EDITORIALE – Le vittorie di spogliatoio

Dietro i successi e gli insuccessi di una squadra ci sono mille e più cause. Il calcio non è un mero gioco di squadra, è un gioco di società perché se i conti sono in ordine, il club è sereno, l’allenatore è bravo il resto viene da sé. Questo Napoli può contare, nonostante gli altrettanti difetti quali la mancanza di strutture e un settore giovanile da migliorare, di una programmazione sana, oculata.
Quando fu scelto Sarri per il post Benitez ci furono non pochi dubbi sulla bravura e capacità di un allenatore che non aveva mai allenato una squadra da obiettivi importanti. Tanta gavetta, tanto lavoro sul campo, ma anche diversi esoneri e avventure finite male. Un salto di qualità notevole che avrebbe unito o diviso la piazza.

Al di là degli evidenti risultati strabilianti, pur non vincendo ancora nulla, quest’uomo nato a Bagnoli quasi per caso è riuscito in qualcosa che va oltre la normale gestione di un gruppo. Lavorare sulla testa oltre le gambe era la sua missione dopo una stagione finita al quinto posto e con alcuni giocatori scontenti per il rendimento. Assolutamente un compito non facile per lui che di campioni del calibro di Reina, Higuaìn, Callejon o Mertens non ne aveva mai visti così da vicino, figurarsi diventare il loro mister.
Eppure, con il tempo e l’intelligenza, è riuscito a dar loro una mentalità insperata, da vincente, come se prima del Napoli avesse allenato il Real Madrid e non l’Empoli.
L’unica squadra che ha davvero come forza l’unione e la coesione del collettivo è il Napoli, questo però grazie ad un training spasmodico sulla tecnica, tattica, crescita caratteriale. Merito dell’uomo con la tuta. Meriterebbe sicuramente un lauto compenso solo per questo miracolo sportivo, oggi che tutti vogliono fare le prime donne a causa (anche) dei media abili a pompare pure il calciatore più normale.

Ci sarà quel famoso incontro tra il suo procuratore e De Laurentiis, con ogni probabilità a marzo, quando le prime sirene si faranno più insistenti. Se il presidente riuscirà a strappargli un rinnovo senza clausola, sarà l’acquisto principe della nuova stagione, perché la permanenza è legata anche alle ambizioni di questo club. Ambizioni che Sarri ormai non nasconde più e a 60 anni vuole toccare con mano, una seconda vita dopo un iter lungo e tortuoso.
La città sogna come sognava trent’anni fa, in campo però non c’è Diego, c’è la squadra che insieme vuole emulare le gesta di quel calciatore fantastico. In panchina, però, c’è un top player che ha la stessa voglia di regalare lo scudetto ai tifosi come l’argentino all’epoca.

Umiltà, sacrificio, concentrazione: il Napoli operaio di Sarri che ha costruito da solo un’opera bellissima.

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