Dimaro Story: Otto anni dall’integralismo al trasformismo

Ottavo anno per il Napoli in Trentino e precisamente in Val di Sole in quel di DimaroFolgarida, due comuni che da qualche anno si sono uniti per rendere ancora più piacevole la permanenza della SSC Napoli e dei suoi sempre più numerosi tifosi.

Era il 2011 e la piccola cittadina di Dimaro, con a capo il suo sindaco Romedio Menghini, accoglievano Mazzarri e i calciatori azzurri per la prima volta. Con loro il signor Tito Rosatti dello Sport Hotel che ha ospitato sin da allora gli azzurri nella loro preparazione estiva. I primi tifosi iniziavano ad invadere un piccolo paesino di montagna che ben presto si scoprirà più napoletano di quanto potesse mai immaginare. Tanto è cambiato in questi otto anni e tante le iniziative che si sono susseguite ed aggiunte anno per anno per rendere sempre più piacevole la permanenza dei tifosi e della squadra azzurra nella Val di Sole. Basti pensare allo stadio di Carciato diventato un piccolo gioiellino con la costruzione della tribuna coperta e quest’anno di una nuova tribunetta scoperta e un campo da gioco divenuto sempre più perfetto quasi da fare invidia a molti terreni di gioco di società di categoria professionistica.

Dai boschi al pallone – Nei primi anni una delle prerogative della preparazione di Mazzarri erano le corse nei boschi. La scelta del Trentino e delle aree della Val di Sole avvenne anche per questo motivo. La fase iniziale del ritiro per il tecnico toscano erano proprio le lunghe sgambate nei boschi mattutine o pomeridiane che si alternavano alla preparazione in campo. Un campo frequentato da tanti tifosi ma non tantissimi a quei tempi, che affrontavano le intemperie e il clima mutevole di montagna per una foto o un autografo anche sotto il diluvio. Era un Napoli che seguiva i “codici” di Walter che non prescindevano dal 3-5-2 con gli esterni che agivano sia in fase offensiva che difensiva appoggiando le giocate di Hamsik e Lavezzi con Cavani nel ruolo di finalizzatore, giocatore che purtroppo in quegli anni tra Mondiale e Coppa America non videro mai in Trentino.  In quel periodo approdò a Dimaro anche il primo trofeo dell’era De Laurentiis, quella Coppa Italia che divenne più fotografata della Gioconda al Louvre.

L’era Beniteziana sconvolge il Trentino – Ben presto i boschi persero appeal e il pallone divenne il protagonista del ritiro con l’avvento di Rafa Benitez sulla panchina azzurra. Il vate spagnolo sconvolge Dimaro che vide mettersi in atto la rivoluzione tattica e di preparazione. Dopo gli anni delle corse nei boschi ecco infatti il pallone al centro del progetto con tanto allenamento di campo per aumentare la qualità del gioco. Inoltre la rivoluzione beniteziana avviene anche negli uomini e negli schemi perché si passa al 4-2-3-1 e tanti dei fedelissimi di Mazzarri lasciano Dimaro a poco a poco per dare spazio ai nuovi idoli. Callejon, Reina, Mertens ma soprattutto Gonzalo Higuain. La notte dell’arrivo di Higuain la ricorderanno tutti, specie chi come noi era a Dimaro in quel giorno. Il saluto dal balcone del Rosatti del Pipita aprì una nuova era che si rivelerà la più vincente di De Laurentiis con due Coppe in due anni anche se la Champions resterà la maggiore delusione dell’era Beniteziana.

E venne il Drone – Dopo uno degli allenatori europei più vincenti ecco che Dimaro accoglie tra lo scetticismo generale quello che fu definito il “provinciale” Maurizio Sarri che, con le sue idee e i suoi schemi maniacali ma soprattutto l’aiuto dei droni che veleggiano sul campo di Carciato, apre un triennio che sarà ricordato come quello del bel gioco e dei record. Un gioco che sfiorerà la perfezione, facendo innamorare del Napoli gli addetti ai lavori di tutta Europa. Sempre più persone iniziano a riempire le strade della neonata Dimaro-Folgorida che si trasforma anno dopo anno in una piccola Napoli in montagna. Il 4-3-1-2 del tecnico ex Empoli dura un mese e poi sboccia il 4-3-3 che regalerà tre anni di record di punti della storia azzurra. L’era Sarri a Dimaro viene anche ricordata come quella degli “asteroidi” che portarono al burrascoso addio di Higuain. Alla fine nessun trofeo e due scudetti sfiorati, di cui l’ultimo amarissimo e forse decisivo nelle scelte “di vita” del tecnico di Fligine che hanno fatto infuriare non poco il presidente azzurro portandolo alla scelta di dare inizio ad una nuova ennesima era del Calcio Napoli targato De Laurentiis.

Dall’integralismo al trasformismo – L’era del Sarrismo chiude i battenti ed ecco arrivare il Re Carlo alla corte di Napoli. Carlo Ancelotti, l’allenatore europeo più vincente, accetta la sfida e Dimaro lo accoglie come meritano i top player. Gli allenamenti diventano meno maniacali di prima, meno schemi e nessun drone ma solo una semplice gru da cui i collaboratori del mister Champions, come viene soprannominato da tutti dopo i primi giorni di Dimaro, osservano e studiano gli allenamenti. Le urla di Carletto accompagnano gli allenamenti che portano la sua squadra a mostrare dopo pochi giorni di ritiro un gioco diverso non solo negli schemi ma anche nelle posizioni di molti uomini che con Sarri avevano trovato la loro consacrazione. Dal 4-3-3 integralista si passa al camaleontico 4-3-2-1 che diventa 4-2-3-1, con i terzini altissimi a supporto di attacco e centrocampo. Poi si passerà forse anche ad un 4-3-3 o ad in 4-3-1-2 se con il passare dei mesi la squadra seguirà pedissequamente le idee di Carlo Ancelotti. Vita nuova per tanti uomini che non facevano parte degli 11 base dell’era Sarri. C’è l’opportunità per tutti da Rog ad Ounas, da Maksimovic a Diawara ma soprattutto tutti dovranno sapersi adattare alle situazioni di gioco magari cambiando ruolo. Ecco Hamsik regista, Allan terzino per una notte, Verdi o Insigne falso nueve. L’era del trasformismo ancelottiano è iniziata.

Dopo aver raccolto tantissimi complimenti ed applausi negli scorsi anni, inizia con Ancelotti una nuova era per il Napoli, che tutti si augurano sia vincente, sempre sotto il segno e la buona stella di DimaroFolgarida come da otto anni a questa parte. Il Trentino e la Val di Sole si augurano di essere ancora palcoscenico di un’invasione azzurra il prossimo anno magari con una scia tricolore al seguito o un trofeo con cui scattarsi una foto all’ombra delle Dolomiti.

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