Il 31 luglio il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha ufficializzato attraverso il proprio account di Twitter l’acquisto di Victor Osimhen. L’arrivo del nigeriano è costato – come il patron ha detto a Sky Sport – una cifra vicina ai 70 milioni di euro; «Giuntoli e Gattuso mi hanno convinto a fare questo sforzo» ha aggiunto ADL.
Si tratta indubbiamente di uno dei colpi più significativi nella storia del Napoli, specialmente di quello targato De Laurentiis, che si è a lungo dimostrato oculato nelle scelte e parsimonioso nelle cifre investite. Osimhen ha già scelto la maglia numero nove e si candida a una stagione da protagonista. Ma come ha detto anche Giuntoli «ha caratteristiche diverse dagli altri attaccanti in rosa». Quindi, come cambia il Napoli con Osimhen?
Un centravanti reattivo
Osimhen è senza dubbio uno dei prospetti più interessanti del calcio europeo, ed è internazionalmente conosciuto già dal 2015, quando fu capocannoniere al Mondiale Under-17. In quell’occasione, l’attaccante nigeriano – segnando dieci gol – attirò su di sé le attenzioni dei maggiori club del mondo, come Real Madrid e Juventus, a cui preferì dire “no” per inseguire la titolarità al Wolfsburg. Se le scelte di un calciatore ci dicono qualcosa sul profilo, Osimhen non è certo il tipo da cui sai cosa aspettarti.
💙 Victor #Osimhen è un nuovo giocatore del #Napoli!
— Fuori di Coppa (@fuoridicoppa) July 31, 2020
Conosciamolo meglio 👇🏻 pic.twitter.com/9vqYEKyfjk
In realtà, l’esperienza tedesca di Osimhen non è andata bene. A causa del complesso adattamento e di qualche infortunio che ne ha pregiudicato il rendimento, l’attaccante nigeriano è stato prima spedito in prestito in Belgio, allo Charleroi, e poi ceduto definitivamente, al Lille. Proprio in Francia, ha potuto esprimersi su livelli molto importanti quest’anno, dove – prima della chiusura della Ligue 1 causa Covid – era quarto nella classifica dei marcatori con 13 gol.
Osimhen è un attaccante molto rapido, con una falcata in progressione difficilmente comparabile a qualsiasi altro attaccante della Serie A. Fisicamente possente (alto 185 cm), non fa del gioco aereo la sua arma migliore: infatti, quest’anno ha segnato un solo gol di testa. La sensazione è che sia un vero e proprio centravanti reattivo, abile nella finalizzazione e nell’attacco della profondità e degli spazi lasciati dalle difese avversarie. Non essendo particolarmente dotato dal punto di vista tecnico, sbaglia spesso le sponde per i compagni e i passaggi corti (ne completa poco più del 50%); anche nel dribbling Osimhen non eccelle affatto: ne completa 0.6 a partita (il 39% di quelli provati).
La perfetta sintesi dello stile di gioco ancora grezzo, ma già clamorosamente efficace, di Osimhen è riassunto nel gol al Valencia di cui sopra. Il nuovo attaccante del Napoli riceve in profondità sulla trequarti offensiva e – dopo aver seminato due difensori in velocità – insacca il pallone alle spalle di Cillessen nel modo più anti-estetico e incisivo possibile. Lo stile di Osimhen è diretto a trovare la migliore soluzione possibile per concludere a rete in pochi secondi grazie all’istinto. È anche per questo che l’ex Lille è forse il primo vero numero nove del Napoli dall’addio di Higuain.
I principi di Gattuso
Dunque, i limiti di Osimhen sono evidenti così come le sue qualità. La gestione del pallone e l’associazione con i compagni di reparto non sono punti cardine del suo modo di stare in campo, e forse non lo saranno mai. Resta perciò da capire in quale contesto tecnico e tattico dovrà inserirsi il neo-acquisto. Finora, Gattuso ha impostato un Napoli double-face, capace di fare più cose anche nel corso della partita, come contro la Lazio.
Probabilmente non vedremo più un Napoli – come quello di Sarri – specializzato sull’unico fronte di gioco del possesso armonioso e del pressing offensivo, ma molto più camaleontico e variopinto. Con Osimhen in campo, non è difficile immaginare una squadra più diretta, verticale e volta a sfruttare le progressioni e gli strappi del suo nuovo attaccante. A differenza del Napoli che potrebbe essere quando al centro dell’attacco c’è Mertens, molto più incline a spostarsi sul lato della palla e inventare linee di passaggio per i compagni.
Per questo, Osimhen può essere un’arma in più molto valida nel roster d’attacco del club di De Laurentiis. Che, nel dubbio, si è assicurato un classe ’98 dalle prospettive molto ampie, considerando anche il rapporto tra la maturità delle scelte – in campo e non solo – del nigeriano e la sua giovane età.