I problemi del Barcellona

Il campionato appena concluso è stato per il Barcellona il più travagliato degli ultimi decenni. L’avversario che il Napoli sfiderà sabato in Champions League ha perso il campionato – ai danni del Real Madrid – in un finale di stagione prevalentemente negativo. Dopo gli scontri con la società e l’esonero di Valverde a metà stagione, Messi e compagni non sono riusciti a portare a casa (per ora) alcun trofeo: un evento che non accadeva dal 2008.

Proprio il fuoriclasse argentino – al termine della Liga – ha parlato della squadra, definendola «debole, molto irregolare». Il numero dieci blaugrana non finisce qui, e se possibile rincara la dose: «le persone non hanno più pazienza, tutti all’interno del club sono arrabbiati. Ora dobbiamo ripartire da zero». Insomma, il clima è tutt’altro che sereno. Ma, al contrario di ciò che si potrebbe facilmente intuire dall’esterno, i problemi del Barcellona sono molto più profondi.

Barçagate, Abidal contro Messi e altre storie assurde
La prima prova intuitiva – che rende bene l’idea del baratro in cui a un certo punto della stagione il Barcellona ha rischiato di inabissarsi – è lo scandalo societario, poi denominato Barçagate. A metà febbraio, infatti, il giornale catalano Cadena Ser rivelò come il presidente Bartomeu avesse implementato una vera e propria macchina da fango sui social per rovinare la reputazione di alcuni calciatori. I protagonisti principali “da screditare” furono individuati in alcuni simboli del barcelonismo, tra cui: Messi, sua moglie Antonela, Piquè, Xavi e Guardiola.

Naturalmente, lo scopo di Bartomeu era politico. Le elezioni per il nuovo presidente del Barcellona si terranno nel 2021, e l’attuale patron non era – e con ogni probabilità non sarà – considerato favorito per una rielezione. Per questo, minare la reputazione di alcuni protagonisti degli ultimi anni del Barcellona, avrebbe potuto rinvigorire la sua posizione e consegnargli mandato per una rivoluzione. Peccato che tutto sia venuto fuori troppo presto.

Ma le faide interne alla società non sono finite qui. Dopo l’eliminazione dalla Supercoppa di Spagna – che costò la panchina a Valverde –, il direttore sportivo del Barcellona, Abidal, si scagliò apertamente contro la squadra, facendo capire che alcuni calciatori non stessero dando il massimo e non fossero soddisfatti della guida tecnica. Anche in questo caso, Messi replicò subito: «Non mi piace fare queste cose, ma penso che tutti debbano prendersi la responsabilità del proprio ruolo e farsi carico delle decisioni».

Setién
Insomma, il Barcellona 2019/20 si è mosso in questo contesto puramente bellico già tra le proprie mura. Va da sé che il campo non avrebbe potuto dare segnali molto incoraggianti. E infatti non è stato così. Il Barcellona è una squadra lenta, con poche idee tattiche e che fa principalmente affidamento sul talento individuale di Messi. È stato così con Valverde, è ancora così con Setién. L’allenatore spagnolo – scelto per ripristinare la mentalità del tiki-taka – non ha avuto un effetto positivo sulla squadra, tanto che si ipotizza già un suo addio al termine della Champions.

I blaugrana hanno un nucleo di calciatori rappresentativi estremamente avanti con l’età: Messi e Piqué hanno 33 anni, Busquets 31, Suarez e Vidal 32. Questo ha inciso molto nelle dinamiche di gioco, in quanto non è pensabile sradicarne la mentalità acquisita o chiedere a un gruppo così “anziano” di effettuare lunghe corse di pressing o ripiegamenti. Infatti, l’arma che il Barcellona soffre di più in difesa sono le transizioni veloci, il momento in cui dalla fase offensiva deve passare a quella difensiva.

Non solo. Come si intuisce dall’azione di cui sopra, contro l’Osasuna, il Barcellona soffre anche le azioni di attacco posizionale (ovvero, quando la squadra avversaria è in possesso e il Barcellona difende). Estupinian viene lasciato solo, libero di attaccare lo spazio tra Semedo e Piqué; ma la colpa maggiore avviene dopo il cross. La difesa blaugrana è disordinata, tanto da farsi colpire da un inserimento dalle retrovie di Arnaiz. In questo caso, la squadra di Messi evidenzia tutte le sue lacune, merito di una fase difensiva poco accurata e collettiva.

Conclusioni
Questo, com’è naturale che sia, non capovolge i pronostici della sfida di sabato sera. Se c’è una favorita, quella è senza dubbio il Barcellona. E non solo perché può permettersi di scendere in campo guidata da uno dei più forti talenti nella storia del calcio. Anche perché è abituata al palcoscenico, mentre il Napoli – che è al terzo ottavo di Champions nella propria storia – non lo è per niente.

Tra l’altro, non è chiaro se gli azzurri potranno disporre di Insigne, uscito per infortunio nella partita contro la Lazio. Nel caso in cui il capitano non dovesse farcela, Gattuso perderebbe il principale regista offensivo della sua squadra, un fattore da non trascurare. Considerando i possibili sostituti come Elmas e Lozano, potrebbe risultare più difficile per il Napoli organizzare manovre d’attacco ordinate e pulite, affidandosi quasi completamente alla verticalità.

L’occasione per fare la storia c’è, visto il momento in cui versano gli avversari. Ma riporre aspettative ingombranti su una squadra che è arrivata settima in campionato, forse, è un po’ eccessivo.

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