Riprendere significa ripartire o temporeggiare? Ecco la situazione

Le riprese degli allenamenti, ormai alle porte, sono sicuramente di buono auspicio per ipotizzare un ritorno graduale alla vita normale. Le modalità saranno diverse, ma il sapore dell’erba sarà lo stesso. Alcune componenti dovranno cambiare per forza di cose e il Covid-19 ha purtroppo lasciato il segno, una ferita troppo grande che non deve passare inosservata. Da oggi infatti si ritorna in campo con controlli rigidissimi, tamponi effettuati pre-allenamento e suddivisioni in gruppi di 2-3 atleti divisi da almeno un metro. Va fatto tutto questo e, magari, anche di più. Serve la massima attenzione per preservare la salute degli atleti e dello staff tutto.

Non è detto che ripartire dal 4 al 18 maggio con sedute prima individuali e poi collettive, però, significhi tornare in campo per sfidarsi in match di campionato. Non è sicuro, anzi, che si vada verso questa direzione. Possiamo alimentare una speranza e basta, per ora.

Quasi tutte le squadre di A hanno predisposto una data per la ripartenza, il Napoli ha ricevuto il beneplacito del presidente De Luca per riprendere tra giovedì e venerdì prossimo. Regna ancora tanto scetticismo, tra presidenti che vogliono chiudere e chi invece non possono accettare questa decisione: si rischierebbe il fallimento per i club meno attrezzati e si potrebbero delineare situazioni spiacevoli per i calciatori stessi. Il calcio per ora è fermo.

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