Il presidente non è un tifoso

I vecchi giocatori hanno molte più palle di quelli di oggi. Sono usciti da vincitori da ogni campo”: queste le parole non proprio al miele di Edo De Laurentiis intervenuto alla presentazione dell’evento “4-4-2, la Fiera del calcio” che andrà in porto dal prossimo giugno. Frasi forti dettate sicuramente dalla sincerità in un momento difficile fra la società e i suoi tesserati, che tanti cuori azzurri indubbiamente condividono. Il presidente o il vice, però, non sono tifosi e dovrebbero mantenere una posizione super partes. Denigrare dei ragazzi, i quali hanno commesso obiettivamente degli errori da sanzionare ma non sottolineare, non aiuta indubbiamente a ricompattare l’ambiente. La stagione è lunga, lunghissima, ricca ancora di impegni (per fortuna) e obiettivi da decifrare.

Il tweet al veleno contro Elmas, le vie legali intraprese dal patron per i danni recati all’immagine e al patrimonio (che, paradossalmente, è rappresentato proprio dai soli calciatori) sono già una giusta punizione. Sembra dunque sempre più difficile pensare ad una riconciliazione immediata, nemmeno la sfida importante contro il Milan di sabato pare aver messo da parte i rancori accumulati nelle ultime settimane. Un gesto, al contrario, molto positivo è stato fatto da Carlo Ancelotti, presente ieri all’incontro organizzato fra dirigenti, allenatori e vertici arbitrali, in cui ha tuonato contro Rizzoli per gli evidenti errori arbitrali e dell’uso errato del VAR, inizialmente non riconosciuti, in Napoli-Atalanta, costati potenzialmente due punti alla sua squadra. La verve del tecnico non si è per niente assopita nel tempo, anzi ha palesato ancora una volta quanto la sua carismatica, pur garbata, personalità esca fuori nei momenti opportuni.

Questo gesto ha reso chiaro il suo futuro, almeno nel breve termine, come guida partenopea senza essere messo in dubbio. I risultati poco convincenti non lo hanno scalfito e sa che ha tante responsabilità sulle spalle, al di là degli errori subìti. Con il ritorno dei nazionali avrà l’ulteriore compito di rimarginare la crisi che è ancora tanto presente fra gli organi principali. Sarà lui il paciere azzurro? Chissà. Sicuramente il leader calmo che forse oggi serve visti i toni accesi.

Da Koulibaly a Zielinski, passando per Milik: altrettanti gli azzurri che hanno spento le polemiche sui loro presunti addio per la paura di vivere a Napoli con post sui social e interviste utili a non fomentare ulteriori notizie false. La società, tanto brava nel costruire questo piccolo impero è stata – al contempo – tanto ingenua, oggi, a dissiparlo con parole o soluzioni poco adatte. Il tifoso deve riavvicinarsi alla squadra, tocca quindi a tutti non far disinnamorare chi davvero ha fatto e fa sacrifici per seguire un calcio sempre meno romantico.

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