Bagarre diritti tv – Dallo scontro Sky-Lega al piano di ADL: gli scenari per il prossimo triennio

Lo scorso 4 giugno abbiamo assistito ad un cambiamento significativo per quanto riguarda i diritti tv. Il Consiglio di Stato, infatti, ha stabilito che Sky non ne avrebbe più detenuto il monopolio, dopo lo scontro con l’Antitrust iniziato nel 2018 (clicca qui per approfondire).

Ma un’altra questione, dal peso specifico decisamente maggiore, è rimasta in ballo per 1-2 mesi. Con l’avvento del Coronavirus il numero di spettatori della Serie A è nettamente calato, e ciò ha spinto Sky, Dazn e Img a chiedere uno sconto sui diritti audiovisivi della stagione 2019/2020. In particolare, ad essere interessata (e lo è ancora) era l’ultima di sei rate. Dopo un batti e ribatti con la Lega, Dazn e Img si sono convinte a saldare il pagamento, mentre l’azienda di Murdoch è rimasta fedele alla propria linea di pensiero.

Così, dopo aver rischiato di non partecipare al bando-gare per la prossima stagione, precisamente per il triennio 2021/2024, vista la questione rimasta in sospeso con la Lega, la tv di Rogoredo avrebbe potuto presentare un’offerta al ribasso. Di conseguenza, a Via Rosellini (Lega) ci sarebbe stato un motivo in più per cedere i diritti ad altri fondi come Bain Capital e CVC, per cercare di incassare almeno 1 miliardo di euro. In particolare, a giugno CVC Capital ha avanzato una proposta convincente al punto che la Lega ha aperto alla trattativa istituendo una commissione formata dai presidenti Lotito, Percassi, Agnelli e De Laurentiis.

Ma trovare un accordo sarebbe stato impossibile, per via del conflitto d’interessi legato al patron del Milan, Scaroni. Quest’ultimo è infatti un membro della banca d’affari Rotschild, advisor di CVC. In più, lo stesso Scaroni aveva consigliato Dal Pino come presidente di Lega.

A questo punto la Lega Serie A ha optato per l’asta finanziaria, negando quindi l’esclusiva di trattativa con CVC. Che, dal canto suo, ha deciso di non avanzare una nuova offerta per non rivelare troppi dettagli alla concorrenza (la proposta iniziale era pari a 2,2 miliardi per una percentuale equivalente al 20% della Serie A).

Intanto è scontro Sky-Lega

Nel frattempo proseguiva il braccio di ferro tra la Lega e Sky, che chiedeva ancora uno sconto sull’ultima rata dei diritti tv. Siamo ad inizio luglio, e il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso della Confindustria del calcio secondo cui l’emittente satellitare avrebbe dovuto pagare una cifra superiore ai 100 milioni di euro (qui per saperne di più).

Il rischio di essere oscurata

Nonostante avesse a disposizione un ultimatum di 40 giorni per presentare anch’essa ricorso, l’azienda di Murdoch ha comunque rischiato di essere oscurata dal 12 luglio, per le ultime 6 giornate di campionato. In quella data infatti Sky aveva raggiunto l’83% di partite pagate, e lì sarebbe iniziata l’ultima tranche. Decisiva è stata l’assemblea straordinaria di Lega del 13 luglio, in cui si è deciso di non sospendere il segnale per tutelare i diritti dei tifosi, gli sponsor e gli stakeholders (ossia chiunque è interessato in un progetto o iniziativa economica). Il rischio però Sky l’ha corso, perché sarebbero bastati 14 voti per oscurare il segnale, con alcuni presidenti come Lotito e ADL favorevoli. L’ultimo, tra l’altro, aveva minacciato addirittura l’iniziativa personale

Archiviato questo aspetto, si è iniziato a discutere dei diritti audiovisivi del triennio 2021/24.  Lunedì scorso, 20 luglio, i presidenti di A (tutti tranne Juventus, Brescia e Spal) si sono riuniti al St Regis di Roma per un pranzo. A mettere tutti d’accordo e a fa re da terreno comune è stata sicuramente la nascita di una media company per la Lega Serie A. In questo modo si possono gestire meglio le risorse garantendo allo stesso tempo una diversificazione dell’offerta.

Il progetto di ADL

Il tema di cui si è parlato maggiormente è stato di certo il progetto di Aurelio De Laurentiis. Il piano del patron azzurro è volto a migliorare i ricavi dai diritti televisivi e consiste nella produzione autonoma di immagini e contenuti multimediali della Serie A da vendere ai broadcaster e alle piattaforme ad una quota fissa di 36 euro (per saperne di più sulle cifre, clicca qui).

Secondo il Corriere della Sera però, ad essere rivendute sarebbero soltanto le immagini oppure i commenti e le interviste prima e dopo le partite. Di conseguenza, i fondi d’investimento diventerebbero dei semplici finanziatori anziché dei soci veri e propri.

Gli scenari

Il piano di ADL potrà avere successo solamente nel caso in cui i club non decidano di operare legandosi ad un partner produttivo. Un’idea ancora tutta da valutare, poiché in contrasto con quella del presidente della Lega Dal Pino e dell’a.d. De Siervo, i quali vorrebbero istituire un fondo per la media company. Intanto giovedì è prevista una nuova assemblea per discutere delle offerte pervenute dai vari fondi di investimento. Il bando per i diritti audiovisivi del triennio 21/24 verrà lanciato in autunno, il prossimo passo sarà dunque accordarsi sulla media company da attuare.

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