L’ultima improvvisazione

Altolà. Chi cercava, e ancora si prodiga nello sforzo sovrumano di sperare nel calciomercato, l’arrivo al Napoli di un nuovo centravanti è pregato di fermarsi. La frontiera degli acquisti è serrata. L’ha chiusa di recente ADL, quando a Radio Kiss Kiss ha dichiarato di non aver voglia di prendere un nuovo calciatore lì davanti perché “quelli che abbiamo bastano” (a chi, potrebbe spiegarlo).

Se è vero che il mercato chiude il 17 agosto, e quindi Giuntoli e il suo staff (ammesso che abbiano qualche potere mistico all’interno della SSC Napoli) hanno ancora relativamente tempo, il Napoli ha ben pensato di cedere anche Roberto Inglese, mandandolo in prestito oneroso (due milioni di euro intascati, così magari si riuscirà a pagare il fenomeno, da baraccone, Vinicius) al Parma senza sostituirlo.

Quando la notizia è rimbalzata da tutti i media nazionali, tutti tra tifosi, addetti ai lavori e stampa sono rimasti interdetti. E ci mancherebbe. L’unica punta in rosa capace di sostituire Arkadiusz Milik ceduta senza preavviso a 3 giorni dalla chiusura degli affari. E menomale che “Ancelotti mi ha chiesto di tenerlo perché gli piace”, pavoneggiava ADL. Capace di auto-smentirsi per l’ennesima volta, toccando il fondo di un’estate comunicativamente da dimenticare.

Non è tutto. Quando a Dimaro aveva parlato di eventuali cessioni, almeno, il presidente del Napoli aveva indicato un piano efficace: sostituire il partente con un calciatore che rimanesse nei parametri societari. Ora, d’improvviso, si ritorna all’uso, e abuso, di considerare Mertens un attaccante centrale.

Per carità, il belga interpreta il ruolo da ormai quasi due anni e la sua esperienza gli potrebbe permettere un ulteriore adattamento. Ma non è così scontato come pare agli occhi, ed alla bocca, del proprietario del club.

Ancelotti non è Sarri. Il calcio del tecnico di Reggiolo varia. Non prevede gioco palla a terra e triangolazioni strette, o l’attacco della profondità, situazioni in cui Mertens dà il meglio di sé. Anzi, la squadra, nelle amichevoli di pre-season, ha adoperato un assetto contropiedista, condito da lanci lunghi, cross e fisicità.

Decisioni simili andrebbero ponderate e condivise con l’allenatore (nessuno può sapere se Ancelotti abbia dato il nullaosta alla cessione di Inglese). Invece, come per la situazione portieri (a proposito, bravo Ochoa vero? No, forse era Mignolet. O Contini? Qualcuno sostiene Ospina, chissà), all’ombra del Vesuvio le scelte sembrano essere frutto di continua improvvisazione.

Vincere in Italia è arte complicata, sia perché la Juventus è di un altro pianeta, sia perché Inter, Roma & co. sono sempre attrezzate alla grande. Ma c’è un metodo universale per il raggiungimento della vittoria, che il Napoli non ha ancora imparato. E’ uno spartito abbastanza semplice: avere organizzazione.

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