quadratura intorno all’idea di giocare con quattro attaccanti. Ma nulla vieta – specialmente in un campionato con cinque sostituzioni a partita – di adottarlo per brevi frangenti di gara. Così da rendere il Napoli una squadra più imprevedibile e concreta. Ma sopratutto più verticale.

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