I segnali per crederci ancora

In quattro minuti cambiano le sorti del Napoli. Da meno 7 di nuovo a meno 4. Tutto sempre difficile ma una vittoria che vale una iniezione di adrenalina per queste ultime sette gare da vivere con il cuore in gola come oggi.

Un Sorrentino stratosferico e un rigore sbagliato, una traversa, insieme ad uno svarione macroscopico di Koulibaly e Tonelli, stava segnando in maniera definitiva la stagione azzurra. C’è voluta l’invenzione di un giocatore che non ti aspetti, Amadou Diawara per ridare al campionato del Napoli una speranza. Il primo gol in serie A per il numero 42 azzurro arrivato nel momento più basso di questa stagione per risollevare il morale del gruppo azzurro. Un colpa di frusta a giro che insaccandosi ha fatto esplodere il San Paolo e ridato una nuova vita ad un gruppo che era apparso sornione e senza nervo sia oggi per 80’ che nelle gare precedenti. E insieme a Diawara, a dare il la’ alla rimonta azzurra ci ha pensato Arek Milik con il suo secondo gol stagionale, primo dopo l’infortunio. L’ennesimo segnale che dalla panchina azzurra possono arrivare le energie mentali per affrontare nel migliore dei modi questo finale di stagione.

Una vittoria così lancia un segnale forte. Il gruppo azzurro deve sentirsi sempre più forte di fronte agli episodi contrari e ai momenti negativi che possono sempre capitare nell’arco di una stagione e ancora di più all’interno di una singola gara. Il gol di Diawara potrebbe far risvegliare gli azzurri dalla “ipocondria” che li aveva attanagliati dopo il sorpasso Juve di alcune settimane fa. Dal gol di Dybala in Lazio-Juventus al 93’, che per molti era stato la mazzata psicologica che ha portato al crollo del Napoli, al gol di Diawara di oggi, la sterzata potrebbe essere contraria e riconsegnare agli azzurri quella fiducia che sembrava ormai persa. Tutti devono crederci fino in fondo, accettando anche qualche fischio se c’è ne bisogno. Questo è un messaggio per Lorenzo Insigne che ha battibeccato con il pubblico, prima dei due gol della rimonta e che ha subito così tanto la pressione da non andare neanche a festeggiare sotto la curva a fine gara. Sarebbe il caso di maturare sotto questo aspetto ed accettare anche qualche critica che può essere costruttiva. Dai primi fischi al suo indirizzo, sono nati poi il suo ottimo assist a Milik e altre giocate che poi hanno portato al tour de force con la rimonta al 93’. A volte, come per i figli, qualche rimprovero aiuta a crescere.

Che l’urlo di Diawara sia il ruggito del leone ferito ma non ancora ammazzato. Un segnale alla vecchia signora. Il Napoli è ancora vivo e lotterà fino alla fine con tutte le sue forze, anche quelle della sua panchina, che sempre di più dovrà essere determinante per conquistare le vittorie nelle ultime sette gare.

Articolo precedenteMaran: “Eravamo vicini alla vittoria. Ho fiducia nella squadra, bisogna portare a casa la salvezza”
Articolo successivoDiawara: “Emozione inspiegabile. Panchina? La domanda va fatta al mister”